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Esteri

I leader europei in processione da Xi

La UE va in visita in Cina per implorare aiuto. La crisi nel Pacifico si inasprisce e l’Italia brilla per servilismo.
Le persecuzioni religiose in Ucraina perpetrate dal regime di Kiev contro i fedeli ortodossi. Gli atti di terrorismo di Kiev.

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Xi Jinping, Annalena Baebock, Von der Leyen, Macron

Aree di crisi nel mondo n. 151 del 2-4-2023

Qualcosa bolle in pentola

Questa settimana si chiude all’insegna di una attesa per i viaggi di alcuni leader europei, il primo a recarsi da Xi è stato Pedro Sanchez Primo ministro spagnolo.

L’occasione per il viaggio è stata il 50° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra Cina e Spagna.

Venerdì si sono incontrati a Pechino, tema dell’incontro reale era l’opportunità di migliorare i rapporti tra i due Paesi in questo momento di difficoltà per l’Europa principalmente, visto l’ottimo andamento dell’economia cinese e la crisi nera che si profila per la UE.

Xi avrebbe posto l’accento sulla necessità improcrastinabile per la UE di mantenere l’indipendenza strategica, chiarissimo il riferimento alla subordinazione agli USA e ai loro interessi da parte dei nostri governi.

Sanchez è stato il primo leader europeo ad arrivare in Cina quest’anno.

Entrambi hanno ricordato i buoni rapporti tra i due Paesi instaurati in questi 50 anni.

Il Presidente Xi ha ripetuto che “La Cina è pronta a svolgere una cooperazione globale con la UE nello spirito di indipendenza, rispetto reciproco, mutuo vantaggio e ricerca di un comune terreno accantonando le differenze”.

Appare evidente che i Paesi europei stiano guardando in faccia il difficile futuro che si sono costruiti con decenni di incredibile miopia politica e programmatica.

Ora stanno rincorrendo i favori di un potente Paese che si è più volte offerto come partner alla pari e che abbiamo snobbato e accantonato quando non ci trovavamo ancora apertamente in difficoltà.

Il rilievo dato alle parole da Xi è sempre importante, rispetto reciproco, nello spirito di indipendenza, accantonando le differenze… Se ripensiamo alla violente campagne diffamatorie e sinofobe diffuse dai nostri media contro la Cina, c’è da comprendere la diffidenza del leader cinese.

Xi come sempre si dimostra un perfetto padrone di casa, cortese e gentile, ma vuole guardare i fatti, la Cina non ha tempo ne ulteriore pazienza per vuote parole.

I riferimenti all’indipendenza, alla subordinazione agli USA, lasciano intendere che, con tutti i delicati termini diplomatici, Pechino non creda che i leader europei siano liberi di scegliere cosa sia miglio per i loro Paesi.

Sanchez ha parlato di come solo perseguendo la “la cooperazione” si possa promuovere in maniera efficace la pace nel mondo e lo sviluppo globale.

Globale e non solo per alcuni Paesi (il Miliardo d’oro tanto caro a Borrell e agli USA), il contrasto con la visione occidentale non potrebbe essere maggiore, mi chiedo se se ne renda contro della distanza che intercorre tra le frasi di circostanza e l’agire dei nostri governi e della UE in particolare.

Sanchez ha poi svelato le ragioni della sua visita, per cooperazione intendono settori come veicoli elettrici, energia verde, economia digitale, lotta al cambiamento climatico, insomma tutto il solito armamentario di chiacchiere che nascondono i reali bisogni dell’occidente, energia a basso costo, fornitura di semilavorati, tecnologia, beni di consumo, possibilità di investimenti da parte cinese in Europa, e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.

Il timore della UE, come Sanchez ben rappresenta è che la Cina compia dei passi che permettano agli USA di intensificare il regime sanzionatorio, costringendo in tal maniera la UE e tutti i suoi membri a doversi adeguare ad esse, con un ulteriore e insostenibile carico di costi e privazioni che ci getterebbe definitamente nella peggiore crisi produttiva ed economica che si ricordi a memoria d’uomo e della quale stiamo solo vedendo una minuta parte come antipasto.

L’impoverimento della popolazione, la deindustrializzazione integrale e la totale dipendenza da forniture e energia made in Usa ci attendono dietro l’angolo e non sappiamo come poterlo evitare.

Al viaggio di Sanchez seguiranno quello di Madame Von der Leyen che assieme a Monsieur Macron si recheranno assieme a Pechino in settimana, e quello di Freu Baerbock, ministro degli esteri tedesco che incontrerà dopo la Santa Pasqua il suo omologo Qin Gang, successore del grande Wang Yi.

Vedremo quindi in settimana il profilarsi di questa processione ai massimi livelli e cosa andranno a chiedere, presumo imploreranno la Cina di non intervenire in Ucraina per non causare un inasprimento delle posizioni Usa che coglierebbero la palla al balzo per imporre altre sanzioni. Con le conseguenze che abbiamo già elencato.

La Cina chiederà loro quale sia il margine di sovranità decisionale che hanno realmente di fronte agli ordini di Washington e se le loro parole abbiano un qualche valore oltre al compito di infastidire l’udito, di potrebbe aggiungere, perchè il succo del problema è tutto qui.

La tensione tra USA e Cina

In questi giorni si sta elevando la tensione tra gli USA e la Cina, questo a causa della programmata gita dello speaker della Camera McCarthy nella regione cinese di Taiwan.

Non bastava la confusa Pelosi, ora anche il nuovo speaker sente il bisogno impellente di segnare il territorio.

.Gli schieramenti stanno quindi portando nel settore un rafforzamento dei dispositivi di intervento.

La Cina ha avviato delle importanti esercitazioni aeree e navali.

Gli Usa muovono la loro flotta, con alcune violazioni dei settori reclamati dalla Cina come acque territoriali e aeree portando in zona i B52 e facendo sfiorare il limite delle acque cinesi dai loro aerei spia RC-135W.

In questo contesto si inserisce il ruolo servile dell’Italia.

Il governo Meloni, o Maloney come la chiama Biden, avrebbe deciso l’invio nel Pacifico della nostra portaerei Cavour.

Decisione davvero difficile da comprendere nel quadro degli interessi italiani se non inserita nella subalternità che i nostri governi assegnano a questi ultimi nei confronti dei prioritari interessi statunitensi.

Dopo la spacconata di salire a bordo di un F35 a piazza del popolo, gesto da evitare in tempi di conflitti armati, e i ripetuti allarmi dei vertici del nostro esercito sulla situazione drammatica delle riserve del nostro esercito, per poter garantire la difesa del Paese, a causa delle ripetute e generose forniture a vantaggio dell’Ucraina, Paese coinvolto in un conflitto che non è ne nostro alleato ne tanto meno un Paese amico, come ben dimostrato in occasione e per tutta la durata del processo per l’omicidio del nostro connazionale Andy Rocchelli, assassinato dall’esercito ucraino presso Sloviansk nella Repubblica Popolare di Donetck, nel Donbass quando era assediata dall’esercito ucraino.

L’aggravio non indifferente dei costi della difesa, con una missione all’estero della Cavour, stimabile per la navigazione della sola portaerei in circa 600.000 euro al giorno personale escluso, ma occorre aggiungere anche le navi di appoggio, non è cosa da poco.

Nave Cavour sarà accompagnata da una ridotta scorta, di ridotta capacità difensiva pertanto, un cacciatorpediniere ed una fregata, assieme a loro dovrà esserci un rifornitore.

Quale sarebbe il nostro interesse se non l’accreditarsi presso il signore feudale americano come il vassallo di fiducia? A dire il vero, sembrerebbe che ci stiamo connotando come il servo sciocco.

Infine torna alla mente il vecchio pensiero sospettoso che queste portaerei, per noi inutili e costose, tornino invece utili se impiegate, a spese nostre, per gli interessi statunitensi.

La persecuzione religiosa a Kiev.

Nel mentre che si attendono le famigerate offensive primaverili, il maltempo ravviva sui fronti la Rasputiza.

La neve è caduta lungo quasi tutti i fronti operativi, ora sciogliendosi al ritorno del bel tempo, si accentuerà la impraticabilità del terreno fangoso, vera e propria trappola per i mezzi, la data indicata nelle nostre previsioni che prima della metà del mese non si possa parlare di eventuale offensiva ucraina sembrerebbe corretta.

A Kiev per ingannare il tempo, il regime si diletta nel perseguitare i religiosi e i loro fedeli.

Con lo scisma voluto dal presidente Poroshenko, l’Ucraina si era di fatto creata la sua Chiesa di stato assoggettata al volere politico del regime.

Ora i religiosi ed i fedeli che si rifiutano di riconoscere quella vergognosa pagliacciata illegale, i beni della Chiesa ortodossa ucraina sono stati infatti sequestrati e assegnati alla chiesa di Kiev, e le sedi delle chiese non aderenti bruciate in molti casi.

Ora la Lavra di Kiev, antica sede dove sono gli antichi monasteri, grotte e luoghi di preghiera dei primi cristiani nel mondo ucraino ma anche russo in senso più ampio, sono sottoposti a usurpazione da parte del regime.

I fedeli ucraini tutti, sia ben chiaro, qui non si parla di Russi o di Mosca, ma di cittadini ucraini che intendono poter esprimere la loro fede religiosa e gli viene impedito, sono radunati in chiesa per presidiarla, fuori se ne radunano molti altri.

I nostri media sorvolano su questi fatti, presentano i fedeli ortodossi come filorussi, nulla di più falso, sarebbe come definire gli Statunitensi cattolici come filo sudamericani o filo vaticano.

Capite bene che quanto sostenuto dalla stampa nostrana è una forzatura servile finalizzata a difendere ad oltranza il regime.

L’episodio della ragazza inginocchiata a pregare, Ekaterina, accerchiata e bullizzata da veri agenti nazisti travestiti da civili, è emblematica, la natura di agenti in servizio per i battaglioni è stata tradita dai tatuaggi di alcuni di questi.

In questo quadro il patetico arresto e condanna del Metropolita del patriarcato della Chiesa ucraina, operato dagli agenti di Kiev, con accuse di offesa ai sentimenti religiosi degli ucraini e giustificato l’aggressione della federazione russa, a lui che la condannò fin dal primo giorno e senza esitazione, capite bene quanto siano ridicole simili accuse.

Persino Papa Francesco si è mosso per difendere i religiosi assediati e sotto sfratto dalle loro storiche sedi, invocava inascoltato il rispetto della libertà di fede e dei luoghi sacri, ma per un regime sanguinario come è quello di Kiev questi appelli sono insignificanti.

Ma se a Kiev qualcuno riesce ad inviare le immagini di quanto accade, da altre città questo non avviene e le squadracce del regime sono libere di cacciare con la violenza religiosi e religiose dai loro monasteri.

Il regime terrorista di Kiev

A proposito di regime sanguinario, oggi, poche ore fa, in un attentato dinamitardo nel centro di Sanpietroburgo, compiuto con ogni probabilità da agenti ucraini mescolati tra gli oltre 3 milioni di profughi che hanno trovato rifugio in Russia dopo lo scoppio dell’escalation e che si sono uniti ai 5 milioni di cittadini ucraini che già risiedevano stabilmente in Russia.

Obbiettivo dell’attentato terrorista era un blogger Vladlen Tatarsky, noto per i suoi reportage dal fronte, sembra conoscesse anche il patron della Wagner Prigozyn e che il locale, un caffè sulla Universitetskaya, fosse di proprietà proprio del patron della PMC.

Come già avvenuto in passato con l’uccisione della figlia dell’intellettuale e studioso Dugin, la responsabilità sarà con ogni probabilità di gruppi di agenti di Kiev, in questa occasione, non hanno badato molto alla prudenza e causato la morte di diversi avventori del locale.

Ennesimo episodio che ci fa vergognare dell’appoggio che viene dato nella UE ad un regime terrorista.