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Celano (CS): gli Stati Uniti impongono il segreto militare sul Covid-19

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Redazionale

“Il 9 Aprile 2020, W. M. Arkin, un giornalista del Newsweek, ha denunciato che 150 basi militari in 41 stati sono state colpite dal coronavirus. Il Pentagono, lo scorso martedì, avrebbe anche confermato che le forze armate, presenti sul territorio USA, avevano superato i 3.000 casi di infetti, più che raddoppiato il numero di persone risultate positive al coronavirus in meno di una settimana”, commenta Maddalena Celano, responsabile esteri di Convergenza Socialista. “La continua diffusione del coronavirus, in tutti i settori militari, sia negli Stati Uniti che nelle basi estere, ha interrotto il reclutamento e l’addestramento di base e portato a un arresto virtuale dell’attività, su larga scala. Ha anche portato a galla il segreto draconiano, giustificato come necessario per preservare la sicurezza operativa. Ma quella politica di segretezza sta ora ottenendo una forte avversione, sia da parte delle comunità attorno alle basi militari che da parte dei legislatori.”

“Gli ultimi dati del Dipartimento della Difesa mostrano che 2.120 uomini e donne in uniforme sono risultati positivi al virus COVID-19. Il servizio più colpito è la Marina degli Stati Uniti, seguita dall’esercito, dall’aeronautica e infine dal Corpo dei Marines. I civili che lavorano per il Dipartimento di Stato costituiscono il secondo più grande gruppo complessivo di infetti, dopo quelli in uniforme, seguiti da dipendenti militari, e quindi anche da appaltatori privati che lavorano in strutture militari. Alcuni dei più colpiti sono i complessi della base navale di San Diego, Norfolk, Virginia; e Jacksonville, in Florida; le basi aeree di San Antonio, Texas; e le basi navali dello stato di Washington. Un gran numero di casi viene dalla base aerea di Andrews nel Maryland e nell’area di Washington, DC. Strutture di formazione in cui le reclute ricevono la loro formazione di base a San Antonio e San Diego.”

“Tre settimane fa, il segretario alla Difesa, Mark T. Esper, ha riferito all’Agenzia Reuters che i militari avrebbero smesso di fornire dati sulle infezioni da coronavirus nei suoi ranghi. ‘Quello che vogliamo fare è fornire dati “aggregatiMa non disaggregheremo i numeri perché potrebbero rivelare informazioni […]’, ha affermato. L’affermazione del segretario è stata seguita dalla Guida Ufficiale ai Rapporti, pubblicata il 31 marzo 2020, in cui Esper ha promesso che l’esercito avrebbe fatto del suo meglio ‘per bilanciare la trasparenza in questa crisi con la sicurezza operativa’.

“Ciò che è accaduto è che il flusso di informazioni verso il pubblico si è interrotto”, conclude Celano. “Nessuno desidera divulgare nuovi dati, rischiando la possibilità di scontrarsi con Washington. Perciò le informazioni sui nuovi casi di coronavirus nelle basi militari USA sono cessate. Il Pentagono ha iniziato a pubblicare una tabulazione quotidiana dei numeri totali di infetti, ma quasi tutti gli altri casi, al di fuori della leadership di Washington, compresi i vari funzionari locali sparsi per il mondo, si sono trovati al buio. Perciò sarebbe legittimo chiedersi quanto influenzi, sulla nostra salute, la presenza di varie basi militari USA.”

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo