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Una panoramica su diverse aree di crisi nel mondo

Aere di crisi del mondo n. 93 del 21-11-2021

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inizia il ritiro saudita?

Di Stefano Orsi

Aree di crisi nel mondo n. 93 del 21-11-2021

Yemen

Inizia il ritiro saudita?

Negli ultimi mesi abbia seguito con grande attenzione la continua pressione offensiva del fronte Ansar Allah yemenita contro il baluardo strategico di Marib, difeso dalle forze della coalizione saudita.

Lo sforzo continuo è costato molto ad ambo le parti in conflitto.

I Sauditi hanno messo in campo tutto ciò di cui dispongono per difendere questo vitale caposaldo.

I raid aerei non si contano più, sono decine tutti i giorni, colpiscono sia il fronte che le retrovie degli Houti.

Il fronte di Ansar Allah, nonostante la mancanza di copertura aerea, prosegue nella lenta avanzata.

Da inizio mese però si avverte un cambiamento di passo.

Con le ultime conquiste di fine ottobre, le truppe si erano ottimamente posizionate sia a sud di Marib, vicino a Usaylan, e a nord di Marib, presso Khalif al Alam al Aswad, da qui avrebbero avuto l’opportunità di chiudere verso il centro nella località di Safer, dove oltre ad un aeroporto, ci sono degli impianti petroliferi con una raffineria, importantissima per gli Houti.

Il rischio che le truppe di Ansar Allah potessero effettivamente chiudere su Safer, ha spinto le forze della coalizione saudita a ritirare tutte le loro truppe dal saliente presente a sud ovest di Marib e non solo, anche dal fronte di al Oudaydah, porto che hanno tentato di prendere per mesi, dove si erano attestati alle porte della città, hanno iniziato a ritirarsi.

YEMEN situazione sui fronti attivi al 29-9-2021 immagine di googlemaps elaborata dall’autore

Nel giro di 10 giorni il ripiegamento li ha portati indietro di circa 80 Km a breve distanza da Zabid e a nord del porto di Mocha che presto potrebbe essere raggiunto dalla ritirata saudita.

Tutte le forze saudite sono al momento impegnate nel tenere Marib, grazie al ritiro dal saliente a sudovest ora le forze Ansar Allah si attestano su alcune alture strategiche a sud della città, se dovessero tenerle e consolidare la loro posizione su di esse avrebbero di fatto chiuso su tre lati Mari e la difesa della città diverrebbe molto difficile se non impossibile.

Si sta avvicinando il momento della sconfitta saudita su questo fronte e la conseguenza sarebbe devastante per loro, non c’è infatti altra città abbastanza grande da garantire una base per creare un forte punto di resistenza prima di altri 200 Km circa, perderebbero quindi una fetta di Yemen con annessi pozzi di petrolio ed impianti di raffinazione che servono invece agli Houti.

fronte di MARIB situazione al 21-11-2021
Yemen fronte di Al Houdaydah immagine presa da google maps ed elaborata dall’autore.

La catena dei rifornimenti per le forze a sud, via terra, diverrebbe troppo lunga per essere mantenuta. Potrebbero farlo solo via mare o con ponti aerei.

Occorre valutare che a quel punto, però, il territorio in mano agli Houti corrisponderebbe grosso modo a quello che fu lo Yemen del nord.

Tenendo presente che il sud ha dichiarato il 27 aprile di quest’anno la sua indipendenza, sotto il controllo del Consiglio per la Transizione del Sud, STC, proclamando Aden sua capitale, con la benedizione degli Emirati Arabi Uniti, possiamo immaginare che i combattimenti potrebbero arrestarsi e trovare un loro equilibrio i fronti, verrebbe di fatto ripristinata la situazione antecedente il 1990 quando sotto spinte occidentali, i due Yemen si fusero con un processo tanto superficiale quanto affrettato generando la situazione che ha portato ai conflitti di questi anni.

Etiopia

Le forze TPLF e OLA avanzano ancora verso Addis Abeba.

Dopo una pausa di due settimane, le truppe di Mekellè hanno ripreso la loro avanzata.

Etiopia situazione aggiornata ad oggi 21-11-2021 immagine tratta da google earth e elaborata dall’autore

Hanno consolidato i fianchi ad ovest, prendendo il controllo di alcuni villaggi, poi hanno attaccato le difese dell’esercito etiope verso sud.

I tentativi di attaccare il fianco destro del fronte in avanzata sono stati fermati.

Ora le forze TPLF stanno combattendo per prendere il controllo di Sembete e alcune foto sono state geo-localizzate in Gerbe, posizionando le avanguardie del TPLF e dell’OLA a soli 185 Km dalla capitale Addis Abeba.

Etiopia, la situazione attorno al principale fronte di avanzata immagine tratta da google maps e
rielaborata dall’autore

Nei cieli etiopi, dopo il drone Wing Loong di produzione cinese, che di solito è in uso agli Emirati Arabi Uniti, è stato fotografato anche un Bayraktar TB2 di produzione turca, segno che forse degli aiuti da Ankara stiano arrivando.

Gli USA stanno tentando una difficile mediazione, attraverso il loro inviato speciale per il Corno d’Africa, Jeffrey Feltman, per arrivare alla firma di un cessate il fuoco tra le parti, dico difficile perchè il TPLF sente probabilmente la grave difficoltà in cui si trova il governo di Abiy Ahmed Ali e vorrebbe tentare la spallata finale che avvicinandolo ulteriormente alla capitale , causasse il tracollo delle difese e del governo.

La guerra a quel punto sarebbe vinta.

Feltman ha dichiarato che è preoccupato per le condizioni della popolazione del Tigray, in cui quasi un milione di persone ha dovuto affrontare una carestia e il resto del 90% della popolazione ha bisogno di aiuti al momento.

Il Tigray è di fatto isolato dalla Eritrea a nord est e dal governo etiope che occupa parte del territorio tigrino a nord ovest al confine con il Sudan.

Feltman ha aggiunto che a porre un freno agli aiuti è proprio il governo etiope che ha anche espulso nel mese di ottobre 7 funzionari di ONG che lavorano per aiutare la popolazione e denunciare crimini contro i diritti umani.

Feltman ha tuonato contro ogni possibile ulteriore avanzata del TPLF verso la capitale etiope, anche loro , evidentemente, percepiscono che il governo federale sia ad un passo dalla sconfitta totale.

Tensione tra NATO e blocco Euroasiatico

A proposito della situazione attuale di forte tensione tra i blocchi dell’Occidente e quello Euroasiatico, ho girato un approfondimento in video.

Armenia e Azerbaigian

Attriti e combattimenti al confine tra i due paesi.

Nuovi combattimenti sono iniziati tra l’Armenia e l’Azerbaigian.

Le truppe di Baku hanno nuovamente violato il confine con l’Armenia non solo nei pressi delle zone contese e riconquistate l’anno scorso dagli Azeri, ma anche più a nord utilizzando anche forze corazzate.

Gli Armeni hanno risposto anche con l’uso di ATGM, con i quali hanno colpito e distrutto alcuni blindati e un radar mobile dei nemici.

Gli Azeri hanno mostrato in video i prigionieri armeni, pratica aberrante proibita anche dalla convenzione di Ginevra.

Il tutto ha avuto il suo apice il giorni 16 di novembre, i caduti sono stati una quindicina da ambo le parti.

Armenia i combattimenti del giorno 16-11-2021 immagine tratta da google maps e rielaborata dall’autore

Il repentino intervento russo con il ministro della Difesa Shoigu che ha contattato i colleghi dei due paesi in conflitto, ha portato ad un immediato cessate il fuoco dal 17.

Ci sono state alcune schermaglie ma finora il cessate il fuoco tiene, dovranno poi delimitare bene i confini per evitare ulteriori problemi.

Il punto però è che le scuse degli sconfinamenti sembrano indicare che una delle parti, Baku per capirci, vorrebbe trarre ulteriori vantaggi dalla situazione.

Torna immediatamente alla memoria l’allarme lanciato dalle autorità del vicino Iran, preoccupato per le informazioni dei suoi servizi segreti i quali indicano un forte rischio che l’Azerbaigian intenda prendere il controllo del tratto di territorio armeno che lo separa dalla provincia distaccata del Nakicevan, la quale confina con la Turchia.

Un corridoio di collegamento diretto con Ankara è proprio il rischio che l’Iran non intende consentire che si concretizzi.

Altri motivi per causare conflitti in questo settore, dato l’ottimo piano di pace elaborato da Mosca che offre buoni vantaggi per ambo i contendenti, non ce ne sarebbero.

Ricadono quindi sulle aspirazioni turche a tornare ad essere una potenza egemone sul mondo turcomanno le cause della destabilizzazione della regione.

Elezioni in Venezuela

Al termine di una lunga campagna elettorale, ed un processo di coinvolgimento delle opposizioni davvero esemplare, si svolgono oggi 21 novembre 2021 le elezioni amministrative in Venezuela.

Sono le elezioni più sentite ed importanti nel Paese che si sa vede il potere partire dal basso.

Quest’anno sono state coinvolte tutte le opposizioni che parteciperanno al voto con loro candidati, questo importante risultato è stato ottenuto con un grande lavoro di mediazione del governo che si è tenuto in Messico.

Reunión bilateral entre los presidentes de Venezuela y Chile, Nicolás Maduro y Michele Bachelet, durante la III Cumbre de la CELAC en enero de 2015 en Costa Rica This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. autore: Aeveraal

Saranno anche presenti, dopo diversi anni, gli ispettori dell’Unione Europea per certificare la piena regolarità del voto e degli spogli.

Ricordiamo che il sistema elettorale in Venezuela, sistema misto elettronico e cartaceo, è stato ritenuto come il più affidabile e sicuro dalla stessa Commissione Carter, del ex Presidente USA, come il più sicuro tra quelli in uso nel mondo.

La certificazione ed il controllo delle macchine per il voto è stata eseguita alla presenza di inviati di tutte le opposizioni e dei controllori internazionali.

Una grande, immensa prova della democrazia, che mai è venuta meno in questo Paese, e degli sforzi del governo del Presidente Maduro che mai ha rinunciato a tenere aperto un dialogo con l’opposizione.

Questo nonostante i tentati golpe, falliti in farsa, il ridicolo tentativo di Guaidò di accreditarsi come Presidente del Paese, si ride solo a pensarci, e nonostante le terribili sanzioni e blocco economico imposto dagli USA e dalla UE contro il Paese ed il suo popolo, che causa immensi problemi di organizzazione e di sostegno ad una economia che, soffocata da esse, rischia sempre il collasso, eppure è tenuta in piedi dal sostegno del popolo al suo governo che mai è venuto meno.

L’attesa quindi per questa importantissima prova elettorale è grande, e nei prossimi giorni sapremo chi avrà vinto.

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