Esteri
Per non dimenticare i morti di Reggio Emilia
Per non dimenticare i morti di Reggio Emilia

Aree di crisi nel mondo n. 163 del 9-7-23
Per non dimenticare i morti di Reggio Emilia
Apriamo l’articolo in maniera inconsueta, parlando di un fatto riguardante l’Italia.
Torniamo al 1960 nel mese di luglio.

“A quel tempo”, per citare Guareschi, l’Italia aveva un governo monocolore, D.C., con appoggio esterno del MSI di Almirante. Situazione assurda quanto inaccettabile.

Le manifestazioni della popolazione si incentrarono principalmente presso Genova, dove fu impedito il congresso del partito di Giorgio Almirante, che avrebbe visto sfilare anche coloro che furono responsabili della lotta fascista contro la Resistenza italiana.
Genova, medaglia d’oro per la Resistenza e la lotta contro il nazifascismo, non poteva accettare che questa provocazione si concretizzasse e la popolazione lo impedì.
La durissima, oltre l’usuale e accettabile repressione della Polizia, fu particolarmente brutale contro i manifestanti.
Questa violenza causò una reazione in altre città.
Reggio Emilia, anch’essa Medaglia d’Oro per la Resistenza fu tra queste.

Sebbene fosse stata consentita solo una manifestazione all’interno di una piccola sala sulla piazza del teatro Valli.
La folla enorme che si era radunata di certo non poteva essere contenuta al suo interno e la piazza era gremita.

Poco dopo intervennero le forze di polizia chiamate a disperdere la folla con gli idranti, ma stando alle numerose testimonianze dei presenti, dopo poco iniziarono ad aprire il fuoco sulla folla.
Non entriamo certamente nel merito del processo, ma non ho trovato alcun riferimento a spari provenienti dai manifestanti, mentre i riferimenti all’uso di armi da fuoco da parte degli agenti sono contenuti negli atti del processo e conteggiati con cura.
Poniamo però l’accento sulla sentenza di questo che non indicò alcun responsabile delle morti e dei feriti, come se si fossero sparati da soli.
Ma per meglio comprendere questa violenza sicuramente fuori dall’ordinario per una democrazia e molto simile a quella di un qualunque regime fascista sudamericano, dobbiamo guardare anche al contesto internazionale.
L’eccezionalità della formazione di un governo che recuperava i reduci del fascismo al ruolo istituzionale, sebbene con appoggio esterno, non era un caso.
Questo ruolo va inquadrato nel contesto della Guerra Fredda, nella contrapposizione tra il blocco atlantico e quello dell’est.
Nel 57 l’URSS faceva volare con successo il primo ICBM, con gittata di 13.000 Km.
Nel 58 gli USA davano il via al progetto del missile Jupiter che avrebbe trasportato potentissimi ordigni termonucleari da un megatone e mezzo.
Nel 59 gli USA decisero di installare questi missili in basi europee, erano infatti di medio raggio, la loro gittata non arrivava a 6000 Km.
Italia e Turchia furono designate ad ospitare le basi di lancio, in Italia fu scelta la Puglia, punto più vicino all’Unione sovietica.
Nel mese di agosto del 1959 gli USA diedero il via all’operazione Deep Rock per lo schieramento dei missili in Italia.
http://www.fortificazioni.net/Guerra%20Fredda/Usa-Nato/Basi%20Jupiter.html
https://www.peacelink.it/storia/a/47149.html
Una operazione di questo tipo non poteva non includere anche il pieno appoggio politico del governo, e la fede anticomunista di questo.
In questo quadro un appoggio esterno degli ex “nemici fascisti” poteva dare garanzia di fede anticomunista e quindi garantire la stabilità e la sicurezza delle installazioni militari.
Il governo Tambroni nasceva nel marzo del 1960, con appoggio esterno del MSI, governo monocolore DC.
Nella miglior scuola dei regimi, il controllo della popolazione passa attraverso la dura repressione delle proteste.
Non è quindi da escludere che ci sia stato questo intento alla base della inusuale e brutale violenza autorizzata durante le manifestazioni dell’estate del 1960 culminata nelle morti di inizio agosto, non solo a Reggio ma anche in Sicilia.
L’indignazione nel Paese fu tale che il governo si dimise poco dopo, e venne chiamato a sostituirlo il terzo governo presieduto da Amintore Fanfani
Tra i due diversi governi, noterete diversi nomi noti, alcuni molto noti, che misteriosamente, passano indenni dall’uno all’altro governo, pur ricoprendo ruoli chiave nella vicenda di cui all’oggetto.
La vicenda dei missili Jupiter non si esaurì, l’URSS rispose costruendo basi militari a Cuba e predisponendo la sistemazione di missili sull’isola a breve distanza dalle coste degli USA che reagirono terrorizzati che qualcuno facesse loro ciò che sono anche oggi abituati a fare ad altri.
La crisi dei missili di Cuba, normalmente presentata al di fuori di un chiaro e completo contesto, portò al ritiro sovietico che non installarono missili sulla Isla, e dopo breve al ritiro dei missili Jupiter dall’Italia e dalla Turchia.
Nel frattempo gli USA erano riusciti a sviluppare i loro ICBM con gittata di 11.000 Km e pertanto il dispiegamento dei Jupiter non era per loro essenziale.
Questo quadro porta pertanto a racchiudere la violenza delle forze dell’ordine di allora in quadro strategico molto ampio che coinvolgeva gli interessi militari degli Usa a spese del diritto dei cittadini italiani.
In quel 7 luglio del 1960 i compagni Afro Tondelli, Emilio Reverberi, Ovidio Franchi, Marino Serri e Lauro Farioli, non morirono per nulla, furono nuove vittime di quello stesso fascismo che non era stato sconfitto , ma si era solo trasferito oltreoceano, dove è rimasto a prosperare.
Il nostro impegno oggi serve non solo a ricordare queste come tutte le vittime del fascismo come del nazismo, ma anche ad onorarne il sacrificio per le generazioni sono venute dopo di loro.
Ringrazio in particolar modo per la sua umanità e impegno civile il compagno Ettore Farioli, figlio di Lauro che, rimasto orfano a soli 2 anni, non ha mai smesso di lottare affinché la giustizia potesse un giorno trionfare sulle ragioni di Stato.
Guerra NATO- Russia in Ucraina.
Tengono banco le forniture di bombe e munizionamento a grappolo.
L’occidente, o almeno una parte di esso, ha ormai poco da inviare, tempo fa abbiamo ben spiegato come all’aumentare delle difficoltà ucraine, le forniture della NATO aumentassero via via di letalità, ora siamo ai missili con gittata di 300 Km e alle bombe e proiettili a grappolo.
Ma non sono una novità, la Russia è accusata di averne fatto uso, fin dall’inizio del conflitto, ma non ricordo un solo filmato che mostrasse l’impiego di questi munizionamenti, ne con artiglieria tradizionale, ne con quella missilistica.
Spiace dirlo, ma in questi mesi ho visionato credo alcune migliaia di filmati e ricordo bene le varie tipologie di sistemi impiegati.
Posso dire di aver visto diversi sistemi di munizionamento a grappolo usati dagli Ucraini, in genere usati contro i civili, a Donetck per esempio, testimone dei fatti Giorgio Bianchi, usando un Tochka-U gli Ucraini colpirono una zona civile della città, molti civili morirono quel giorno, analogamente un altro missili ucraino, cadde su Kramatorsk sulla cittadinanza che veniva evacuata, i numeri di serie mostrati in tv, permisero di collegarlo a forniture già utilizzate in passato dall’esercito ucraino.
Svariati frammenti di altri missili rinvenuti in zone abitare hanno permesso di identificare la tipologia come cariche a grappolo, ampio uso anche di testate caricate con mine antiuomo a petalo sono state utilizzate dagli Ucraini, mine che non si inertizzano dopo pochi giorni ma restano a lungo attive e che hanno mutilato persone e bambini.
Non escludo comunque a priori l’uso di munizionamento a grappolo da parte russa, solo che non ne ho rilevato l’uso ripreso in video comprovato.
L’occidente collettivo pertanto fornirà munizioni a grappolo, queste verranno usate dagli ucraini anche contro obiettivi civili, così come hanno fatto con gli M777, gli FH70 italiani, il munizionamento di precisione excalibur, e gli Himars, a fine conflitto emergeranno questi crimini e ne saremo corresponsabili.
Situazione sui fronti.
Artemovsk
Artemovsk è il fronte dove gli Ucraini hanno spinto maggiormente questa settimana.
Le forze ucraine si sono portate a ridosso di Klishkeevka, nella periferia sud della città.
Le difese russe tengono il limite delle alture che dominano il villaggio e preservano la posizione strategica.
Le truppe d’assalto ucraine sono in maggior parte composte dai battaglioni e brigate naziste Aidar e Azov, rafforzate dalla 5a brigata d’assalto.
Le fronteggiano la 57a b. motorizzata, la 72a b. motorizzata, e lo storico battaglione Prizrak da parte russa.
La posizione è di elevato valore strategico e se i Russi dovessero perdere questa posizione si troverebbero in difficoltà.
Anche a nord Kiev spinge per incunearsi nelle difese russe.
Vuole penetrare in mezzo alle difese del lato nord per separarle dalla città e mantenere il controllo sul villaggio di Yahidne, obiettivo di questo assalto.
I russi mantengono la loro posizione su Berkovka.
Fronte sud
Rabotino
L’offensiva ucraina arrivata a Rabotino si è poi arenata contro la decisa difesa russa.
Le brigata 65a e 47a ucraine sono state mantenute in prima linea subendo enormi perdite.
Al momento sembrano incapacitate al combattimento e subiscono un contrattacco russo a nord del villaggio di Rabotino. L’attacco è guidato dal 291° reggimento guardie motorizzato.
Piatikatky
Gli attacchi ripetuti da parte di Kiev per prendere il villaggio di Zherebyanki sono falliti uno dopo l’altro, con gravi perdite, le posizioni russe, più elevate permettono tiro diretto sulle posizioni ucraine, le cui forze a causa dei continui fallimenti, subiscono pesanti perdite di uomini e mezzi.
A subire queste perdite è la 128a brigata d’assalto di montagna ucraina.
Velyka Novosolka
Sul fronte di Velika l’offensiva ucraina spinge con successo sul fianco sinistro delle difese russe in direzione di Pryyutne, l’avanzamento stimato in due Km si è ora fermato, a sostenerlo sono i battaglioni 501° e 36° dei marines ucraini, coadiuvati da due brigate la 31a e la 23a spostate più a nord.
Situazione da seguire.
Accordo sul grano e nazisti Azov
Istanbul
A margine delle trattative per l’accordo sul grano, che al momento non sembra sia possibile rinnovare, il Presidente Zelensky si è recato dal suo omologo turco Erdogan.

Non ha ottenuto armi, a quanto sappiamo, ma è tornato a casa con l’ennesimo trofeo mediatico, la liberazione dei nazisti dell’Azov che da accordi presi furono liberati ma per trascorrere il resto del conflitto in Turchia che se ne faceva garante.
Una ennesima violazione degli accordi presi da parte dei paesi della NATO, che si riuniranno nel vertice a Vilnius l’11 ed il 12.
Quelli mediatici temo per Kiev, saranno e soli successi che porteranno sul piatto della trattativa per nuove onerose forniture da parte occidentale.
Centrale di Energodar
Raphael Grossi sbugiarda Zelensky.
Gli ispettori dell’AIEA hanno ispezionato con attenzione tutte le strutture della centrale nucleare di Energodar senza trovare alcuna evidenza di minamento da parte russa delle medesime come affermavano gli ucraini, evidentemente mentendo come sono soliti fare.
