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Innalzamento dei prezzi dei generi alimentari: il grido d’allarme di cittadini e associazioni

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di BARBARA MESSINA

Sono sempre di più le Associazioni di Consumatori che chiedono a Governo, Regioni e Comuni di vigilare, sull’andamento dei prezzi al consumo che sembrano essere aumentati senza un motivo apparente. In effetti le difficoltà affrontate da tutti noi sono molte, c’è chi si è visto dimezzare il reddito, chi lo ha perso del tutto a causa del COVID-19, o chi ancora, pur mantenendo il proprio stipendio, è obbligato a rimanere sul territorio di un piccolo comune, dove spesso manca un supermercato, con la conseguenza di un incremento notevole del costo per la spesa alimentare.

Incremento che comincia a coinvolgere anche le città medie e piccole, dove spesso gli ipermercati sono in periferia e in alcuni casi situati anche sul territorio di comuni limitrofi, costringendo chi abita nelle zone più centrali a fare la spesa in piccole botteghe o in determinate catene di supermercati che negli anni si sono sapute meglio integrate nel tessuto economico della città senza per questo essere le più economiche. Secondo alcune proiezioni, se una famiglia con un figlio piccolo spendeva, prima dell’emergenza COVID-19, circa 60 euro per pannolini e omogeneizzati, ora la stessa famiglia  ne spende con molta facilità 90, ossia 30 euro di rincari nel giro di poche settimane. La cosa più “tragica”, almeno da quanto si è già potuto verificare, è che gli innalzamenti dei prezzi sembrano essere praticati non solo dai commercianti al dettaglio, ma anche da parte dei grossisti. E’ di queste ore la segnalazione dell’associazione dei panificatori toscani che registra una crescita del prezzo all’ingrosso della farina, a causa del Covid-19, di una percentuale che va dal 5 al 10% sul totale delle fatture già emesse nel mese di 2 aprile. È questa infatti  la novità resa nota dalla Confcommercio di Pisa dopo la segnalazione di alcuni panificatori della provincia che dall’oggi al domani si sono visti comunicare una modifica unilaterale del contratto di fornitura da parte di uno dei maggiori produttori di farina della regione e d’Europa, aumento giustificato come un  contributo per gli aumentati costi di produzione e trasporto. Diverse sono le segnalazioni sul territorio italiano che riguardano tutti i settori merceologici ancora attivi. Se all’inizio i rincari si sono riferiti ai beni divenuti da subito introvabili come mascherine e gel igienizzanti ora le segnalazioni si moltiplicano e si rincorrono, lasciando i cittadini, se si può, ancor di più “traumatizzati” e spaesati da una situazione in cui il cittadino/consumatore si sente costretto senza possibilità, almeno nell’immediato, di uscirne. Ed è così che si parla sempre più di rincari fuori dalla portata, un esempio fra tanti è l’aumento del 300% sulle mascherine di tipo FFP2, che ha di fatto letteralmente schizzare il prezzo  di una mascherina chirurgica dai 0.40 centesimi, prima della pandemia, agli attuali 3 euro. Aumento che ha riguardato anche i gel igienizzanti passati da un costo di circa 0.90 centesimi ( per bottiglietta da 80 ml) ai prezzi limite di  6.50 euro richiesto in alcune farmacie e parafarmacie italiane. Dai Supermercati ai negozi al dettaglio, sono in costante aumento, le segnalazioni di rincari ingiustificati da parte di cittadini che lamentano un carrello sempre più vuoto. Gli aumenti riguardano le merci più disparate, dalla pancetta ai guanti usa e getta, dalle arance alla carne, fino ai detersivi e ai prodotti per bambini. In queste ultime ore si sono moltiplicate le segnalazioni da parte di cittadini che alla cassa dei market si sono trovati di fronte a brutte sorprese. Un aumento dei prezzi in diverse categorie merceologiche, che se in parte può essere giustificato dall’aumento dei costi dei trasporti, nella quasi totalità dei casi sembrano frutto di un’azione speculativa. Sia chiaro, con questo articolo non si vuole certo puntare il dito contro la stragrande maggioranza dei commercianti che onestamente cercano di fornire un servizio, né tantomeno si sta insinuando che abbiano provato a fare i furbi sullo scontrino, approfittando del fatto che gli italiani, costretti a cambiare abitudini,  riempiono di più il loro carrello della spesa. Quello che si sta provando a fare è cercare di dare una voce, una risposta, ai tanti dubbi che affliggono chi, come la come la sottoscritta, si è trovato a fare i conti con aumenti di  prezzi, in alcuni casi davvero,  abnormi. Diverse sono le segnalazioni che si possono reperire sui siti delle varie associazioni di consumatori che da nord a sud cercano di “mappare”  e segnalare le speculazioni. Fra le tante c’è chi segnala l’aumento della pancetta a cubetti, le cui confezioni da 200 gr sono passate, dagli abituali 0,99 cents a euro 1.49; chi si lamenta dell’aumento del costo delle  braciole di maiale passate da 8,90 al kg a  19.90 euro. Altri, ancora, segnalano di aver pagato un pacco di guanti usa e getta sette euro, mentre il costo dei disinfettanti è quintuplicato, si è passati da due a dieci euro. Aumenti ancor più marcati, che vanno dal 20/30%, sono segnalati  sul prezzo del pesce, dove i rincari, secondo i distributori, dipenderebbero  dal fermo di molte marinerie e del fatto che, mancando il grande mercato di destinazione dei ristoranti, diminuendo la quantità della merce venduta  il rischio è che il prezzo invece di scendere aumenti. “Noi non vogliamo accusare nessuno” spiegano le associazioni di consumatori certo è  che “i messaggi che arrivano sono sempre di più, e ci raccantano di persone sempre più arrabbiate, perché si trovano di fronte ad aumenti sempre più sconsiderati, che meriterebbero di essere attenzionati”. Il Codacons, mediante le proprie strutture dislocate sul territorio nazionale sottolinea come ci siano dei casi di speculazione, all’ interno di un quadro generale di regolarità. Secondo Conte, Presidente Regionale del Codacons Veneto:“l’ Istat ha rilevato un  aumento dei prezzi che si concentra soprattutto nel settore dei generi alimentari, dove i prodotti da carrello a marzo è cresciuto del’ 1,2% rispetto allo 0,3 di febbraio. I reclami ricevuti riguardano rincari ingiustificati per mascherine e prodotti igienizzanti. Sul piano alimentare, soprattutto per pasta e farina, con impennate da 30 a 90 centesimi, quando, addirittura, non è esaurita”. Secondo lo stesso dirigente il Codacons sta attenzionando in tutta Italia l’andamento dei prezzi per poi procedere alla segnalazione delle situazioni dubbie “alle diverse procure competenti per territorio perché valutino i presupposti dell’aggiotaggio e di manovre speculative sulle merci”. La collaborazione dei consumatori, ricorda il dirigente, “è essenziale, ed è proprio per premiare la maggioranza dei comportamenti corretti, che saremo intransigenti su chi tenta di sfruttare la situazione”. Secondo uno studio intrapreso dalla Cisl di Padova, “l’impennata delle vendite e il successivo aumento dei prezzi dei generi alimentari – si è verificata (in Veneto come in buona parte d’Italia) immediatamente dopo le prime restrizioni sugli spostamenti, quando molti cittadini si sono precipitati nei supermercati, con una ingiustificata corsa all’accaparramento. Ora i consumatori sono tenuti a fare la spesa nel negozio più vicino e hanno meno possibilità di scelta, sia come punto vendita che come prodotti sullo scaffale. Non a caso la percentuale di prodotti in offerta è drasticamente diminuita”. E’ proprio in situazioni difficili come quella che stiamo affrontando che l’attenzione deve essere massima. L’incertezza generale aumentata dal rapido susseguirsi di ordinanze regionali e comunali, relative ad esempio agli orari di apertura dei negozi e alla possibilità di vendere alcuni prodotti, aggiunte  alle misure restrittive stabilite dai diversi decreti del governo, hanno reso il consumatore debole e spaventato”. Secondo il responsabile della Fisascat Cisl di Padova e Rovigo, Marco Bodon “l’aumento dei prezzi, avvenuto nonostante la grande distribuzione organizzata si fosse impegnata ad arginare le speculazioni sui prodotti di prima necessità, è dovuto proprio a questa corsa all’accaparramento che ha di fatti annullato gli effetti dell’annunciato blocco del prezzo su centinaia di prodotti per un paio di mesi, vanificando gli sforzi fin qui effettuati per superare il momento economico difficile”. Prosegue Bodon “ci segnalano in particolare l’impennata dei prezzi di farine e miscele, oltre che dell’alcol e dei prodotti per l’igiene personale e dei detersivi per uso domestico”. Come già annunciato dalla stragrande maggioranza delle sigle di tutela consumatori anche l’Adiconsum sta vigilando sul aumento ingiustificato dei prezzi, nell’interesse di tutti i consumatori ma soprattutto delle fasce più deboli della società, come gli anziani e i disabili. In particolare l’attenzione si pone su alcuni prodotti come frutta e verdura che stanno subendo variazioni importanti ogni giorno, ad esempio le arance, passate dai circa 2 euro a 3,50. A tutto ciò, in questa Pasqua diversa, dove tutti siamo costretti in casa, a beffa sembra potersi aggiungere beffa, infatti, se l’allarme lanciato Federconsumatori sarà confermato, i prezzi delle colombe e uova di cioccolata potrebbero subire  rincari fino al 168%. E’ per questo che Federconsumatori ha chiesto al Governo un’attività di contrasto alle speculazioni visto “le difficoltà in cui i cittadini italiani dovranno affrontare la Pasqua di quest’anno, in piena emergenza coronavirus“. I rincari maggiori in questo periodo di Pasqua li avranno proprio le colombe e le uova di cioccolata. Secondo quanto precisato da Federconsumatori, nei negozi e nei supermercati l’aumento medio è stimato a circa lo 0,6%. Le colombe, in particolare, dovrebbero arrivare a costare il 4% in più dello scorso anno mentre gli stampi per uova di cioccolata fatte in casa (quest’anno molto richiesti) circa il 12%.  Federconsumatori chiede, inoltre, di fare attenzione alle vendite online. La colomba al supermercato ha un prezzo medio di 9,69 euro mentre su internet si può trovare tra i 19,90 e i 29,99 euro. Rincari maggiori, invece, per l’uovo di Pasqua che possono variare tra il 37% e il 168%. “Gli aumenti descritti – ha riferito Federconsumatori –  appaiono inaccettabili. Non solo le famiglie si troveranno ad affrontare una Pasqua sottotono e, spesso, piena di angoscia e sofferenza, ma dovranno fare i conti anche con le ripercussioni economiche che questa emergenza sta determinando, che rendono ancora più gravi i rincari dei prodotti alimentari. Segnaleremo queste pratiche alle Autorità e alle Forze dell’Ordine competenti, inoltre chiederemo alle piattaforme di vendita online di prestare attenzione a questi fenomeni ed assumere un ruolo attivo nella lotta alle speculazioni in questo momento delicato“. Massima attenzione, quindi, ai prezzi per cercare di salvaguardare il portafoglio degli italiani in questo momento difficile non solo per la salute ma anche per l’economia. A tutti noi invece un augurio di una serena Pasqua e chissà, se nell’uovo avremo la sorpresa di un Italia più “sana” magari prossima ad un allentamento del lookdown.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo