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Oasi Culturale

“Il giovane Holden” di J.D.Salinger

Bentrovati su “Oasi culturale” rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi parleremo del romanzo “Il giovane Holden” di J.D.Salinger

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di Sara D’Angelo

Credit foto: Pinterest

La letteratura americana vanta un classico che non ha mai conosciuto la polvere, quella che stiamo per approfondire è l’opera eletta a vivere al contrario dei suoi anni l’incantesimo di un calendario all’indietro. La si può incontrare ovunque, sulla cattedra dell’insegnante o dentro la tasca di uno zaino itinerante sulla metropolitana. Le grandi città sono quelle che più soffrono di solitudine. La folla taglia la pelle incurante di ricucirla se non con l’abilità di un chirurgo ubriaco. Oppure con il calore di un libro.
Nel 1951 lo scrittore J.D Salinger fu abbastanza chiaro con le case editrici. La copertina sarebbe dovuta essere interamente bianca come la neve, interrotta dal titolo e dal nome dell’autore. Il nero dell’inchiostro avrebbe assolto il compito di farsi quadro reale e cornice ideale di un’opera parallela ad un sè oggetto di studio.
“Il giovane Holden” dispiega nel titolo il perimetro dentro il quale si muove l’uccello recluso dietro le sbarre nemiche di futuro. Non è per niente complicata la caccia al tesoro dei sinonimi del giovane aggettivo, assai confuso è invece l’incipit esistenziale affacciato sul balcone del mondo.
Il giovane Holden Caulfield può contare sul suo volto alle prime prese col calendario nuovo di stampa, qualche pagina strappata di sicuro non manca, tuttavia è pieno zeppo di fogli intonsi e giorni incartati da presentare al sole ancora opaco di luce. Holden è persona oltre che personaggio imbastito sui banchi di scuola da un adolescente con troppi bivi davanti a sé.
Costringersi a galleggiare sull’acqua potrebbe essere scelta al riparo da ogni onda contraria, da mettere in dubbio perfino l’alba esigente di sole. Nessuna lezione di nuoto dovrà essere saltata. L’età leggera di Holden porta il peso condiviso con Holden. Lui con lui dovrà farsi bastare. E allora il vortice delle sensazioni lo investe in pieno ribaltando il tipico percorso della prima stagione della vita. Sorretto da gambe barcollanti nonché partorite da una legittima incoscienza, il piccolo non ancora uomo sperimenta l’inizio e la fine di un viaggio in costante evoluzione. Quale anello debole di quella che un giorno sarà fune d’acciaio, Holden cammina ispirato dalla sua oasi d’avventura incrociata alle pause suggerite dal vuoto. Il suo. Incolmabile.
Salinger scrive di sè nel labirinto di un fine settimana affidato a Holden Caulfield, un soggetto euforico e mite allo stesso tempo, vincente e fallito nell’arco di un giorno.
Ogni adolescente è una spugna travestita da alunno sebbene non conosca tetto di scuola.
Su questo punto trova ragione l’entrata in scena del professor Antolini insegnante di letteratura inglese, uomo saggio nonché ambiguo nelle manifestazioni d’affetto. In un primo momento la sua gentile ospitalità conquista la fiducia di Holden ma, quando una notte il ragazzo avverte il rumore di passi sempre più vicini al suo letto, le dita di una mano morbosa sui suoi capelli lo spaventano come un temporale in agosto.
Nessuno ha mai saputo cosa ne è stato delle pillole filosofiche del professor Antolini imboccate a quel virgulto di uomo.


“Comincerai ad avvicinarti sempre di più, ammesso che tu lo voglia e che tu sappia cercare e attendere, al genere di conoscenze che finirà per occupare un posto molto, molto importante nel tuo cuore. Tra le altre cose, scoprirai di non essere stato il primo a sentirsi confuso, e spaventato, e perfino disgustato dai comportamenti umani. Non sei affatto solo, in tutto questo, e scoprirlo sarà emozionante e stimolante. Tanti altri uomini hanno provato lo stesso turbamento morale e spirituale che provi tu ora. Fortunatamente, alcuni di loro hanno messo questi turbamenti per iscritto. Tu imparerai da loro, se vorrai. Così come un giorno, se avrai qualcosa da offrire, qualcun altro imparerà da te. È un magnifico accordo reciproco. E non è istruzione. È storia. È poesia”.


Holden, paura e coraggio. I tre elementi umani e non, indagano come spie segrete in missione all’impatto con la Verità.
Decisamente sconvolto, il giovane entra ed esce da quella casa con la velocità coetanea del tempo in cui è stato sbattuto fuori dall’istituto Pencey, una scuola di Agestown in Penslyvania. Non è che l’ennesima prova che tutte le postazioni di comando dei grandi pretendono il vessillo di un circolo del frutto maturo della specie umana, come non sapere che il verme divora sempre la polpa innocente inciampata in mani sbagliate? Quanta ipocrisia si annida nella realtà, rivelandosi autentico ostacolo alla realizzazione dei sogni…
Che uomo sarà questo giovane ribelle alla ricerca della sua identità? Lui, che della sua insicurezza ne ha fatto un monito ai perché delle piccole rivoluzioni intraprese, scalerà le vette impossibili al limite dello sguardo senza mai dimenticare il sedicenne sensibile, giorno e notte turbato.
“E’ buffo. Non raccontate mai niente a nessuno. Se lo fate, finite che sentite la mancanza di tutti”.

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