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Un G20 inutile

Oltre al G20 di Roma, spiccano le vicende ucraina, turca, afghana, sudanese, nordafricana e israeliana

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Essendo un'opera del governo federale degli Stati Uniti, è di dominio pubblico

Aree di crisi nel mondo n. 90 del 31-10-2021

Un G20 caratterizzato dalla sua inutilità

di Stefano Orsi

La formula di un incontro tra capi di stato ed alcuni ministri sotto la formula del G20 è nata nel 1999.

Doveva essere un incontro limitato ai soli ministri delle finanze di un elenco di Paesi che non corrispondeva esattamente alla graduatoria del PIL, ma rappresentare anche le varie aree del mondo per affrontare i problemi da superare sulla via della globalizzazione del XXI secolo.

Col tempo si è allargato ad occasione di bella passerella per Capi di Stato e gentili consorti.

Il Mondo di oggi non è lo stesso del 1999, e gli USA non lo dominano più, né loro né l’Occidente in genere.

La formula del G20 appare, oggi, tanto superata quanto ridicola.

I temi che si ripropongono di affrontare in questo incontro a Roma riguardano l’emergenza del clima, fallito in partenza, tasse globali per le multinazionali, accordo sulle vaccinazioni nel globo.

Gli unici accordi raggiunti riguardano gli obbiettivi vaccinali, ma non hanno tolto i brevetti sui vaccini, limitandone di fatto la produzione e mantenendone elevati i costi.

Esistono solo i vaccini cubani disponibili in libera produzione, ma su di essi grava la spada di Damocle delle sanzioni USA, di queste non si è discusso minimamente.

Eliminati alcuni dazi doganali sulle importazioni di acciaio ed alluminio.

Accordo unanime sulla tassazione minima mondiale sui guadagni delle multinazionali fissato al 15%.

Gli appuntamenti più importanti ed attesi si riducono alle foto rituali, con medici ed infermieri, giusto per l’occasione, e per il lancio rituale delle monetine nella Fontana di trevi, giusto per restare nei luoghi comuni dell’Italia.

Un G20 che, come ci si attendeva, non poteva concludere nulla sul clima, chi già era d’accordo lo rimane, chi non lo era, sui tempi principalmente, come la Cina o nella sostanza, come India, non lo è nemmeno ora.

Il Premier indiano Modi, oltre ad aver invitato il Pontefice in India, ha manifestato tutta la sua contrarietà a misure che intacchino la capacità di crescita del suo Paese, pertanto l’India non si è impegnata a prendere misure che contribuiscano alla limitazione della crescita della temperatura di 1,5°.

Un ruolo importante, che determina il peso del summit, lo hanno senza dubbio gli assenti, mancano i Presidenti e Premier di Russia, Cina, Giappone, Messico.

Forse la loro assenza è addirittura più importante della presenza degli altri, di fatto il peso di questi Paesi in Asia indica che, unitamente alle posizioni indiane, almeno 4 miliardi di persone si siano già chiamate fuori da questi impegni.

I contrasti di vedute e interessi sulla questione del clima restano troppo elevati e le distanze nelle posizioni non sono mutate.

Una parte del mondo prenderà delle misure che ritiene necessarie, altri sceglieranno differenti modalità e vie da seguire, o magari, molto più probabilmente, cercheranno di trarre profitto dalla situazione e avvantaggiarsi sui concorrenti occidentali grazie a minori costi di produzione.

Durante la foto con medici ed infermieri dello Spallanzani di Roma, curiosamente il Presidente Biden è rimasto da parte, quasi fuori dall’inquadratura e senza né un medico né un infermiere accanto, un presidente africano lo guarda con aria interrogativa chiedendosi forse se stia bene.

Arrivando agli incontri personali, forse unica ragione d’essere per questa kermesse, Biden si è prodigato negli elogi al premier Draghi, addirittura troppo, è parso grottesco per tanta generosità di endorsement.

Immancabile è stato il momento della mano sulla spalla al leader sottomesso, avvenuto con Draghi, e che invece stavolta è mancata del tutto con Macron.

Sulle dichiarazioni fatte a proposito della crisi dei sottomarini australiani, che ha pesantemente diviso Francia ed USA, si deve notare come le parole di Biden suonino come una presa in giro ulteriore alla Francia, dicendo infatti di aver creduto che la Francia fosse informata da tempo della volontà di Canberra a rinunciare ai sottomarini di Parigi, il Presidente francese ha rimarcato l’impreparazione francese, la loro mancanza di intelligence, la loro ingenuità nel trattare l’affare e, non ultimo, il fatto che loro, invece, ne fossero informati da tempo.

Si pensa che la Francia non sia uscita contenta dal colloquio.

File:Il presidente Joe Biden con il presidente della Francia, il cancelliere della Germania e il primo ministro del Regno Unito.jpg
30 ottobre 2021, incontro sulla questione Iran, Questo file è opera di un dipendente 
dell’Ufficio Esecutivo del Presidente degli Stati Uniti , preso o realizzato come parte dei doveri ufficiali di quella persona. 
Essendo un’opera del governo federale degli Stati Uniti, è di dominio pubblico 

Se gli incontri tra Presidenti e Premier è la sola ragione per tenere in piedi queste riunioni, non pare davvero necessario che avvengano periodicamente e con tale mobilitazione.

Se si doveva discutere di come contenere le emissioni di CO2 per limitare l’aumento della temperatura globale, allora avrebbero agito in questa direzione non movimentando tante attrezzature, mezzi, uomini, materiali, da causare con essi buona parte degli inquinamenti mondiali.

Iniziare col dare il buon esempio dovrebbe essere alla base di ogni proposito, assistiamo invece alla fiera dell’ipocrisia innalzata a modus vivendi, una città mezza bloccata, mezzi pubblici come le metrò sospese in parte della città e zone chiuse con beneficio sommo degli ingorghi altrove e relativo aumento dell’inquinamento.

Complimenti davvero.

Molti temi discussi qui, oltretutto verranno discussi in un evento dedicato, la COP26 di Glasgow, inizia oggi 31 ottobre, in cui, a livello di Nazioni Unite, le stesse persone, o quasi, andranno nuovamente ad incontrarsi e parlare delle stesse cose addivenendo alle medesime conclusioni.

Prevista per il 2020 ma rinviata causa pandemia, vedrà la partecipazione di circa 25.000 persone, immaginate anche qui la mobilitazione logistica di persone esterne per l’organizzazione e quanto costi in termini economici e ambientali un simile evento.

Ad essi si uniranno decine di migliaia di ambientalisti, attivisti no green pass, e chi più ne ha più ne metta.

Il tutto per celebrare l’ego degli organizzatori da un lato e degli ospiti d’onore dall’altro, perché, parliamoci chiaro, alla fine, saranno i contrasti degli interessi a stabilire il fallimento anche di questo ennesimo quanto inutile format.

Si può preannunciare qualche risultato per noi, pagheremo di tasca nostra ogni conversione industriale, ogni obbligo che ci verrà imposto, ogni cambio di costume di vita sarà rivolto non al bene dell’umanità, ma ai possibili nuovi guadagni delle stesse multinazionali che prima guadagnavano inquinando il pianeta ed imponendoci modelli di vita insostenibili, ed oggi accusano noi per averli seguiti.

Come il G20, anche per il COP26 vale lo stesso discorso, sono formule inutili e fatte per dare una parvenza di condivisione e discussione a scelte che già sono state prese altrove e da altre persone e che creano questo polverone solo per nascondere e giustificare delle vere imposizioni.

La crisi del gas scalda l’Ucraina

Parallelamente alla crisi dei prezzi del gas, ora in fase di calma, in questi giorni la situazione in Ucraina è andata agitandosi nuovamente.

Kiev appare tentare ogni possibile strada per causare uno scontro con la Russia.

Le truppe di occupazione ucraine hanno oltrepassato i confini stabiliti nei trattati di Minsk uno e due, ed occupato un villaggio, Staromarievka, dove risiedono anche una trentina di civili di cittadinanza russa.

Truppe di occupazione ucraina nel Donbass. Questo file è distribuito con licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported

Le truppe ucraine hanno anche gettato un ponte sul fiume Kalmius che segnava la linea di demarcazione dei territori delle forze in conflitto a sud di Donetck.

Nei giorni scorsi, Kiev ha impiegato su territorio DPR (Repubblica Popolare di Donetck) un drone da combattimento Bayaktar TB2 di produzione turca che fa parte di un lotto di 8 finora consegnati ed operativi.

L’utilizzo di tale mezzo viola gli accordi di Minsk 1 e 2 e pone sempre di più la Presidenza di Zelensky in una posizione di aperta violazione dei trattati di cessate il fuoco, oltretutto l’Ucraina è del tutto inadempiente per le parti di sua competenza di questi trattati, la assoluta mancanza di pressione da parte UE o degli USA affinché inizino a mettere in atto quanto in essi stabilito non fa altro che spingere questo Paese sempre più avanti nelle provocazioni ed aperte violazioni del cessate il fuoco.

Immagine da gloogle maps modificata dall’autore, settore DPR a sud di Donetck

Sono stati denunciati continui movimenti e dispiegamenti di armamenti pesanti nella zona demilitarizzata, sempre più vicini ai fronti.

Kiev sta agendo in palese disprezzo di ogni accordo e finalizzando il suo agire allo scoppio di un conflitto con la Russia, unico modo di ottenere sostegno economico di notevole entità in modo da sostenere l’economia devastata del Paese, ormai prossimo alla bancarotta.

L’inverno alle porte ci fa comprendere come l’Ucraina non abbia risorse per acquistare il metano da Paesi occidentali a prezzo di mercato, la progressiva diminuzione dei transiti di gas attraverso il vecchio metanodotto azzera gli incassi per i diritti di attraversamento minando ulteriormente la tenuta dei conti.

Kiev non ha al momento nulla da perdere dall’esplosione di un conflitto e anzi ha da guadagnarci, attendiamoci quindi che vi possano essere ulteriori e più gravi incidenti.

Nel frattempo, ieri, è entrato nel Mar Nero il cacciatorpediniere Porter della Marina USA, diversi carichi di armi e sistemi letali avanzati sono stati consegnati all’esercito ucraino da parte di quello statunitense.

Dal 1° novembre cade il divieto delle autorità ucraine all’importazione di energia da Russia e Bielorussia, ma nel frattempo La Russia vieta le esportazioni di carbone in Ucraina per via del mancato accordo sul prezzo, e entrambe fermeranno la vendita di energia elettrica a Kiev.

La Turchia si avvia ad un nuovo scontro con la Siria?

Sono proseguiti anche questa settimana i movimenti di truppe a nord della Siria.

L’esercito turco è mobilitato in forze.

Molte unità corazzate sono state osservate a nord di Kobane (Ain al Arab), anche più ad est sopra ad Ain Issa e Tel Tamer, sono state fotografate forze in arrivo, colonne di camion e di blindati con mezzi di sostegno di fuoco al seguito, artiglieria e lanciarazzi.

Nuove unità di mercenari jihadisti sotto bandiera FSA sono stati spostati da Idlib su questo settore.

Siria settentrionale i fronti di attività turca immagine presa da google maps ed elaborata dall’autore

Le dichiarazioni di Erdogan si fanno via via più minacciose contro i terroristi curdi.

Risulta seguire il tradizionale schema che porta inevitabilmente all’uso delle attrezzature dispiegate.

Un simile percorso è stato seguito prima dell’invasione della Siria con l’operazione Scudo dell’Eufrate, ufficialmente rivolto contro all’ISIS, poi con quella Ramoscello di Ulivo, con la quale ha invaso il cantone di Afrin, infine prima dell’operazione Fontana di Pace per l’invasione del nord est siriano, fermato solo dall’intervento diretto dell’esercito e dell’aviazione siriana.

Non si vede alcuna ragione per cui adesso non dovrebbe seguire la stessa via e arrivare davvero allo scontro con le SDF curde, che naturalmente non saranno difese dai loro padroni USA e dovranno infine richiedere nuovamente aiuto alla Siria dalla quale vorrebbero distaccarsi e che ostacolano in ogni modo.

In Idlib, nel frattempo, prosegue la guerra interna tra Al Qaeda in Siria che ha il nome di Hayat Tahrir al Sham con una formazione di miliziani per lo più ceceni, guidati da Al Shishani, in questa fase i più deboli ceceni stanno soccombendo e, per vendicarsi dei potenti qaedisti, passano le esatte coordinate dei rifugio e dei comandi di HTS all’aviazione russa, che in tal modo le elimina facilmente.

Nei giorni scorsi trovano quindi spiegazione quei bombardamenti nel nord della sacca mediante impiego di ordigni termo-barici, famosi per la loro potenza devastante contro installazioni protette e anche bunker.

Siria la base di Al Tanf attaccata.Immagine presa da Google maps e elaborata dall’autore

Sono uscite le immagini dei danni causati dai droni suicidi sulla base USA illegale di Al Tanf, non sono affatto minimi come in un primo momento i comandi americani lasciavano ad intendere.

Alla base illegale USA su territorio siriano di Al Shaddadi, vicino ad Al Hasakah, nell’est occupato, sono atterrati due voli cargo con carichi di armi per le SDF, un finto aiuto in vista del possibile conflitto con i Turchi.

Afghanistan

Uzbekistan e Pakistan hanno presentato un avanzato progetto per la realizzazione di una nuova tratta ferroviaria che unisca i due Paesi attraversando l’Afghanistan. L’investimento di circa 5 miliardi di dollari, già firmato dal governo di Kabul, permetterebbe di aumentare i transiti di merci tra i Paesi e nel contempo unirebbe il mercato afgano agli sbocchi al mare del Pakistan e a quelli della Russia.

Procede anche il progetto cinese legato alla Nuova via della Seta.

Sudan

Non si calmano le proteste contro l’ultimo golpe militare, il terzo in due anni.

Resta incerta invece la matrice di questo golpe, cosa vogliano ottenere i militari, se si trattasse solo di insofferenza verso l’incapacità del governo provvisorio o se vi fossero altre probabili ragioni, che al momento non si sono chiarite attraverso atti del nuovo governo.

Crisi Algeria e Marocco

Prosegue la battaglia mediatica tra i due Paesi che continuano a lanciarsi pesanti accuse di ingerenze nelle loro politiche interne.

L’ambasciatore marocchino presso le Nazioni Unite, Omar Hilale, ha accusato Algeri ed il Fronte del Polisario dell’arruolamento di soldati bambini e di violare i diritti dei bambini. Ha anche mostrato foto che, secondo lui, proverebbero le accuse lanciate.

L’Algeria ha invece trasferito nei pressi del confine con il Marocco alcuni mezzi lanciamissili “Smersh”, rafforzando il dispositivo a difesa delle frontiere.

Altro provvedimento algerino: dal 1° di novembre, cesserà il transito del gas verso la Spagna attraverso il gasdotto Europa-Maghreb, che attraversa il Marocco, verrà utilizzato al suo posto il gasdotto Medgaz, che parte dall’Algeria ed arriva in Spagna via mare direttamente.

Notizia confermata dal ministro dell’Energia algerino Mohamed Arkab.

Israele

Hanno avuto luogo nel mese di ottobre esercitazioni aeree che hanno visto partecipare Italia, Germania, USA, Gran Bretagna, Francia, facenti seguito analoghe iniziative avvenute nei cieli anche italiani con mezzi di Telaviv, in Israele sono stati provati diversi mezzi aerei con apparati che simulavano radar di sistemi di difesa aerea di produzione sovietica, russa o iraniana.

Un pessimo segnale per il Medio Oriente.

Ieri è arrivata anche la notizia della simulazione di un attacco aereo mediante bombardiere B1b americano scortato per l’occasione da caccia F15 israeliani. Nella base di Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, sono già presenti 4 bombardieri B1B e 2 B2, ufficialmente sarebbero in zona in caso debbano agire in Afghanistan, ma non è certo un motivo del tutto credibile, il sospetto è che intendano in realtà prepararsi a colpire l’Iran a breve a causa dello sviluppo nel progetto nucleare civile che Washington e Telaviv sostengono nasconda un programma per creare una atomica sciita.

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