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E il Covid19 salvò Alitalia

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di BARBARA MESSINA

Lo Stato impegnato in prima linea nell’emergenza Covid19,  “salva Alitalia” inserendola nel maxi decreto “Cura Italia”.

Come anticipato già qualche giorno fa da autorevoli quotidiani finanziari, l’emergenza sanitaria che sta “paralizzando” il Paese ormai da giorni, ha spinto il Governo Conte ad “alzare bandiera bianca”  recedendo dall’obiettivo di vendere Alitalia, e a prenderne nuovamente il controllo dell’ex Compagnia di bandiera.  Alle condizioni attuali, infatti, la possibilità di trovare un compratore interessato a rilevare tutta o in parte la compagnia aerea è praticamente nulla.

Ecco dunque la svolta, il Governo da il via libera alla  costituzione di una newco Alitalia a controllo statale e la inserendo la disposizione nel Decreto per fronteggiare l’emergenza da Coronavirus.

“In considerazione della situazione determinata sulle attività di Alitalia – Società Aerea Italiana S.p.A. e di Alitalia Cityliner S.p.A. entrambe in amministrazione straordinaria – dall’epidemia da Covid-19 – si legge nel decreto pubblicato nella notte fra martedì e mercoledì -, è autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle Finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta”.

“Ai fini della costituzione della società di cui al comma 3, con uno o più Decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, di natura non regolamentare e sottoposti alla registrazione della Corte dei Conti, che rappresentano l’atto costitutivo della nuova società, sono definiti l’oggetto sociale, lo Statuto e il capitale sociale iniziale e sono nominati gli organi sociali in deroga alle rilevanti disposizioni vigenti in materia, nonché è definito ogni altro elemento necessario per la costituzione e il funzionamento della società”.

Come si legge nell’articolo dedicato interamente ad Alitalia, lo Stato interverrà dunque direttamente attraverso il Ministero dell’Economia e Finanze che è autorizzato a partecipare al capitale – “Il Commissario Straordinario delle società di cui al comma 3  è autorizzato a porre in essere ogni atto necessario o conseguente nelle more dell’espletamento della procedura di cessione dei complessi aziendali delle due società in amministrazione straordinaria e fino all’effettivo trasferimento dei medesimi complessi aziendali all’aggiudicatario della procedura di cessione ai fini di quanto necessario per l’attuazione della presente norma. Ai fini del presente comma, il Ministero dell’Economia e delle Finanze è autorizzato a partecipare al capitale sociale o a rafforzare la dotazione patrimoniale della nuova società, anche in più fasi e anche per successivi aumenti di capitale o della dotazione patrimoniale, anche tramite società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta”.

In una situazione in cui la Iata (organizzazione mondiale delle compagnie aeree) prevede perdite fino a 110 miliardi di dollari, con sospensioni di voli ovunque, in cui titolo Boeing  perde oltre il 20% a Wall Street, Airbus chiude le linee di montaggio in Francia e Spagna per provvedere alla sanificazione, il Governo italiano, preso atto che nessuno si proporrà per comprare Alitalia rompe gli indugi e procede con il progetto di intervento diretto. La vendita della compagnia, da sempre problematica per lo stato dei conti e per gli infiniti paletti politici, è ufficialmente fallita e la ex compagnia di bandiera tornerà pubblica.

Il consiglio dei ministri, ha così deciso di inserire tra le misure straordinarie per il Covid-19 non solo la previsione di generiche “compensazioni per i danni subiti”, ma la costituzione di una società in tutto o in parte pubblica destinata ad assorbire Alitalia – SAI e Alitalia Cityliner. Secondo il decreto dunque, l’azionista di maggioranza  della futura compagnia sarà il Ministero dell’Economia e Finanze “anche tramite società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta” come Ferrovie dello Stato, da sempre indicato come il Partner ideale insieme al vettore internazionale mai individuato.

Si chiude così il Commissariamento avviato nel 2017, si chiude, fra mille dubbi e senza un vero piano industriale l’eterno fascicolo Alitalia, si chiude tornando al vecchio… con la nazionalizzazione.

Sarà dunque alla nuova società completamente pubblica, che il commissario straordinario Leogrande cederà i complessi aziendali di Alitalia e Cityliner. Quale sia il progetto (se esiste) del governo è ancora un’incognita, al momento quel che pare certo è che la scelta sia orientata alla difesa dell’occupazione e alla salvaguardia delle rotte interne. Al momento infatti non è chiaro come Alitalia si posizionerà sul mercato se permarrà un vettore globale o se prediligerà le rotte regionali e quali saranno le scelte su flotte e rotte, quali saranno le rotte servite in alleanza, quali saranno le conseguenze di tale scelta in termini di accesso alle destinazioni non servite direttamente, e infine quali saranno le capacità di produzione interna dei servizi. Senza sciogliere questi nodi la situazione di Alitalia continuerà a permanere difficile, costringendo, in futuro, lo Stato a intervenire nuovamente.

Secondo la Iata, l’impatto del coronavirus sul trasporto aereo potrebbe arrivare a essere pari a quanto già vissuto con la crisi finanziaria del 2008, si prevede un anno disastroso, dunque, che spazzerà via i buoni risultati del 2019, che avevano riportato molte compagnie aeree, dopo anni di sofferenza, ai livelli pre-crisi.

Se per tutti noi lo scenario è quello del lockdown, per l’industria del trasporto aereo la prospettiva è quella del meltdown. Il fermo dei voli si prevede sarà presto insostenibile per molte compagnie aeree, con la probabile scomparsa delle più deboli e la sopravvivenza di quelle con maggior sostegno pubblico, come per quelle cinesi o degli Emirati Arabi. La diminuzione dei passeggeri impatterà, sugli aeroporti, i cui ricavi sono sempre più legati alle attività non-air, dai parcheggi ai negozi. Aeroporti, che a loro volta, avranno difficoltà a sostenere economicamente le rotte delle low cost, accelerando così la contrazione dei passeggeri. Secondo le previsioni più cupe sarà l’intero settore aeronautico ad andare in sofferenza con un severo impatto sui costruttori Boeing e Airbus, ma anche sulle loro catene di fornitura globali, dai motori inglesi di Rolls-Royce alle aerostrutture italiane di Leonardo.

In questo quadro complicato dalla diffusione del Covid-19, la situazione di Alitalia rischia di essere oltremodo difficile. La compagnia, che non presenta un bilancio da tre anni, ha si recuperato efficienza operativa ma continua a perdere alcune centinaia di milioni, senza che il governo abbia ben chiaro un piano industriale per il rilancio né tanto meno quanto costerà lo stesso.

La nazionalizzazione sembra dunque il modo migliore per aggirare i vincoli europei – magari attraverso un “contratto di servizio” come quello delle Ferrovie, capace di assicurare entrate certe – senza garantire, di per sé, il successo del nuovo vettore. L’inserimento del salvataggio Alitalia, con una soluzione (per la verità) già paventata da tempo, nel decreto coronavirus, senza un piano industriale, sembra ai più un modo “furbesco” per  mascherare il vero nodo da sciogliere. Dubbio che si palesa in modo chiaro nella lettura delle norme riguardanti Alitalia che se all’articolo 79 sono chiare nello stanziare per l’ex Compagnia di bandiera 500 milioni di euro, nella relazione illustrativa diventano molto vaghe limitandosi solo a chiarirne il testo, senza spiegare il senso strategico dell’intervento. In sintesi non si comprende se l’iniezione di capitali freschi serva a coprire le perdite previste per il Covid-19  o se servano per la trasformazione della compagnia in una società pubblica?

Come è facile prevedere il fascicolo Alitalia è ben lontano dall’essere risolto, anzi, la situazione sarà prevedibilmente ancora sulla scrivania del Presidente del consiglio alla fine dell’emergenza Covid19, come del resto lo è stata negli ultimi venti anni.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo