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Esteri

Fake News contro Cuba

La nostra TV di stato, la Mediaset e i vari social network hanno messo in onda, gli scorsi giorni, un video che mostra centinaia di persone radunate, nelle strade di Cuba, durante le manifestazioni contro la penuria e l’aumento dei prezzi che hanno avuto luogo l’11 luglio 2021, nell’isola caraibica. In realtà, quel video è stato registrato in Argentina, il 10 luglio 2021, quando la nazionale argentina ha vinto la Copa América 2021.

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Fake news, menzogne e “creduloneria” dei media nostrani

Convergenza Socialista denuncia la manipolazione mediatica per favorire un golpe a Cuba

Foto di @Doug88888 licenza CC BY-NC-SA 2.0

di Maddalena Celano

La nostra TV di stato, la Mediaset e i vari social network hanno messo in onda, gli scorsi giorni, un video che mostra centinaia di persone radunate, nelle strade di Cuba, durante le manifestazioni contro la penuria e l’aumento dei prezzi che hanno avuto luogo l’11 luglio 2021, nell’ isola caraibica. In realtà, quel video è stato registrato in Argentina, il 10 luglio 2021, quando la nazionale argentina ha vinto la Copa América 2021.

I fatti

L’11 luglio 2021, l’Associated Press ha riferito che migliaia di cubani sono scesi in piazza all’Avana, e in altre parti dell’isola, per protestare contro la carenza di cibo, i prezzi elevati del cibo e le interruzioni di corrente elettrica, durante la crisi sanitaria causata dal COVID-19. Nei social network, utenti e media hanno condiviso video e immagini delle manifestazioni, ma non tutte corrispondono esattamente agli eventi accaduti domenica. Una pubblicazione assicura che un video in cui si vedono centinaia di persone per le strade è stato registrato a Cuba l’11 luglio 2021. Afferma: “Cuba in questo momento. I cubani vogliono la Libertà #Cuba #CubaLibre”, recita il messaggio che accompagna le immagini in cui si vedono migliaia di persone raccolte in una piazza. Tuttavia, ad una verifica più attenta, il video risulta, al contrario, registrato in Argentina, perché a un certo punto del video appare l’Obelisco, un monumento storico situato nel centro della città di Buenos Aires. Inoltre, l’audio del video è attivato e si può sentire le persone cantare, suonare le pentole e suonare il clacson per festeggiare. Sebbene non sia stato possibile identificare l’autore del video, l’AP ha trovato altri video che mostrano le stesse immagini, ma da angolazioni diverse. Queste registrazioni sono state effettuate sabato 10 luglio 2021, dopo che l’Argentina ha vinto la Copa América 2021 battendo il Brasile 1- 0 nella finale giocata allo stadio Maracanã. Per quanto riguarda le proteste a Cuba, l’AP ha riferito che è la più numerosa degli ultimi decenni contro il governo cubano, ma l’ha descritta come una campagna promossa sui social media dai suoi detrattori fuori dall’isola. “Come se focolai di pandemia non fossero esistiti in tutto il mondo, la mafia cubano-americana, pagando molto bene sui social network influencer e youtuber, ha creato un’intera campagna…e ha indetto manifestazioni in tutto il Paese” ha detto il Presidente Cubano Diaz-Canel ai giornalisti a San Antonio de los Baños. Cuba sta attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi decenni, che si aggiunge alla recrudescenza del coronavirus e subisce le conseguenze delle sanzioni degli Stati Uniti che cercano di fare pressione su un cambiamento nel modello politico dell’isola. Questo articolo cerca di verificare gli ultimi accadimenti, descritti, soprattutto in Italia e negli USA, in maniera fuorviante e faziosa.  L’ Agenzia informativa The Associated Press, per combattere la disinformazione condivisa online, collabora con Facebook per identificare e ridurre la circolazione di notizie false che circolano su Facebook.

Qui troverete maggiori informazioni sul programma di verifica dei dati di Facebook: https://www.facebook.com/help/1952307158131536 Inoltre, è stata rivelata come una fake news un’altra foto che ha fatto il giro di tutti i media italiani. Foto descritta come la prova della violenza mortale della polizia cubana, contro un giovane ragazzo moro inerme. In realtà la foto è stata scattata su una costa della città egiziana di Alessandria e non sul lungomare de La Habana. È un’immagine, della cosiddetta “Primavera Araba”, avvenuta in quel Paese nel 2011, dove migliaia di persone, molte delle stesse che compaiono nella foto, sono state manipolate attraverso i social network. Come ha denunciato ieri, in conferenza stampa, il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez, non è la prima volta che le grandi aziende tecnologiche forniscono i loro avanzati e costosi servizi alle amministrazioni degli Stati Uniti, per sostenere le loro guerre mediatiche, volte a sovvertire l’ordine dei paesi a loro invisi e incitare all’odio in quelle nazioni che non sono di loro gradimento. Come non dimenticare la franca dichiarazione di Hillary Clinton, in un’intervista televisiva, sulla subordinazione di Twitter alle intenzioni del governo degli Stati Uniti, durante la cosiddetta Green Wave del 2009 in Iran. In quell’occasione, l’allora Segretaria del Dipartimento di Stato USA è apparsa sullo schermo vantandosi di come i suoi giovani subordinati, al Dipartimento di Stato, abbiano costretto Twitter a continuare il suo lavoro, nonostante la manutenzione programmata. Esattamente come accaduto domenica scorsa, a Cuba, la maggior parte degli attivisti che avrebbero denunciato i brogli delle elezioni iraniane, le manifestazioni e la repressione in quel Paese mediorientale, non erano in Iran, come volevano far credere, ma in territorio nordamericano. Sotto il profilo tecnologico, il modus operandi di queste aziende continua ad essere la stesso utilizzato, oltre che in Iran, nella cosiddetta “Primavera Araba”. Per scatenare la campagna di menzogne, vengono utilizzati programmi informatici noti come “bot” (aferesi di robot) che svolgono automaticamente compiti ripetitivi, via internet, attraverso una catena di comandi e l’inserimento di “parole chiave”. Migliaia di account, con false identità, ripetono più e più volte, come una cascata inarrestabile di messaggi, le bugie programmate che finiranno per creare un riflesso condizionato negli ingenui destinatari. Nel caso di Cuba, attraverso l’utilizzo degli hashtag #SOSCuba e #SOSMatanzas, dei “bot” utilizzati da una società della Florida, oltre a richiedere un “intervento umanitario” (ovvero: un’occupazione armata da parte degli USA), hanno cercato di seminare l’opinione che vi fosse caos sanitario e politico sull’isola, che avrebbe portato alla fine della Rivoluzione. I falsi resoconti, dai server negli Stati Uniti, replicavano il copione che da anni viene ripetuto dalla macchina del terrorismo mediatico che compone le pagine Internet e gli influencer di Miami, invocando il disordine pubblico attraverso l’uso della violenza e persino l’omicidio di leader politici.

Ma come sottolinea l’esperto in materia, Jaron Lanier, nel suo libro “Dieci motivi per eliminare immediatamente i tuoi social media”: “Tutte le aziende tecnologiche combattono gli account falsi, ma ne beneficiano anche. Anche se chi lavora su Twitter potrebbe preferire, per ragioni emotive o ragioni etiche, che la propria piattaforma sia priva di bot, i bot amplificano anche l’attività e l’intensità del servizio. Si scopre così che le attività false e massicce, nei social network, influenzano le persone reali. Creano indirettamente una vera realtà sociale, il che significa che consentono di far guadagnare soldi.” Secondo lo stesso autore, esiste un’industria che vende imitazioni di profili umani (falsi account) e, all’inizio del 2018, il prezzo dei profili falsi su Twitter era di $ 225 per i primi 25.000 follower falsi. Forse un giorno si saprà quanti soldi ha guadagnato Twitter, a costo di seminare caos e morte in Iran e in paesi come Tunisia, Egitto, Giordania, Yemen e Libia, tutte vittime della cosiddetta “Primavera Araba” che, domenica scorsa, ha cercato di riprodurre anche a Cuba. Inoltre, continuano a girare, sull’isola, diversi contenuti falsi che circolano sulle reti e di cui si fanno anche portavoce i portali informativi, come le presunte dimissioni del generale di brigata Jesús Manuel Burón Tabit, viceministro dell’Interno che, al contrario di quanto affermano, resta in carica nelle sue funzioni. Un’altra menzogna replicata, in quell’ambiente, è la presunta presenza del generale dell’esercito Raúl Castro in Spagna, quando in realtà si trova all’Avana, come confermato mercoledì dal presidente Miguel Díaz-Canel. È davvero inquietante il complice presappochismo e la complice “creduloneria” dei nostri media e dei nostri giornalisti che, profumatamente pagati (soprattutto dalla RAI, dalla MEDIASET e dai nostri grandi quotidiani nazionali), si limitano a copiare e incollare notizie false, provenienti dagli USA, notizie create da automatismi “bot” (a volte, persino tradotte male dall’inglese all’italiano). Aspetto che rende ancora più evidente la decadenza intellettuale, etica e morale dei regimi “liberal-borghesi” rappresentativi.