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Esteri

Non cala la tensione tra la Russia e la NATO

Etiopia, prosegue l’avanzata etiope contro i tigrini.
Yemen, ancora nuove conquiste da parte Ansar Allah contro i sauditi.
Crisi Russia NATO, a nulla pare sia servito l’incontro in videoconferenza tra Biden e Putin.

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Incontro virtuale Biden Putin

Di Stefano Orsi

Aree di crisi nel mondo n. 96 del 12-12-2021

Etiopia

È proseguita la controffensiva etiope verso nord.

situazione dei fronti all’8-12-2021 immagine da google maps ed elaborata dall’autore.

Il premier Abi Amhed Ali ha fatto ritorno nella sua Addis Abeba che per ora è al sicuro.

Una capitale dove al momento regna una calma apparente.

Il pericolo scampato da un senso di sicurezza al Primo Ministro ed al suo governo, ma i problemi che hanno causato la rabbiosa reazione tigrina e dell’OLA, restano tutti.

Innanzitutto c’è il problema dei più di 3000 tigrini arrestati nella sola capitale a causa non della loro attività ma della loro etnia, dei quali, oltretutto, non si sa più nulla.

Non hanno subito alcun processo ne è nota la località della loro detenzione, ne sono stati visitati, a quanto ci è dato sapere, dalla Croce Rossa o dall’ONU.

Basterebbe solo questo a creare non pochi problemi di sanzioni ed altro se Abi Ali non fosse un “protetto” dell’Occidente che gli ha addirittura assegnato un Premio Nobel per la pace a suo tempo.

Situazione ai fronti etiopi il giorno 9-12-2021 immagine tratta da google maps ed elaborata dall’autore.

La sua presenza al fronte ha comunque sortito gli effetti sperati, dando coraggio alle truppe e attenzione nel lavoro ai generali, che fin qui non hanno ripetuto gli errori passati.

Probabile una serie di fattori.

Abbiamo visto come vi fossero droni utilizzati dagli Etiopi, due sono stati sicuramente individuati, altri probabilmente vi sono al fronte. Un modello cinese, il Wing Loong ed uno turco, il Bayraktar TB2.

Il primo è normalmente utilizzato dall’esercito emiratino, che lo ha impiegato con successo anche in Libia.

Il secondo è prodotto e utilizzato dall’esercito turco.

Cosa possiamo dedurre da questa presenza.

Innanzitutto sia gli Emirati Arabi Uniti che la Turchia hanno investito e molto sul territorio etiope, non possono certamente gradire un cambio di regime che possa mettere a rischio i loro patrimoni.

Secondariamente che la presenza di droni sofisticati necessiti tecnici ben preparati e di certo non vene sono in Etiopia, è quindi necessaria la presenza di personale inviato al seguito dei droni, saranno giunti da Dubai e da Ankara ufficiali e tecnici per esercire al meglio i mezzi inviati ad Addis Abeba.

Situazione sui fronti etiopi del 12-12-2021 immagine tratta da google maps ed elaborata dall’autore.

Certamente non si saranno limitati all’invio dei droni e del personale per utilizzarli, avranno inviato anche personale militare che consigliasse una condotta delle azioni belliche meno demente di quella finora vista da parte etiope.

Il cambio di passo infatti è troppo evidente perchè non vi sia uno zampino esterno all’esercito etiope.

Sicuramente c’è tutta una serie di consiglieri esperti che affianca gli ufficiali sul campo e i comandanti nelle retrovie, per dirigere le operazioni in fase avanzata e di preparazione.

Ecco come si può spiegare il cambio di passo della guerra.

Le forze tigrine hanno sospeso il ritiro veloce e si stanno riorganizzando su una linea difensiva a nord di Dessie, al momento stanno contenendo la pressione offensiva etiope che si divide su tre principali direzioni, ai fianchi grazie alle milizie Fano degli Afar da est, dalle milizie Amhara da ovest e da parte del grosso delle truppe dell’esercito etiope che avanza da sud.

Dobbiamo attendere ancora questa settimana per capire quanto sia dipeso dalla condizione dell’esercito tigrino, che potrebbe aver perso molto materiale nella ritirata, e quanto dalla buona condotta di guerra etiope.

Nel primo caso le forze tigrine potrebbero aver deciso di ritirarsi anche per una possibile penuria di risorse, dalle munizioni ai viveri per le truppe, questo si ripercuoterebbe inevitabilmente sulla futura evoluzione del conflitto.

Se invece non avessero di questi problemi logistici, la loro scelta potrebbe essere stata strategica ed in questo caso la loro difesa potrebbe benissimo reggere e magari potrebbero anche infliggere nuove durissime sconfitte agli etiopi.

L’esercito etiope dal canto suo, se gode della presenza positiva di consiglieri militari capaci, a tutti i livelli, dai comandi alle forze sul campo, potrebbe aver invertito l’andamento del conflitto per suoi meriti e quindi non subire più sconfitte pesanti come quelle di questa primavera, che hanno causato la cattura di circa 20.000 soldati etiopi e una quantità enorme di materiale e munizioni passati ai tigrini.

Yemen

La guerra, in questo martoriato Paese, si avvicina ancora un po’ ad un cambio di passo.

L’esercito Ansar Allah, ha segnato una serie di punti contro le forze saudite che appoggiano quello che fu Presidente dello Yemen Hadi.

Ci troviamo sul fronte di Marib.

situazione del giorno 9-12-2021 sul fronte di Marib nello Yemen , immagine tratta da google maps e rielaborata dall’autore.

Come avrete letto negli scorsi articoli, questo è un fronte che rappresenta probabilmente la chiave di volta dell’intero conflitto.

Ebbene la pressione offensiva degli Houti (Ansar Allah) è stata premiata perchè sono riusciti a conquistare due vette strategiche di grande valore per mettere in serio pericolo le difese saudite della città.

Al Jadidah prima e Balaq al Sharqi in seguito, hanno segnato un avvicinamento che permette loro di vedere senza alcun ostacolo davanti, l’intera cerchia urbana, li a meno di due chilometri di fronte.

La notte distinguono le singole luci delle abitazioni, nulla si frappone quindi tra loro ed un assalto che li porti dentro la città.

Le forze saudite, benché siano pesantemente appoggiate da una moderna e micidiale aviazione, non sono riuscite a difendere le loro ultime posizioni di valore sul fronte sud.

La novità recente è stata da un lato l’utilizzo, per la prima volta da parte Houti, di un elicottero d’attacco, di produzione sovietica o russa, non avendo la sigla del velivolo non possiamo saperlo, Mi-35 reperito tempo fa in qualche base yemenita e mai utilizzato.

Grazie all’aiuto di tecnici, probabilmente iraniani, e dell’arrivo di pezzi di ricambio per la manutenzione, sono riusciti a metterlo in esercizio, non solo, hanno ora anche i piloti in grado di farlo volare.

Yemen fronte di MArib al 12-12-2021 immagine tratta da google maps e rielaborata dall’autore

È stato impiegato proprio sul fronte avanzato di Marib per colpire le postazioni saudite in montagna e costringerle a sloggiare.

La seconda novità è stato un possibile abbattimento di un cacciabombardiere F15 saudita, colpito da un missile antiaereo di prestazioni elevate, non quindi un sistema spalleggiabile come quelli finora impiegati, altro segno di un cambio di passo negli aiuti ricevuti.

La caduta di Marib avvicina sempre più una evoluzione del conflitto che potrebbe costringere le parti interessate, a concludere una trattativa per cessare le ostilità e dichiarare conclusa questa sanguinosa guerra.

Purtroppo però, i recenti contratti di forniture di armi siglati tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti d’America, non depongono a favore di questa possibilità ma piuttosto di un proseguimento ad oltranza del conflitto.

Crisi NATO-Russia.

Il giorno 7 è avvenuto l’incontro in video conferenza tra i Presidenti della Federazione Russa Putin e quello degli USA Biden.

Un giorno carico di significato storico in quanto ricorrevano gli anniversari di due date storiche, l’80° anniversario dell’attacco giapponese su Pearl Harbour e l’ingresso degli USA nella Prima Guerra Mondiale.

Il colloquio è durato due ore, un tempo che ci lascia intendere che vi sia stato ampio spazio per una discussione approfondita e dai toni cordiali tra i due, temevamo che potesse durare una mezzora e questo sarebbe stato un segnale pessimo.

I due hanno presentato le loro rispettive posizioni, hanno chiarito i loro perchè delle azioni che hanno intrapreso, ma non ci è stato dato modo di capire se sia stato effettuato alcun passo, anche uno solo verso una distensione.

Anzi, dopo pochi giorni dal colloquio sono ripresi i toni di scontro che avevano portato ad una situazione davvero preoccupante.

Non c’è stato nemmeno accordo sul come proseguire nei colloqui sull’Ucraina, io formato Normandia, dal quale finora gli USA erano esclusi. Non pare vi siano segnali di un loro coinvolgimento.

Il presidente della Russia Vladimir Putin incontra il presidente degli Stati Uniti Joseph Biden (in videoconferenza). Autore
Ufficio Esecutivo Presidenziale della Russia Questo file proviene dal sito web del Presidente della Federazione Russa ed è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 . In breve: sei libero di distribuire e modificare il file purché 
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Biden in seguito annunciò un incontro tra i leader della GB, Francia,Germania ed Italia, ma non abbiamo avuto notizia che questo sia avvenuto.

Ad un certo punto, il giorno 10, il Presidente Putin però ha parlato di quanto accade nel Donbass, i continui bombardamenti di artiglieria ucraina sulle città delle repubbliche indipendentiste, che avvengono giornalmente, come di un genocidio, un cambio di toni decisivo.

Altri esponenti del governo russo, in particolare il pacato ministro degli esteri Lavrov, hanno assunto anomali toni duri nei confronti degli USA e della NATO, eccoli riportati:

Ieri sera il Presidente Putin:

“il conflitto nell’est dell’Ucraina “sembra un genocidio”

Ministero degli Esteri Russo: la Russia non esclude una risposta asimmetrica se gli Stati Uniti non rispondono alle sue proposte sulle garanzie di sicurezza, per questo ci sono tutti i mezzi necessari – RIA

È necessario evitare una nuova crisi missilistica in Europa prima che sia troppo tardi – Ministero degli Esteri russo

Ministero degli Esteri russo: se non ci mettiamo d’accordo sulle garanzie di sicurezza ora, potremmo avvicinarci a un “grande confronto”.

Ministero degli Esteri russo: il comportamento irresponsabile dell’Occidente nei confronti dell’Ucraina provoca gravi rischi militari, fino a un conflitto su larga scala in Europa.

Ministero degli Esteri russo: le relazioni tra la Russia e l’Occidente sono ad un ‘punto critico’.

Nel mentre a Washington menano il can per l’aia…: la Casa Bianca sta “ancora determinando il miglior formato per i colloqui sulla sicurezza” tra NATO e Russia e sta “consultandosi a stretto contatto con i nostri alleati e partner europei su come procedere al meglio”, ha detto un funzionario della Casa Bianca alla CNN.

Nel mentre nella confinante Finlandia…: la Casa Bianca sta “ancora determinando il miglior formato per i colloqui sulla sicurezza” tra NATO e Russia e sta “consultandosi a stretto contatto con i nostri alleati e partner europei su come procedere al meglio”, ha detto un funzionario della Casa Bianca alla CNN.

https://www.milanofinanza.it/news/la-finlandia-rinnovera-la-sua-flotta-con-i-caccia-f-35-una-buona-notizia-per-leonardo-202112091042518461

Il Ministero degli Esteri russo diffonde questa nota:

Elenco di richieste che l’Occidente deve soddisfare per disinnescare le tensioni con la Russia.

Insistiamo inoltre per ricevere una risposta concreta della NATO alle nostre precedenti proposte per ridurre le tensioni in Europa, tra cui, in particolare:

– ritiro di aree di esercitazioni operative a distanza concordata dalla linea di contatto Russia-NATO;

– coordinamento della distanza massima di avvicinamento di navi da guerra e aerei per prevenire attività militari pericolose, principalmente nelle regioni baltiche e del Mar Nero;

– ripresa di un dialogo regolare tra i ministeri della difesa lungo le linee Russia-USA e Russia-NATO.

Chiediamo a Washington di aderire alla moratoria unilaterale russa sullo spiegamento di INF a terra in Europa, concordare e introdurre le misure necessarie per verificare l’adempimento degli obblighi reciproci.

In queste aree, la Russia presenterà presto bozze di documenti legali internazionali per avviare i negoziati nei formati appropriati.”

In serata appare questo comunicato:

Last minute: la visita del ministro degli Esteri russo Lavrov in Israele la prossima settimana è rinviata a data sconosciuta. Secondo fonti coinvolte nella vicenda, Lavrov ha annullato l’intera visita programmata in Medio Oriente.

Sempre il giorno 10 è stata diffusa una nota da parte del ministero degli esteri russo riguardante le attuali posizioni della NATO e del governo americano.

https://www.mid.ru/en/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4991520

Emerge chiaramente che la posizione russa riguardante l’allargamento ad est della NATO rimanga una questione tanto aperta quanto vitale per abbassare la tensione, e che in assenza di una precisa scelta da parte USA e dei Paesi della NATO, la situazione non potrà che peggiorare.

Approfondimento con “Virgilio” di Geopoliticalcenter SULL’incontro tra Putin e Biden.

Aggiungo che dopo tante chiacchiere a vanvera su ammassamenti e spostamenti di truppe ai confini dell’Ucraina da parte di tutti gli organi di stampa e media occidentali, che ripetevano a pappagallo le veline della NATO, il comandante in capo del Pentagono avesse chiarito che il numero di forze russe presenti in tutto il settore sud occidentale, quindi ai confini ( in senso largo, si parla di centinaia di chilometri anche nell0entroterra russo) fosse di non più di 75.000 soldati, ovvero le normali forze presenti e di stanza nel settore, demolendo in un attimo tutta la narrativa dei russofobi ed un cumulo di vere fake news diffuso ad arte su ogni mezzo disponibile.

Eppure ora, sempre a partire dal giorno 10, sono stati segnalati i primi spostamenti di forze russe verso il settore, questa volta per davvero e non per finta.

Si tratta di poche unità ma importanti, da artiglieria mobile, a forze corazzate a reggimenti di difesa aerea.

L’incontro tra Biden e Putin non è servito a stemperare la crisi, la tensione era e resta elevatissima.

La Russia, al contrario di quanto chiedono gli occidentali, non può deescalare, è in casa propria, non ha modo di deescalare, sono gli altri che stanno aggredendo e portando forze esterne ai suoi confini che dovrebbero farlo, semplicemente fermando l’aggressione e garantendo per trattato scritto e in modo verificabile, che nessun altro Paese verrà più accettato nella NATO e meno che mai Paesi confinanti con la Russia.

Tutto il resto non vale la carta o i pixel su cui lo leggiamo.

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