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Esteri

La guerra ibrida contro Cuba e il Venezuela

Gli strumenti di potere, utilizzati dagli Stati Uniti, per realizzare i propri interessi egemonici sono stati aggiornati. Con l’emergere di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la componente informativa della guerra acquisisce una dimensione ancora più rilevante, man mano che vengono sviluppati potenti strumenti di interferenza, nello spazio pubblico digitale.

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di Maddalena Celano

Le “guerre” ibride – come la minaccia ibrida,  il conflitto ibrido, le tattiche ibride, l’influenza ibrida o gli scontri ibridi, per dirla in pochi esempi— sono fenomeni annoverati tra le notizie più clamorose del momento. Sebbene la guerra o la minaccia ibrida abbia una storia lunga e controversa, in campo strategico-militare, per definire l’integrazione di elementi convenzionali con quelli irregolari, attualmente la categoria “ibrido” viene utilizzata da molti think tank, giornalisti, accademici e politici per descrivere, quasi esclusivamente, le attività svolte dal Cremlino per proiettare la sua influenza straniera. Alcune cronache affermano che Mosca abbia inventato la guerra ibrida e altri sostengono che il Cremlino stia conducendo una guerra ibrida contro l’Occidente, ma si dimentica che la categoria “ibrida” può essere utilizzata da qualsiasi attore per espandere le sue capacità sul campo di battaglia postmoderno come – usando una definizione estensiva – per proiettare la sua influenza nel mondo fisico, psicologico, percettivo o virtuale. Gli strumenti di potere, utilizzati dagli Stati Uniti, per realizzare i propri interessi egemonici sono stati aggiornati. Nel dibattito accademico, dottrinale e politico-mediatico, la terminologia di guerra ha adottato, negli ultimi anni, nomi diversi, tra cui “guerra ibrida”, per caratterizzare un fenomeno sempre più complesso e multiforme. Con l’emergere di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la componente informativa della guerra acquisisce una dimensione ancora più rilevante, man mano che vengono sviluppati potenti strumenti di interferenza, nello spazio pubblico digitale. In diversi eventi politici recenti, il dispiegamento di queste macchine, per manipolare l’opinione pubblica, è stato verificato con la massima impunità. A causa dell’aspra lotta di classe, nel contesto interno e nella sua proiezione esterna, il Venezuela è diventato un laboratorio per la sperimentazione di questi nuovi strumenti, nell’ambito di quello che è stato definito un “colpo di stato permanente”. La dirigenza bolivariana ha mostrato la capacità di contrastare queste azioni, supportate dalla mobilitazione popolare, dall’unione civico-militare e dalle sue alleanze esterne. Anche l’attuale attacco degli Stati Uniti contro Cuba include nuovi strumenti, quasi militari, per manipolare e trasformare la menzogna in verità.  L’uso di Internet e dei media, da parte degli Stati Uniti, con tecniche e strategie praticamente militari mirano alla distruzione di governi sovrani come quello dell’isola di Cuba. Ciò include l’uso sempre più sofisticato di operazioni psicologiche e strumenti legati alla comunicazione, dei social network, con una preoccupante capacità di penetrazione in America Latina, modificando l’opinione pubblica, alterando l’informazione, sostituendo la verità alla menzogna. Nel caso della Bolivia, i social network e la stampa sono serviti per sconfiggere il tentativo di riformare la Costituzione politica dello Stato in modo che Evo Morales potesse andare a una seconda rielezione. È stata utilizzata la stessa strategia che oggi viene applicata in Venezuela e, ovviamente, con maggiore intensità a Cuba. I media e i social network sono diventati uno strumento praticamente militare, legato a operazioni psicologiche, il cui scopo è distruggere i governi democratici che hanno deciso di cambiare il corso della loro storia. Quello che è successo a Cuba è probabilmente l’attacco più massiccio, diversificato e più intenso lanciato contro qualsiasi altro paese dell’America Latina. La guerra mediatica delle menzogne, l’uso delle tecnologie di comunicazione, internet, i bot, le fabbrica dei troll e altro ancora sono lì, oggi al loro apice e al servizio degli interessi imperiali, mentre in materia esiste un vuoto normativo su scala mondiale. Oggi siamo minacciati dalle tecnologie, da queste nuove piattaforme di comunicazione che stanno modificando arbitrariamente e con interessi privati  l’opinione pubblica mondiale. Il mondo intero è praticamente minacciato dall’uso interessato e strumentale di queste piattaforme comunicative che oggi, praticamente, stanno portando avanti colpi di stato in vari paesi del mondo, tecnologie utilizzate fondamentalmente per forgiare l’opinione pubblica sulla base di disinformazione, manipolazione e alienazione.

D’altra parte, l’ingerenza imperialista statunitense, negli ultimi decenni, ha avuto la caratteristica di mutare le sue strategie interventiste, non solo in America Latina ma anche nell’Europa orientale. L’esternalizzazione della guerra contro i popoli ora si permette di operare attraverso istituzioni come chiese, organizzazioni non governative, fondazioni con sembianze umanitarie, anche centri accademici e università. Il Comando Sud delle Forze Armate Nordamericane è proiettato sui Caraibi, Centro America e Sud America, di concerto con agenzie nordamericane come USAID, NED, IRI che finanziano le operazioni interventiste. Potremmo dire che l’arsenale di istituzioni, strategie, tattiche e tecniche destabilizzanti è diventato più complesso negli ultimi decenni, proprio per non rendere visibile la fatale mano insanguinata dell’impero nordamericano. A causa della loro ingerenza, gli Stati Uniti sono diventati, per l’America Latina e per il mondo, non solo la forza di polizia globale, ma anche un impero che ha perso ogni scrupolo, che ha perso ogni decoro in termini di uso di strumenti, di armi, di arsenali politici per distruggere governi progressisti non allineati con gli interessi degli Stati Uniti. Di conseguenza, negli ultimi anni c’è stata questa mutazione nelle strategie, nelle tattiche e nelle tecniche del golpe, destabilizzante e interferente. In merito alle rivolte dell’11 luglio 2021, a Cuba, gli Stati Uniti che hanno una lunga storia di indebolimento della rivoluzione socialista cubana dagli anni ’60, fanno parte delle operazioni segrete statunitensi della strategia del cambio di regime politico, dell’indebolimento della stabilità politica cubana. Pertanto, fanno parte della rete destabilizzante portata avanti negli ultimi 60 anni e che hanno tracce inconfondibili di una guerra multidimensionale e multiforme contro la rivoluzione cubana. I tentativi di invasione, terrorismo, sabotaggio e assassinio, guerra biologica e blocco degli Stati Uniti contro Cuba, a cui si aggiungono le misure unilaterali per soffocare l’economia e impedire l’acquisto di cibo e medicine durante il governo di Trump, fanno parte delle operazioni interventiste che sono state lanciate anche contro Venezuela, Honduras, Paraguay, Nicaragua, Ecuador, Brasile e Bolivia, per rovesciare i governi progressisti. Questa brutale guerra genocida contro il popolo cubano, contro il popolo venezuelano, contro il Nicaragua e, naturalmente, contro la Bolivia si è intensificata in un colpo di stato permanente, promosso, finanziato, coordinato dagli Stati Uniti. Il blocco economico, commerciale e finanziario, non è condannato solo dalla Bolivia, ma da 194 Paesi del mondo che respingono anche gli atti di terrorismo degli Stati Uniti e la crudeltà disumana nonché la tendenza genocida dei governi di quel Paese.

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