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Crisi greco-turca: La pericolosa follia dell’Unione Europea

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di FABRIZIO RESTA

Sull’ isola di Lesbo ci sono circa 40.000 persone per 5000 posti per l’accoglienza, bloccati da mesi o addirittura da anni in attesa che la loro richiesta di asilo sia valutata.

Si parla tanto di questa crisi ma forse non nei termini giusti, non certo per risolvere il problema ma piuttosto di trovare una scusa plausibile per lavarsene le mani. C’è chi parla di chiudere le frontiere ma facendolo non si risolve certamente la crisi dei rifugiati. Per affrontare seriamente il problema bisognerebbe cominciare a parlare della vera crisi: la guerra in Siria. Li ci sono ancora 1 milione di persone senza un tetto perché hanno bombardato praticamente ovunque, persino le scuole.  Ci sono persone, famiglie, bambini che si trovano in mezzo allo scontro tra governo siriano e ribelli, sostenuti dalla Turchia. Quando non muoiono sotto le bombe muoiono per il freddo o per la fame. Davanti a questa tragedia umana che ha molti padri, primo tra tutti Donald Trump, l’unica via di fuga è la Turchia, per poi approdare in Europa, passando per Lesbo. A Lesbo la situazione non è più gestibile. Sopportando le botte della guardia costiera greca e gli attentati alle ong che aiutano i migranti, quest’ultimi devono cercare di arrivare al porto per poi andarsene ma la polizia greca ha più volte dimostrato che la loro unica preoccupazione è rispedirli a casa. Lesbo era diventata il simbolo dell’accoglienza durante il 2015, quando sono passati da qui un milione di profughi siriani ora è solo una prigione. La repressione della polizia greca continua ad essere violentissima. Gli agenti hanno infatti aperto il fuoco contro alcuni migranti che cercavano di attraversare il confine con la Turchia nei pressi del valico di Pazarkule.

Sentir parlare i greci è come sentir parlare alcuni italiani fino a poco tempo fa: “Non vogliamo che il nostro paese si islamizzi, noi siamo greci”, “loro possono fare quello che vogliono a noi greci ci condannano per ogni cosa” o ancora “le ong fanno profitti sui migranti”. No non sono fascisti che parlano ma gente normale, albergatori, imprenditori; anche se per loro ora Alba Dorata è diventato il simbolo della tutela del paese. A dar loro man forte alcuni militanti tedeschi e austriaci di Generazione identitaria.  Giorni fa gruppi di uomini vestiti di nero prendono a sassate gli operatori umanitari e i giornalisti, distruggono le loro macchine prese a noleggio che riconoscono dalla targa, aggrediscono i profughi che si muovono ormai solo in gruppo.

Molte persone di Sinistra sono concentrate a criticare i fascisti di turno. Alba dorata è diventata la facciata il nostro comodo capro espiatorio su cui concentrare le nostre accuse e che al tempo stesso ci fa sentire in pace con noi stessi, autoassolvendoci dalle nostre responsabilità. La verità è un’altra: Alba Dorata sarà sicuramente quello che è ma alla luce dei fatti che stanno accadendo, il colpevole è l’Unione Europea. La crudeltà greca, promossa dal premier di centro-destra Kyriakos Mitsotakis, è stata applaudita dall’Unione Europea e dalla tedesca Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea. «Ringrazio la Grecia per essere il nostro scudo europeo», parole davvero imbarazzanti che ci saremmo aspettati da dittatori del terzo mondo non dalla rappresentante del colosso europeo, le cui carte costituzionali sono grondanti (a parole a questo punto) di diritti civili e principi egalitari. La Grecia non è colpevole. Atene che è la capitale di un piccolo paese, già devastato dai suoi problemi economici, non può e non deve gestire una crisi che appartiene a tutti noi. Protagonisti di questa drammatica sceneggiata l’Unione Europea e il presidente turco Recep Erdogan.  Nel 2016, Bruxelles si impegnò a sborsare a Erdogan, in un accordo molto controverso, 6 miliardi di euro entro il 2019 in cambio del blocco dei migranti e della costruzione di un sistema di accoglienza lungo la frontiera. Ora al Turco servono soldi per lo sforzo bellico e per ottenerli non deve sforzarsi più di tanto; basta diffondere la notizia che la polizia di frontiera turca non arresta chi prova a partire e si crea un’ondata di gente che bussa alle porte greche d’Europa, già alle prese con i profughi che c’erano già prima e che vivono in condizioni disumane già da anni. L’Unione Europea pur di non doverci avere a che fare è probabilmente pronta a calarsi le braghe e fare un nuovo concordato con Erdogan e dargli più soldi. Lo dimostra il fatto che il presidente turco ha ordinato in queste ore alla Guardia costiera di bloccare i migranti che tentano di raggiungere la Grecia attraversando il mar Egeo. Tra l’altro Erdogan si è recato lunedì 9 marzo a Bruxelles, incontro da cui l’Unione Europea ha confermato l’intenzione di arrivare ad un nuovo accordo.  Alla faccia dei tanto sbandierati valori europei di umanità e solidarietà ma soprattutto entrando indirettamente nel conflitto e de facto diventando alleato dei Turchi nella guerra d’aggressione in Siria, che nessuna risoluzione dell’ONU ha mai autorizzato. Lo ricordiamo, insieme ai Turchi, ci sono le milizie jihadiste incluse quelle di al-Qaeda, gli stessi miliziani che quando arrivano in Europa chiamiamo foreign fighters e terroristi. Con quei soldi, infatti, il presidente turco si finanzierà lo sforzo bellico (specie contro i curdi) che creerà ulteriori profughi (oltre a migliaia di morti, n.d.r.) che all’occasione ci rispedirà di nuovo contro in futuro.

Erdogan ne esce grande vittorioso, vendicandosi dell’Unione Europea che gli aveva negato il sostegno della NATO. Come se non bastasse questa situazione farà del sanguinario Erdogan un buono, colui che accoglie i profughi mentre la cattiva sarà l’Unione Europea, che calpesta i diritti umani stabiliti dalle convenzioni internazionali e che è disposta a pagare pur di non averceli sul groppone.  In più, grazie al dietrofront di Donald Trump (l’accordo firmato a fine agosto tra Turchia, Stati Uniti e curdi, che prevedeva la creazione di una «zona cuscinetto» al confine meridionale della Turchia, per dividere le forze turche da quelle curde. L’accordo era semplice: i curdi si sarebbero ritirati dagli avamposti di confine. In cambio, gli Stati Uniti avrebbero garantito la loro protezione con la diplomazia e con qualche centinaio di propri soldati al loro fianco) ha permesso ad Ankara di riprendere a bombardare le truppe e la popolazione curda, spostando nella zona cuscinetto migliaia di profughi siriani che negli ultimi anni si sono rifugiati in Turchia. Anche lì l’Unione Europea non ha deciso sanzioni, embarghi, niente. Si è semplicemente limitata a lasciar fare ai singoli stati.

Una cosa è certa: l’Unione Europea semplicemente non c’è. Qualunque furfante che comincia a fare la voce grossa, trova l’Europa, che pur dovrebbe essere una delle più grandi potenze mondiali, senza alcuna capacità politica di prendere posizione.  Al tempo stesso, questa ormai evidente incapacità politica da parte dell’Ue non fa altro che dirottare i voti degli europei stanchi verso i movimenti populisti tra cui anche Alba Dorata, l’altra vincitrice di questa crisi. Non si battono questi movimenti con i post su Facebook ma creando un’alternativa seria che riesca a risolvere i problemi della gente in modo credibile. Il resto è solo fuffa…ma noi continuiamo pure a farci belli parlando dei fascisti di Alba Dorata.


Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo