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Esteri

Gli intrighi di Palazzo a Westminster

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Aree di crisi nel mondo n. 117 del 10-7-2022

Un numero che torna a guardare fuori dagli abituali confini di riferimento ed esamina le crisi in diversi paesi ed aree nel mondo.

Guerra in Ucraina.

Dopo la liberazione di Lisichansk, nel colloquio con il Ministro della Difesa Shoigu, il Presidente russo Putin ha annunciato un momento di riposo per le unità che avevano garantito lo sforzo offensivo nel Donbass, in modo da avvicendarli e ricostituire le opportune scorte di materiali necessari a sostenere la nuova attività offensiva che verrà a breve.

La necessità di ripristinare i collegamenti viari, punti e ferrovie distrutte durante i combattimenti, devono essere riparati per garantire i collegamenti della linea dei rifornimenti al fronte.

La popolazione di Lisichansk e di Sjeverodonetck oltretutto va assistita e parliamo di decine di migliaia di persone.

Devono essere riparati i servizi principali. Luce, acqua, gas prima di ogni cosa. Per fortuna il livello di distruzione non si avvicina a quanto accaduto a Mariupol, questo grazie alla resa ed alla fuga delle unità ucraine che le difendevano, tentarono di imbastire una difesa in Sjeverodonetck, ma il livello di perdite è stato tale da dissuaderli dal ritentare quanto sperimentato nell’Azovstall.

L’impianto Azot di Sieverodonetck è stato pertanto abbandonato in breve e in ancora minor tempo, i battaglioni ucraini si sono ritirati da Lisichansk.

Attualmente la linea del fronte si attesta sulla verticale di Bilorovka fino a Spirne e poi ancora verso sud fino a Vasilovka.

In questa settimana si è visto solo un intenso duello di artiglierie, con quelle russe che hanno pesantemente martellato le posizioni delle difese ucraine tra Siversk e Krasnopolovka.

Le uniche attività offensive, si sono avute, in forma minore su due settori, il primo quello a nord di Mariupol,, dove gli Ucraini insistono nel tentare di prendere alcuni villaggi, impegnando le loro già scarse risorse, ma permettendo ai nostri media di parlare di offensive in corso e l’altra sul settore di Kherson, stesso discorso come sopra, mezzi inadeguati impediscono agli Ucraini di trarre un minimo vantaggio da queste operazioni e subiscono solamente un numero di perdite elevato per poi essere costrette a ripiegare su posizioni iniziali quando non magari addirittura a perdere terreno.

Basterà attendere altri due giorni per comprendere meglio come evolverà la situazione, se nella stessa maniera dei precedenti tentativi o forse in modo migliore per Kiev, cosa piuttosto difficile.

Dobbiamo registrare l’uso massivo delle preziose risorse di Himars consegnati dagli USA a Kiev, 8 finora, ai primi di luglio è stata completata la fornitura.

Girano però voci insistenti della distruzione di due di questi lanciamissili da parte dei Russi al momento mancano dati visivi che comprovino la cosa ma comprendo anche che i Russi non intendano fornire dati su come siano arrivati a colpirli, almeno finché non ne abbiano distrutto un certo numero, gli Ucraini da parte loro non vogliono confermare la distruzione per questione di morale delle truppe e di confermare ai russi l’efficacia della loro azione.

Il dato indiretto al quale ci appelliamo per comprendere dove stia la verità è nella improvvisa scelta USA di fornire altri 4 lanciatori all’Ucraina, che da un lato potrebbe essere giustificato dal buon uso che ne hanno fatto ,sono stati colpiti diversi obiettivi russi delle retrovie da Melitopol a Kherson ma dall’altro potrebbe rivelare la necessità di sopperire a delle perdite subite.

Temo che ne avremo conferma solo tra un po’ di tempo.

Nel frattempo gli Ucraini hanno tentato due volte di issare una bandiera sull’Isola dei Serpenti, la prima volta l’hanno gettata malamente da un elicottero, la seconda volta sono arrivati con una imbarcazione sull’Isola e hanno issato la bandiera, solo che nel giro di pochi minuti sia arrivato un caccia russo che con due missili avrebbe distrutto la bandiera e ucciso alcuni componenti del gruppo ,che poi hanno fatto ritorno sulla costa con l’imbarcazione utilizzata per l’arrivo.

Nei prossimi giorni quindi vedremo riprendere le operazioni russe ma non è certo su quale fronte, potrebbero cambiare la linea di attacco per spiazzare gli Ucraini, quindi tentare un avvicinamento a Sloviansk da nord, oppure un accerchiamento di Artemosk (Bakmut) oppure ancora, avanzare e sfondare su Siversk proseguendo quindi con l’iniziativa precedente.

Il G20 dei Ministri degli Esteri.

In preparazione del principale G20 di novembre, si è svolto presso Bali il vertice dei Ministri degli Esteri, dove l’Italia era rappresentata al nostro meglio ( leggere la vena ironica) dal Ministro Di Maio.

Il vertice è stato caratterizzato dall’ostracismo dei Paesi occidentali legati principalmente al G7, che hanno tentato in ogni modo, ma invano, di isolare il ministro degli esteri russo Lavrov. Di fatto si sono isolati da soli, in quanto gli altri membri del consesso hanno mantenuto normali rapporti con la Russia, partecipando alla cena di gala, alle foto di rito e a tutti i colloqui del caso. Durante l’assemblea comune, dato il tono delirante di alcune accuse mosse contro la Russia, il Ministro Lavrov per sottolineare il suo disappunto ha abbandonato la sala.

Un pesante colloquio ha avuto luogo tra il Ministro degli esteri cinese Wang Yi e il suo omologo statunitense Blinken, durato pare 5 ore, al termine del quale hanno rilasciato la solita nota diplomatica. Leggendo però si evince come su temi quali i legami con la Russia, la guerra in Ucraina, la situazione di Taiwan e le ingerenze USA, i due Paesi siano profondamente divisi e non si vada oltre a comuni intenti in materia di transizione ecologica e poco altro.

( https://www.ticinonews.ch/estero/colloquio-blinken-wang-dialogo-costruttivo-HX5473944 )

Un G20 tra i più inconcludenti di sempre.

Attendiamo novembre per vedere i Paesi del mondo accogliere il Presidente Putin e i Paesi Occidentali boicottare le iniziative comuni come le foto di rito o le cene di gala, mostrando anche molta maleducazione nei confronti del Paese organizzatore.

Westminster in subbuglio

Al n. 10 di Downing street sono in corso manovre serrate.

Boris Johnson a seguito di una serie di scandali minori e delle dimissioni ad orologeria dei suoi ministri si è dimesso da capo del Partito Conservatore ma non da Primo Ministro, rimandando queste al momento in cui il partito avrà un nuovo leader.

Arrivati al culmine di questa crisi politica, possiamo dire che con la rinuncia a partecipare all’agone di Raab ( https://it.wikipedia.org/wiki/Dominic_Raab ) prima e di Wallace dopo ( https://it.wikipedia.org/wiki/Ben_Wallace_(politico) ) , i nomi dei papabili si riducono di fatto a dei signor nessuno come Tom Tugendhat, che non credo abbia molte chances di vittoria. ( https://en.wikipedia.org/wiki/Tom_Tugendhat )

In verità data l’ampia manovra mediatica volta a preparare la sua immagine di Leader, direi che chiameranno, non si proporrà lei da sola, Lizz Truss ( https://it.wikipedia.org/wiki/Liz_Truss ) persona che finora non ha dimostrato altre qualità che non siano la sua impreparazione anche nei consessi più importanti, uniti ad una smisurata ambizione, connubio che nella storia non ha mai mancato di produrre disastri immani.

Vedremo pertanto quale sarà la scelta, fino almeno a settembre manterremo Johnson al vertice del governo britannico poi si vedrà.

La scelta del suo successore, se persona di valore o molto manovrabile, ci dirà quale tendenza abbia vinto nel Partito conservatore, se quella del dialogo o quella dei falchi guerrafondai.

Sud America

per i fatti del sud America vi rimando al video registrato con Geraldina Colotti, esperta della politica nel continente.

Kazakistan ed Uzbekistan

I disordini nell’Asia ai confini della Russia non si placano, dopo il maldestro tentativo di rivoluzione arancione tentato ad inizio anno e risoltosi con un regolamento di conti interno dal Presidente Toqaev nei confronti del clan del suo predecessore Nazarbaev.

Ora Toqaev sembra prendere una linea che lo allontana dai comuni interessi con la Russia, pone vincoli al passaggio del carbone russo verso l’India ( https://it.newsreadonline.com/2022/06/20/la-tensione-sale-mentre-il-kazakistan-blocca-1-700-vagoni-di-carbone-russo-media-2/ ) e incassa lo stop al suo petrolio in transito sul territorio russo.

( https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/07/08/news/con-il-petrolio-putin-ricatta-il-kazakistan-l-ex-alleato-che-ora-cerca-di-aggirare-la-russia-4196506/ )

Di fatto siamo di fronte ad un vero confronto di interessi con Toqaev che vuole rilanciare per spuntare un guadagno extra per se o per il proprio paese, oppure è spinto da interessi esterni a agire in tal maniera contro Mosca. In ogni caso la situazione per Mosca diviene molto pressante.

Il Presidente Putin NON può assolutamente rischiare di vedere un Kazakistan vicino a posizioni USA, non si prospetta pertanto una situazione tranquilla.

In Uzbekistan abbiamo visto una serie di violente proteste della popolazione del Karakalpakstan, la causa scatenante è stata una proposta di legge di riforma costituzionale, poi ritirata che di fatto riduceva fortemente l’autonomia amministrativa della regione. Ne sono scaturite violenze in strada e pesanti repressioni da parte delle autorità.

L’Uzbekistan non fa parte del CSTO, pertanto se si trovasse in difficoltà non potrebbe richiedere l’aiuto dei Paesi dell’Alleanza euroasiatica.

Corridoio tra Kaliningrad e la Bielorussia e North Stream

Si riaccende la questione dell’exclave di Kaliningrad.

La Lituania vuole estendere il blocco illegittimo di prodotti russi sul suo territorio e destinati o provenienti da e per Kaliningrad, territorio russo.

I trasporti tra la Russia e Kaliningrad attraverso la Lituania sono normati in due differenti trattati. L’ultimo del 2004, pertanto non possono essere applicate sanzioni dell’Unione a merci in transito tra due territori del medesimo stato.

Di fatto è la stessa situazione che avveniva tra Berlino Ovest e la Germania federale.

Inoltre Berlino è alle prese con le pressioni sul Canada, che ha sequestrato una turbina della tedesca Siemens necessaria per la manutenzione del metanodotto North Stream non il due, l’Uno. Da domani 11 luglio, e per 10 giorni, la Russia sospenderà totalmente le forniture di gas alla Germania, che applicherà immediatamente misure di contenimento della richiesta di energia da parte del Paese.

Naturalmente c’è la fortissima opposizione dell’Ucraina verso una riconsegna della turbina a Mosca.

Non a caso forse, nei giorni scorsi è esploso uno scandalo anche in seno al governo tedesco ,con il partito socialdemocratico attaccato per la presunta somministrazione di droga dello stupro a 9 donne.

( https://notizie.virgilio.it/germania-droga-dello-stupro-nella-festa-del-partito-spd-almeno-nove-donne-violentate-1535462 )