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Nemmeno in tempo di pandemia cessa il blocco: le donazioni di una potente compagnia cinese, per il COVID-19, non possono raggiungere Cuba

Le cose per Cuba sono sempre più difficili. Nemmeno in tempo di pandemia i cubani possono respirare facilmente e ricevere donazioni.

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Immagine senza copyright e di libera diffusione

Tratto dal Blog dell’Ambasciata Cubana in Cina, nella traduzione di Maddalena Celano

Le cose per Cuba sono sempre più difficili. Nemmeno in tempo di pandemia i cubani possono respirare facilmente. Quando il 13 marzo 2020 Jack Ma, fondatore di Alibaba, il colosso elettronico cinese, e la fondazione che porta il suo nome, hanno annunciato al mondo l’intenzione di donare 500.000 kit di rilevamento rapido COVID-19 e un milione di mascherine agli Stati Uniti, ignorando gli xenofobi e razzisti del (ex) presidente  Trump, lo aveva già fatto per altre nazioni come Giappone, Corea del Sud, Italia, Iran e Spagna, poi considerati i paesi più in pericolo, come espressione del suo trasparente appello a unire le forze in questa difficile e impari battaglia.

Una seconda spedizione di donazioni a sostegno del lavoro di prevenzione in Europa doveva arrivare all’aeroporto belga di Liegi il 16 marzo 2020. Nello stesso giorno è stato segnalato anche l’arrivo in Etiopia di un altro carico destinato ai 54 Paesi africani. Il giorno dopo, un volo da Hangzhou a Roma avrebbe trasportato forniture mediche per la Croce Rossa italiana, ed è stata annunciato l’arrivo di altri kit e mascherine.

Lo stesso giorno, un altro aereo sarebbe arrivato a Saragozza, in Spagna, con un altro prezioso carico di circa 500.000 mascherine e altre attrezzature mediche a sostegno della lotta contro il nuovo Coronavirus. Quel giorno un post sul suo account Twitter aveva assicurato in spagnolo #Estevirusloparamosentretodos. Il giorno dopo, un’altra spedizione sarebbe arrivata a Liegi per sostenere gli sforzi di Belgio e Francia. L’agenzia cinese XINHUA ha evidenziato che la Fondazione Jack Ma stava aumentando i suoi sforzi per fornire maggiore sostegno ai paesi colpiti, in particolare Italia, Belgio, Spagna, Slovenia, Francia, Austria, Danimarca, Germania, Irlanda e Paesi Bassi. Il 19 marzo sarebbe stata la volta dei vicini asiatici come Indonesia, Malesia, Filippine e Thailandia. Il 21 più forniture di emergenza per Afghanistan, Bangladesh, Cambogia, Laos, Maldive, Mongolia, Myanmar, Nepal, Pakistan e Sri Lanka. Giorni dopo, spedizioni simili sarebbero arrivate in Azerbaigian, Bhutan, India, Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Vietnam. Hanno già raggiunto 23 paesi asiatici. Il 22 marzo, mentre la pandemia continuava ad avanzare, avrebbe toccato l’America Latina e i Caraibi. Un nuovo tweet di Jack Ma aveva annunciato la spedizione di 2 milioni di mascherine, 400mila kit diagnostici rapidi e 104 ventilatori, in 24 paesi della regione caraibica, tra cui Cuba, Argentina, Brasile, Cile, Ecuador, Repubblica Dominicana e Perù. Il 24 marzo una pubblicazione dell’ambasciatore cinese a Panama ha confermato l’imminente arrivo in quel Paese di 100.000 mascherine e 10 kit diagnostici, mentre il suo collega all’Avana ha confermato lo stesso. Ma il 30 marzo 2020, sono state annunciate ulteriori spedizioni di apparecchiature come ventilatori, guanti e tute mediche protettive. L’hashtag #OneWorldOneFight è diventato una tendenza sulle reti. Tuttavia, tra tante notizie e annunci, una di quelle spedizioni (che era stata annunciata) non è riuscita a raggiungere la sua destinazione finale. Si scoprirà che il suo vettore, una società statunitense incaricata di farlo, ha rifiutato all’ultimo momento l’ordine in quanto le norme sul blocco economico, commerciale e finanziario, imposto al paese di destinazione, intensificate dall’amministrazione di turno in gli Stati Uniti, ha impedito l’ invio degli aiuti. Il nobile, enorme e lodevole sforzo del fondatore di Alibaba e della Fondazione Jack Ma, che era riuscita a raggiungere più di cinquanta paesi nel mondo, non poteva toccare il suolo cubano, per quanto fossero necessarie quelle risorse a sostegno della battaglia condotta dalla piccola isola delle Antille assediata e bloccata. Ancora, il blocco ingiusto, arbitrario e illegale che capovolge tutto. Cuba ha ringraziato il Sig. Ma per aver pensato ai cubani e per gli sforzi che sta ancora facendo affinché i contributi della sua fondazione giungano finalmente a destinazione. Le cose per Cuba sono sempre più difficili, ecco perché ogni conquista, ogni piccolo passo avanti, diventa un colossale trionfo contro i demoni.