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Il Kazakistan in fiamme

La crisi in Kazakista, come nasce, le possibili cause, le ingerenze esterne, le dinamiche interne, la risoluzione e le conseguenze nel paese e strategiche per l’Euro-Asia in vista della settimana entrante

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Credit foto https://www.amnesty.org

Aree di crisi nel mondo n.99 del 9-1-2022

Il Kazakistan in fiamme

Ogni settimana che arriva, pare presentarci sempre delle novità.

Il 2022 si presenta sotto luci cupe.

Un nuovo Paese sembra finire sotto le attenzioni della destabilizzazione e del caos.

Dai primi giorni dell’anno, la popolazione kazaka, ha iniziato una serie di manifestazioni motivate dalla protesta contro i rincari di gas, carburanti e energia, aumenti che si ripercuotevano poi su tutta la catena dei beni trasportati su ruote, spesso generi di prima necessità

dopo i primi giorni di manifestazioni pacifiche, all’improvviso queste sono divenute invece molto violente.

Gruppi di manifestanti in alcune città, non tutte, hanno aggredito le forze dell’ordine, con una decisione e determinazione inaudite li hanno messi in fuga, dispersi, messi con le spalle al muro e percossi selvaggiamente.

Molti reparti inviati per controllare le manifestazioni erano disarmati, non addestrati.

La città che più di ogni altra è il simbolo di queste violenze è Alma Ata o Almaty.

Qui si sono presentati i gruppi più violenti ed organizzati.

Il Presidente kazako Tokayev This file comes from the website of the Government of the Russian Federation and is licensed under the Creative Commons Attribution 4.0 License. In short: you are free to distribute and modify the file as long as you attribute government.ru.

Chi sono questi gruppi?

È ancora difficile rispondere con certezza a questa domanda, di sicuro possiamo dire che non si tratti di normali manifestanti, che abbiano ricevuto addestramento apposito per diffondere il caos e la violenza.

Il Presidente del Paese Tokayev ha dichiarato e denunciato la presenza di gruppi provenienti dall’estero, terroristi facenti capo a organizzazioni di estremisti islamici.

Per comprendere meglio questa situazione e prima di parlare degli sviluppi esaminiamo un attimo le ragioni della protesta.

I prezzi di idrocarburi ed energia è aumentato davvero, le lobbies dei produttori e distributori di prodotti petroliferi non sono soggetti a controllo sui prezzi, lo stato non agisce per calmierare i prezzi, pertanto la generale situazione mondiale li ha spinti a speculare sul prezzi anche in Kazakistan, pesando non poco sulle spalle dei cittadini, non dissimilmente da quanto accadrà in Italia con gli aumenti che si susseguono ogni trimestre e del quale a breve vedremo gli effetti nelle bollette del gas e della luce.

Lo stato kazako aveva abbracciato il liberismo economico e pertanto questa ideologia perversa impone di non mettere limiti o freni al mercato che , a detta loro, si “autoregola”, peccato lo faccia a spese di noi cittadini o dei kazaki in questo caso.

Quindi le ragioni delle manifestazioni c’erano ed erano reali.

Agli idrocarburi si sono uniti dei fattori transitori, quali?

In questi mesi si è verificata una incredibile migrazione di aziende dalla vicina Cina. Almeno 90,000 aziende dedite al “mining” delle criptovalute, si sono trasferite qui, principalmente proprio ad Almaty, causando un notevole aumento del fabbisogno energetico ed un ulteriore aumento dei costi dell’energia, si parla di un aumento di richiesta pari al 10% su base NAZIONALEE, davvero uno sproposito in pochi mesi.

L’attività del mining serve per creare i codici necessari a determinare le operazioni in criptovaluta, le transazioni, gli acquisti e la generazione di nuove emissioni, il tutto garantito tramite il meccanismo del “BLOCKCHAIN”, mi perdonino i tecnici del settore per i sicuri errori, ma non è materia semplice per i profani.

Il tutto viene esercito assorbendo enormi quantità di energia elettrica per alimentare le macchine di calcolo costruite con schede grafiche più veloci dei normali computer di casa nell’eseguire queste operazioni, lavorando sempre alla massima velocità sviluppano anche molto calore e i locali vanno anche climatizzati.

Icarus Bitcoin Mining rig This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. autore Xiangfu

Una attività estremamente inquinante quindi e che andrebbe regolamentata, tassata e nel caso ance proibita, come del resto hanno fatto in Cina, causando appunto la migrazione dei “minatori”.

Da dove arrivano gli estremisti

Tutto questo giustifica sicuramente le proteste ma di certo non le violenze che si sono scatenate.

Approfondendo la natura dei terroristi, man mano che procedono i loro arresti, eliminazione e identificazione, si scopre che molti di questi provenissero o siano arrivati da Paesi vicini, oltre che da Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan, ve ne sono provenienti dalla Cina, ovvero dalla regione dello Xingian dove si trovano le minoranze degli Uiguri, tra i quali sono stati reclutati molti miliziani estremisti islamici che hanno arricchito le fila dei terroristi filo turchi in Siria e altri fronti.

Durante la campagna siriana, l’esercito russo aveva già registrato la presenza di questi miliziani provenienti da Paesi ex sovietici a maggioranza musulmana.

Molti sono stati anche quelli di cittadinanza russa individuati.

Si chiarisce quindi come abbiano potuto introdursi all’interno del Kazakistan passando con il normale traffico di transito tra le Repubbliche.

Probabilmente non si sono portati armi al seguito per non destare alcun sospetto confidando di potersene procurare molte sul posto.

I commissariati di polizia depredati e svuotati dei contenuti delle armerie sono infatti li a testimoniarlo.

Come erano state predisposte le difese per l’ordine pubblico.

Uno degli aspetti che hanno di certo favorito i terroristi è stato la incredibile trascuratezza nel predisporre un sistema efficace di contenimento dei manifestanti.

Forze di polizia insufficienti, mezzi inadeguati, le auto di servizio non servono a nulla e anzi vengono devastate dai facinorosi.

Equipaggiamenti inadeguati.

I reparti schierati inizialmente erano sprovvisti di adeguato equipaggiamento, sia per contenere la folla sia per proteggere gli agenti. Sono stati travolti e percossi, centinaia di agenti sono stati feriti in maniera grave.

Cadetti delle scuole dell’esercito sono stati mandati in città a presidiare edifici sensibili senza ne scudi ne armi ne equipaggiamento, molti avevano solo una pala a disposizione, situazione ridicola che ha ingenerato in loro un forte senso di abbandono, di sfiducia nei comandi e di timore per la propria vita.

Molti si sono arresi ai manifestanti abbandonando l’equipaggiamento e ceduto anche ai loro inviti ad unirsi a loro, probabilmente temendo di essere eliminati.

Solo ad Almaty le vittime tra le forze di polizia nei primi due giorni sono state 12 di cui tre decapitate.

Particolare macabro che richiama immediatamente agli scenari dell’ISIS.

I responsabili interni e le decisioni del Presidente Tokayev.

Le responsabilità di questo disastro quindi sono da rimandare interamente ai responsabili della sicurezza del Paese tra i quali possiamo trovare il “clan” Nazarbaev.

Lasciando la Presidenza il vecchio padre padrone del Paese si era ricavato un ruolo di primo piano nel controllo del Paese, la Presidenza, A VITA, del Consiglio di Sicurezza del Paese, il nipote ne faceva parte ed anche un suo fedelissimo Karim Masimov.

Il presidente in carica Tokayev è rimasto saldo al suo posto, mentre in alcune città, due in particolare, i palazzi delle istituzioni venivano assaltati e dati alle fiamme.

Anche l’aeroporto di Alma Ata è stato prima occupato e poi devastato dai terroristi.

Il polso fermo di Tokayev si è visto il giorno dopo questi devastanti fatti, ha iniziato un repulisti impressionante, destituito il clan Nazarbaev, e sostituitolo direttamente alla guida del comitato di sicurezza, dimissionata la figlia di lui dalla Presidenza del Senato kazako, dimissionato il nipote Samat Abish, dal ruolo di vice responsabile della sicurezza e il capo della sicurezza , Masimov, arrestato per tradimento.

Secondo passo del Presidente è stato quello di denunciare la presenza di miliziani stranieri e di un coordinamento esterno al loro impiego in Kazakistan, pertanto ha così creato le condizioni per poter richiedere l’intervento della CSTO, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva in russo Organizatsiya Dogovora o Kollektivnoy Bezopasnosti, organizzazione di difesa collettiva di cui fanno parte diversi Paesi ex URSS.

Il Presidente Tokayev ha poi ordinato l’immediato impiego dell’esercito nelle città dove si erano sviluppate violenza incontrollate, e già nella notte i reparti delle forze armate iniziavano ad ingaggiare le milizie armate all’interno delle due città con loro presenza. Nelle altre i gruppi di manifestanti, per lo più pacifici, decidevano di sciogliere le assemblee in strada e smontavano le tradizionali tende mongole, le yurta, approntate come sedi simbolo delle manifestazioni di protesta.

La mobilitazione del CSTO.

La presidenza a turno della CSTO, in questo periodo, è ricoperta dall’Armenia, il cui Primo Ministro Pashinian ha immediatamente accolto la richiesta di intervento del collega kazako e predisposto l’invio di forze di pace a presidiare gli obbiettivi più sensibili del Paese.

Il contingente mobilitato è proporzionale alla capacità dei vari Paesi, pertanto sono stati mobilitati 3000 soldati russi tra paracadutisti e genieri, brigate complete di mezzi trasferiti a partire da poche ore dopo l’ordine con un imponente ponte aereo, ed immediatamente operative sul posto, presidiano ora il palazzo presidenziale, la Banca Centrale, Diversi palazzi del Governo, il cosmodromo di Baykonur, hanno il comando di molti reparti delle Forze Armate kazake nonché il pieno controllo delle difese aeree.

500 soldati delle forze speciali sono stati inviati dalla Bielorussia, 200 dal Tagikistan e 100 dall’Armenia, il Kirghizistan dapprima non ha accolto la mobilitazione, rifiutandosi di partecipare, poi ha accettato di inviare 200 sodati.

È stato impressionante osservare la rapidità del dispiegamento delle forze dei paracadutisti russi che in brevissimo tempo erano già sul posto e prendevano posizione nel Paese.

Le operazioni di polizia.

Le operazioni di annichilimento delle cellule terroriste hanno avuto inizio con i reparti delle forze speciali kazake che hanno chiuso gli accessi e le uscite dalla città di Almaty, centro delle violenze, e iniziato un vero e proprio rastrellamento quasi casa per casa. I fermi e gli arresti superano già le 5000 unità, durante alcuni conflitti a fuoco sono stati eliminati i miliziani armati.

La popolazione è rimasta chiusa in casa per il coprifuoco proclamato nelle città dove si sono avute le violenze.

Alcuni arrestati , stranieri hanno raccontato di aver ricevuto compensi per recarsi in Kazakistan e causare disordini.

Si tratta di un caso MAIDAN?

Sembrerebbe un consueto scenario tipo Maidan o Bielorussia, ma ci sono diversi aspetti anomali.

Dapprima è mancato del tutto la copertura dei media occidentali, che non hanno nemmeno seguito le proteste quando iniziate, secondo solo dopo l’inizio delle violenze si sono fatti vivi i canali solitamente usati nel sostegno alle “rivoluzioni colorate” come Nexta Live, canale attivissimo per la Bielorussia e gestito con finanziamenti europei dalla Polonia, la sua sede è a Varsavia. Sono sembrati rincorrere gli eventi, presi in evidente contropiede.

Inoltre ora che la situazione si presenta come in via di completa normalizzazione, la popolazione non ha aderito alle proteste, i facinorosi sono stati via via isolati ed eliminati ed ora sono braccati in tutto il paese.

Pertanto le anomalie non mancano.

Chi ci ha perso e chi guadagnato?

Tirando le somme possiamo dire che stando alle attuali notizie e alla situazione, il clan Nazerbaev appare esautorato della sua autorità e del suo peso nel Paese, i suoi fedeli sono stati estromessi dagli incarichi di rilievo o addirittura arrestati.

Il Presidente Tokayev è sicuramente rafforzato nella sua autorità, essendosi mostrato fermo e risoluto nel gestire la crisi e la CSTO ha dato prova di rapidità decisionale e di impiego.

La Russia al momento ha il pieno controllo delle strutture sensibili del vicino Paese, che ricordiamo ha una superficie paragonabile alla intera UE, non solo presidia le Istituzioni ma ha di fatto il controllo delle sue forze armate nonché della Difesa aerea.

Putin domani si presenterà all’incontro con Blinken con una posizione di maggiore forza rispetto a prima e, ricordiamolo, controllando di fatto, al momento anche un quarto delle riserve mondiali di uranio.

Il controllo delle difese aeree del Kazakistan permette alla Russia di estendere e di molto il preavviso in caso di attacco con bombardieri dal fianco a sud del Paese, migliorando di molto la sua capacità di interdizione e di contrattacco.

Se dovesse esserci un conflitto in Ucraina, il controllo di questo enorme Paese sarebbe stato un punto davvero prioritario per la difesa strategica russa.

Di fatto questo punto di assoluta rilevanza strategica è stato messo a segno completamente.

Zelensky & Nazarbayev in Japan (Oct 2019) This file comes from the website of the President of Ukraine and is licensed under the Creative Commons Attribution 4.0 International license. attribuzione http://www.president.gov.ua/

Abbiamo quindi due figure che ne escono estremamente rafforzate, il Presidente Tokayev che ha eliminato la ingombrante presenza del “clan “ Nazarbaev dalla gestione del potere di Nur Sultan e il Presidente russo Putin che ha migliorato di molto la sua influenza sul Kazakistan e messo al sicuro il fianco sud delle sue difese strategiche in vista di un possibile, probabile?, conflitto in Ucraina.

Non sappiamo quindi chi abbia ideato e organizzato l’invio di questi miliziani islamisti, ma di certo sappiamo chi ha saputo trarne un vantaggio strategico e immediato durante la sua risoluzione.

Il 10 gennaio le delegazioni russe e USA si incontraranno a Ginevra, le premesse non sono buone, le richieste russe sono molto precise e coraggiose, mentre la posizione degli USA è incerta e dalle premesse sembra non intendano concedere le garanzie richieste da Mosca per mettere in sicurezza lo scenario europeo.

Sarà una settimana davvero ricca di eventi.

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