Mettiti in comunicazione con noi

Esteri

Il nuovo comando russo impone la sua strategia al conflitto in Ucraina

la situazione nelle aree di crisi nel mondo, Yemen, Etiopia ed il conflitto tra Russia e Nato per tramite ucraino.

Avatar photo

Pubblicato

su

rea soldati ucraini Mariupol

Aree di crisi nel mondo n. 105 del 10-4-2022

Spiragli per la pace nello Yemen

Nessuna descrizione disponibile.
Yemen i settori sotto controllo saudita in rosa e Houti in verde, in grigio sono sotto controllo di Al Qaeda, immagine presa da Google maps ed elaborata dall’autore.

L’Arabia Saudita ha ”consigliato” al Presidente yemenita Abd-Rabbu Mansour Hadi la cessione dei suoi poteri ad un Consiglio Presidenziale. Appositamente formatosi.

Questa mossa potrebbe riaprire la via dei negoziati (promossi dall’ONU) con il Movimento di Ansar Allah, guidato dagli Houthi, che regge ancora oggi su tutti i fronti nonostante la supremazia schiacciante dal punto di vista militare della coalizione a guida Saudita.

La scorsa proposta di cessate il fuoco non era stata accolta, a quanto spiegava il Ministro degli esteri iraniano, Paese che appoggia le milizie sciite di Ansar Allah nello Yemen, in quanto non erano garantiti a sufficienza sulla revoca degli embarghi e blocchi sia sull’aeroporto internazionale di Sanaa e anche sul porto di Al Oudaidah. Unico approdo per l’80 % delle merci e degli aiuti umanitari per la popolazione yemenita.

Ansar Allah in questo periodo è stata molto attiva e sempre con l’iniziativa in pugno. Ancora di recente è riuscita a colpire con i suoi missili da crociera autoprodotti gli impianti della Aramco a Jedda.

Riad, dal canto suo è con le spalle al muro. Le sue forze sul campo non riescono a invertire la china favorevole agli yemeniti, che ancora minacciano Marib, cardine delle ultime difese saudite prima di un possibile ritiro di centinaia di chilometri perdendo i giacimenti petroliferi e di gas della regione.

Gli Emirati si sono defilati dalle operazioni militari già da un paio di anni. Hanno appoggiato invece una iniziativa che ha recuperato il piano separatista di quello che fu lo Yemen del sud con capitale Aden e si ritengono quindi soddisfatti , in quanto da Aden, porto vicino allo stretto di Bab al Mandab, hanno comunque una posizione strategica per poterlo controllare.

Rimasta quindi sola alle prese con un conflitto che minaccia concretamente non solo gli impianti petroliferi del gioiello di famiglia ma anche i suoi aeroporti, l’Arabia Saudita di fatto è in difficoltà e ha bisogno che gli Houti accettino di trattare un cessate il fuoco, di fatto una resa. Per convincerli ora, MBS, Mohammed Bin Salman ha deposto simbolicamente il contestato Presidente yemenita. Forse è stata una esplicita richiesta yemenita per accettare la trattativa. Un collegio presidenziale in cui siedano personaggi anche a loro graditi , senza ombra di dubbio consente loro di accettare il dialogo e andare all’incasso di quanto l’Arabia proporrà pur di uscire da questa costosissima guerra.

Tregua in Etiopia

Ci siamo occupati più volte della guerra civile in Etiopia.

Situazione in Etiopia, immagine elaborata dall’autore e tratta da google maps

Eravamo rimasti al ritiro delle forze armate tigrine una volta giunte alla Scarpata che dava accesso all’altipiano etiope, dove trovarono le formazioni dell’esercito etiope ben schierate in difesa e decisero di ritirarsi non potendo ingaggiare battaglia così lontane dai loro territori a causa della linea di rifornimenti troppo lunga.

Rientrati nei loro territori di fatto la guerra non si è più evoluta. Nel senso che l’avanzata conseguente dell’esercito etiope si è bruscamente interrotta non appena i tigrini hanno smesso di ripiegare.

Da allora le autorità di Addis Abeba hanno attuato un feroce blocco degli aiuti umanitari, (https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/latroce-guerra-detiopia-conosce-infine-tregua ) esattamente come facevano prima della controffensiva tigrina.

Al momento le autorità tigrine hanno accettato il cessate il fuoco ma a condizione che cessasse il blocco agli aiuti umanitari.

Il Tigrai occidentale, la parte confinante con il Sudan, è sempre rimasto sotto occupazione delle forze di Amhara e degli Eritrei, alleati di Addis Abeba.

Organizzazioni umanitarie, come Amnesty International o Human Rights Watch, ( https://www.rainews.it/articoli/2022/04/etiopia-campagna-implacabile-di-pulizia-etnica-nella-regione-occidentale-del-tigray-415a87dd-667d-4928-a076-7b16c628f4e4.html ) denunciano da mesi i crimini commessi contro la popolazione, fino ad arrivare a denunciare una vera e propria pulizia etnica in questi territori.

Immobilismo da parte della comunità internazionale, in particolar modo quella occidentale. Che ha sempre esaltato il Premier Abiy Ahmed Ali fino a conferirgli un, evidentemente, immeritato premio nobel per la pace.

Resta inoltre aperta la questione della Grande Diga del Rinascimento etiope ( https://www.bbc.com/news/world-africa-53432948 ). Sudan e Egitto sono molto preoccupati per il taglio all’afflusso dell’acqua dal Nilo Azzurro che rischia di causare danni enormi alle agricolture di entrambi i paesi se praticato con le modalità indicate da Addis Abeba.

Ora resta da comprendere se gli aiuti per la popolazione arriveranno davvero e se sarà possibile impedire la catastrofe umanitaria cui andava incontro il Tigray per volontà di Addis Abeba e del suo Primo Ministro premio Nobel per la pace.

Guerra russo Ucraina

Riposizionamento russo

È stato completato nel nord dell’Ucraina il ripiegamento russo. Sia dalla regione di Kiev e sia dal nord est del Paese, come la regione di Chernikov. Dove si è combattuto a lungo ed aspramente in varie aree urbane.

Gran parte delle forze uscite da est sono rimaste oltre il confine per prevenire eventuali attacchi ucraini. Quelle uscite da nord, in territorio bielorusso, sono state inviate ad est nella regione di Belgorod e a sud nel settore di Rostov per essere reimpiegate sui fronti attivi da sempre.

Queste manovre rientrano interamente nella seconda fase del conflitto. L’ideatore di questa fase sarebbe il comandante in capo del Distretto Militare Meridionale dell’esercito russo, il Colonnello Generale Alexander Dvornikov.

il coll. gen. Alexander Dvornikov con il ministro della difesa Shoigu immagine tratta dal sito del ministero della difesa russo www.mil.ru

Il cambio di passo delle operazioni è stato netto.

Dapprima ha azzerato le confusionarie operazioni nel nord del paese, riposizionando tutte le forze.

In secondo luogo ha ridotto i fronti su cui operare di ben 700 Km. Con notevole vantaggio logistico e aumento delle capacità operative in efficacia offensiva.

Gen. Alexander Dvornikov durante le esercitazioni in Ossezia del nord nel 2017 immagine di libero uso tratta dal sito del ministero della difesa russo www.mil.ru

Terzo, ha reindirizzato gli attacchi delle forze dell’aviazione sugli obiettivi primari e strategici. Non più i singoli equipaggiamenti mobili: carri, blindati e mezzi vari. Ora gli obiettivi sono depositi di carburante, munizioni, infrastrutture di comando e logistica del nemico.

Ha quindi ottenuto un immediato risultato strategico. Il recupero dell’iniziativa sulle operazioni del conflitto.

In questa settimana non c’è stato giorno senza che venissero colpite una o più installazioni di stoccaggio di idrocarburi, raffinazione o depositi di carburante.

Questa azione non tarderà nel farsi sentire a breve. Non solo infatti distruggono gli idrocarburi stoccati ma ne impediscono anche l’eventuale impiego futuro senza prima effettuare lunghe riparazioni.

I fronti in Ucraina

Le operazioni militari stanno segnando un lento ma continuo progresso dei fronti da parte dell’esercito russo.

Settore est, Karkov Izium Lugansk, mappa tratta da google maps ed elaborata dall’autore

Dal settore di Izium stanno muovendo sia verso ovest che verso sud e si sono portati vicini a Krasnopilia in direzione di Sloviansk, ormai in vista.

Da est prosegue il forcing delle truppe LPR che hanno preso il pieno controllo di Popasna di Troyske, di Nyznie e di parte di Sieverodonetsk. Sono ormai vicinissimi a Lysikansk..

Settore di Mariupol Kherson, Donetsk, mappa tratta da google maps ed elaborata dall’autore

Nel settore sud le truppe DPR con le forze russe non si sono mosse in questi giorni ma in precedenza hanno conquistato posizioni all’interno e intorno ad Adveevka. Hanno liberato Marinka, Novomikaylovka, Malinovka.

Mariupol

Il recinto in cui sono costretti i membri dell’Azov e le residuali truppe ucraine è sempre più stretto.

Hanno anche tentato un’operazione di recupero dal mare con una nave civile ma è fallito per l’intervento delle unità della Marina Russa, si trattava della nave Apache. Quasi la totalità del porto è sotto controllo russo, si sono arresi più di 500 soldati ucraini nel giro di due giorni. Il primo gruppo era formato da Marines della 501° brigata ad essi sono seguiti altri gruppi.

https://t.me/OrdEvG/5559

https://t.me/OrdEvG/5409

Restano quindi solo due piccole aree industriali sotto occupazione ucraina. Il resto della città è ormai sotto pieno controllo della DPR (Repubblica Popolare di Donetsk) che ha provveduto a nominare i nuovi amministratori provvisori.

Non tratto in questa rubrica dei fatti di Bucha o di quelli di Kramatorsk in quanto per la prima mancano dati oggettivi, non c’è alcun esame autoptico dei corpi da parte di una commissione indipendente e non legata alle parti in conflitto che ne stabilisca cause, data e luogo del decesso, pertanto non si può discutere del nulla se non della versione proposta da una parte in conflitto. Sul caso di Kramatorsk, che vede uno/due missili di tipo Tochka-U caduto ed esploso sulla zona della stazione della città causando circa 50 vittime, al momento si sa solo il tipo di missile utilizzato, un Tochka-U dismesso dalla Russia a fine 2020 la versione OTR-21,

https://t.me/OrdEvG/5557

https://t.me/OrdEvG/5558

https://t.me/OrdEvG/5554

https://t.me/OrdEvG/5552

Si conosce il suo numero di serie, filmato dal tg della 7 e fornito al mondo non si sa se in maniera avveduta e che confrontato con altri precedenti confermerebbe la sua appartenenza a lotti in dotazione ucraina ma anche questo dato non è determinante nell’accertare chi lo abbia lanciato, verso dove e se intendesse avere come obbiettivo Kramatorsk o altra città. Ricordo infatti che analogo missile è stato usato per diversi attacchi su Donetck e altre città del Donbass negli anni scorsi e anche di recente.

https://www.janes.com/defence-news/news-detail/ukraine-conflict-ukraine-reportedly-strikes-russian-airbase

https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/00963402.2016.1170359

Allo stesso modo non tratto delle centinaia di dichiarazioni di cittadini di Mariupol che denunciano gli omicidi perpetrati dai militari ucraini contro i civili che cercavano di lasciare la città senza il loro permesso. Occorre attendere che vi siano le opportune indagini e approfondimenti.

I paesi alleati dell’Ucraina nel conflitto

La carenza di mezzi di terra si fa inoltre sentire pesantemente sulle operazioni ucraine. Il Presidente Zelensly sta chiedendo invio di ogni sorta di veicoli, dai carri armati ai blindati, fino ai comuni mezzi da esplorazione.

I paesi alleati dell’Ucraina stanno raccogliendo materiale. Gli USA comprano i fondi di magazzino ex sovietici dai Paesi dell’ex patto di Varsavia. Confidando che sia già noti alle truppe ucraine e che possano sia impiegarli che ripararli se occorre. L’Australia invierà 20 mezzi Bushmaster da ricognizione. La Repubblica Ceca invierà T72 e circa quaranta BMP1. La Slovacchia invierà una batteria completa di suoi S300 egli USA riposizioneranno in Slovacchia una loro batteria di Patriot. Anche la Germania pare voglia inviare qualche decina di BMP1 trovati in qualche capannone.

Gli USA hanno stanziato un secondo lotto di aiuti per 800.000.000 di dollari. Inviando altre migliaia di missili ATGM Javelin, altre migliaia di missili Manpads Stinger e sistemi AT-4, che andranno ad unirsi alle altre migliaia di NLAW inviati dalla GB che ora ha fornito anche i suoi modernissimi StarStreak. Johnson era in visita ieri a Kiev. Prima di lui c’è stata la Von der Leyen unitamente a Mr PESC Borrell. Hanno promesso altri aiuti in armamenti dalla UE, annunciando, oltretutto, che questo conflitto vada risolto sul campo di battaglia e non attraverso la diplomazia.

Un imbarbarimento delle politiche UE davvero allucinante. (https://www.lastampa.it/esteri/2022/04/08/news/kiev_von_der_leyen_incontra_zelensky_oggi_comincia_il_cammino_dell_ucraina_verso_l_ue_-2919870/)

https://www.adnkronos.com/guerra-ucraina-russia-johnson-a-sorpresa-a-kiev_3WUcX3jHmNTAWI0jkaHCit

Insomma si fa di tutto perchè la guerra si prolunghi nel tempo il più possibile e ormai di fatto, si usa l’Ucraina per combattere la guerra contro la Russia a lungo ricercata dagli USA e dalla GB e ora anche dalla UE contro tutti i propri interessi economici.

La crisi economica e alimentare in Occidente.

Nelle parole di Ursula von der Leyen c’è il vero progetto a monte di questa escalation di conflitto. Distruggere la Russia. I lettori più attenti ricorderanno bene come si sia sempre denunciato questo progetto e le conseguenze a cui ci avrebbe portato causando innanzitutto una estensione della guerra del Donbass a tutta l’Ucraina con chiari rischi di ulteriore espansione.

Che la Russia poi possa davvero affondare come lei auspica è tutto da dimostrare. Al momento il Rublo è tornato piuttosto stabilmente sulle sue quotazioni pre-guerra, non pare oltretutto che questo sia frutto di un intervento della Banca centrale russa.

Le contromisure economiche come la fissazione del cambio del Rublo sull’oro pare abbiano garantito il suo valore e tenuta sui mercati mondiali.

https://www.milanofinanza.it/news/il-rublo-torna-al-suo-valore-pre-bellico-che-smacco-per-l-occidente-202203311002269244

Insomma finora non sembra che i progetti occidentali sul conflitto ne sull’economia russa stiano avendo gli effetti sperati.

Non si può dire altrettanto degli effetti sulle nostre di economie.

Ci troviamo di fronte al rischio molto serio di una crisi economica senza precedenti. Una crisi alimentare senza precedenti, una crisi che si sta manifestando già oggi sul nostro comparto agricolo con il prezzo dei mangimi per animali che non smette di crescere. Gli allevatori stanno riducendo il numero dei capi nelle stalle. Non riescono a mantenerli tutti. Il latte viene loro pagato 45 centesimi e a loro costa già oggi 59. Mentre al consumo viaggia attorno a euro 1,80. https://roma.repubblica.it/cronaca/2022/03/13/news/ucraina_crisi_agricoltura_lazio_costi_sanzioni-341102401/

Frumento e altri prodotti agricoli non saranno sufficienti per noi avendo posto sanzioni sui più grandi esportatori europeo di prodotti agricoli. La Russia e la Bielorussia, che esportano anche fertilizzanti. Gli USA ne stanno facendo incetta sui mercati, causandone già un raddoppio dei prezzi.

https://www.ilsole24ore.com/art/perche-cresce-rischio-una-grave-crisi-alimentare-globale-AE3fhtOB

Da noi si parla di crisi alimentare globale, ma che potrebbe toccare solo quei paese, minoritari nel mondo, che stanno seguendo l’occidente nelle sanzioni alla Russia.

Non sembra che al momento la nostra classe dirigente abbia la lucidità di comprendere fino in fondo le conseguenze delle loro scelte.

Quando in televisione ascolto un Presidente del Consiglio italiano parlare di una scelta tra il condizionatore in estate, che magari nemmeno tutti hanno, e la pace, io mi chiedo in che mondo viva o per chi stia lavorando.

L’Italia, quando aveva dei governanti e dei Parlamentari degni del ruolo da loro ricoperto, mai ha fornito armi a Paesi belligeranti. Mai in tutta la nostra storia repubblicana. Basta questo a farci comprendere chi oggi ci sta governando e il suo livello di rispetto per la nostra storia e per la nostra Costituzione.

RIPRODUZIONE RISERVATA ©