Mettiti in comunicazione con noi

Oasi Culturale

“LOVE, DEATHS AND ROBOTS 3”, TROPPO MODERNO

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo della terza stagione di “Love, Deaths & Robots”, celebre serie Netflix molto amata dai fan sia del fantasy sia dell’horror.
Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

Avatar photo

Pubblicato

su

di Alessandro Andrea Argeri

Animazione e fantascienza. “Love, Deaths & Robots” è una raccolta di storie animate di diversi generi, dal fantasy all’horror, al comedy. Ogni narrazione tratta tre tematiche quali l’amore, la morte oppure la robotica attraverso i più svariati registri. Nata come “rifacimento moderno” di “Heavy Metal”, cult del 1981, dal suo debutto nel 2019, “Love, Deaths & Robots” è stata una delle produzioni Netflix più apprezzate, non a caso una delle meno “politically correct”.

Il livello tecnico resta elevato anche in questa stagione. I temi si confermano adulti, la messa in scena non si tira indietro quando c’è da riprodurre violenza, tuttavia c’è una maggior frequenza del tema ironico, nonché della componente umana. L’approccio leggero mantiene il tema dei tre robot intenti a vivere alla stessa maniera degli umani ormai estinti, pertanto gli spunti di riflessione non mancano. Ogni episodio dura undici minuti. All’inizio potrebbe non piacere per la diversità rispetto a prodotti più canonici, inoltre filosoficamente ci sono un po’ troppe forzature, inoltre il format in “novel”, ovvero diviso in vicende slegate tra loro più risultare dispersivo, però alla fine ci si lascia catturare, merito anche dell’eccellente comparto grafico non totalmente CGI.

In generale emerge un tono dissacrante, surreale, grottesco. Vorrei evitare spoiler, pertanto riporto solo l’esempio della vicenda di uno scorbutico contadino costretto a prendere misure drastiche tecnologiche per affrontare dei ratti super evoluti. Il livello resta dunque elevato, però rispetto alla prima stagione abbiamo una minore varietà. Se nella seconda primeggiava la malinconia, in questa aumenta l’ironia. In conclusione, “Love, Deaths and Robots” è un grande esperimento, forse un po’ troppo tale: eccessivamente moderno.

Trailer

RIPRODUZIONE RISERVATA ©