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Editoriale

LAPIDAZIONE MEDIATICA

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Credit foto https://www.varesenews.it/lettera/lapidazione/

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

Donne uccise a sassate. Lapidate. Per aver violato una immorale legge morale.

Succede ancora in diversi Paesi. Una morte atroce e assurda.

Ogni volta che leggiamo di una morte per lapidazione, siamo inorriditi. Perché nulla è più lontano dal senso di umanità, dalla civiltà.

Perché noi siamo civili. Le donne non le lapidiamo. Non con i sassi almeno.

Nella nostra “civiltà” esiste una diversa forma di lapidazione. Fisicamente incruenta. Psicologicamente devastante però.

Una lapidazione fatta di articoli di stampa. Condivisioni e commenti sui social.

Vittime recenti sono Carol Maltesi e Sabrina Quaresima.

Carol Maltesi era una giovane donna. Una madre. Uccisa dall’odio di un uomo che voleva possederla.

Una vicenda terribile. Che andava trattata con la massima sensibilità. Invece no. Molti giornalisti hanno voluto sottolineare che Carol aveva un passato da attrice hard. Un particolare che non ha nessun collegamento con la sua morte. Solo un modo per giudicarla. Per alimentare la pornografia del dolore.

Sabrina Quaresima è una dirigente scolastica di Roma. Che avrebbe avuto una relazione con un suo studente maggiorenne. Il condizionale è d’obbligo.

Nulla è stato ancora accertato. Comunque, il ragazzo è maggiorenne.  Una vicenda che può avere aspetti amministrativi e disciplinari ma non altro.

Invece Sabrina Quaresima è stata esposta con foto e dati personali. Giudicata e umiliata senza prove e senza colpa.

Non sono poi casi isolati. Donne continuamente linciate sui social.

Rimane forte la convinzione che le donne debbano seguire un codice “morale” ed essere punite ad ogni violazione.  

Una convinzione barbara figlia di tempi bui che non riusciamo a superare.

I rapporti in una società civile sono regolati esclusivamente dalla Legge. Un comportamento che non viola la Legge deve rimanere nella sfera privata.

Un principio elementare che facciamo fatica ad applicare.

Che, cosa più grave, molti giornalisti non applicano.

Il web è diventato il Colosseo dei nostri tempi. L’istinto perverso del godere delle sofferenze altrui ha trovato nell’apparente anonimato dei social il massimo sfogo.

Dare oggi una notizia nel modo sbagliato significa fornire una pietra con cui colpire una persona.

L’etica dell’informazione non è aspetto secondario, anzi può salvare una persona.

Non abbiamo davanti una tastiera, non condividiamo semplicemente delle notizie. Non sono semplici commenti.

Abbiamo delle vite nelle nostre mani.

A prescindere dalle convinzioni religiose, rimane attuale nell’epoca social il monito di Gesù. Qui sine peccato est vestrum primus lapidem mittat.

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