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Oasi Culturale

Premio Strega 2022

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo.
Questa settimana parleremo della 76esima edizione del Premio Strega.
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Credit foto https://premiostrega.it/PS/

di Sara D’Angelo

Con 166 voti su 537, il romanzo “Spatriati” di Mario Desiati ha vinto la 76esima edizione del Premio Strega.
In diretta televisiva su Raitre, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, venerdì 8 luglio si è alzato il sipario sull’evento culturale più prestigioso dell’anno. Presentatrice del Premio l’attrice Geppi Cucciari, per la seconda volta madrina della serata affidata alla sua poliedrica ironia cangiante che sia o no diretta allo spettacolo leggero, evento culturale o altri format dei palinsesti televisivi cui è chiamata a condurre.
Quest’anno sette e non sei sono stati i finalisti del Premio letterario più ambito. Sette autori conosciuti al pubblico ospite di un salotto appartato come tradizione vuole, non è un caso che le classifiche di vendita sono grafici estranei alle opere che concorrono al Premio.


Carati, Desiati, Piersanti, Raimo, Bacà, Galletta, Amerighi, questi i nomi scritti con il gessetto sulla storica lavagna battezzata da un temporale improvviso. La corsa agli ombrelli ha regalato all’evento un fuori programma tenuto sotto controllo dalla bravissima Geppi Cucciari. Il bacio della pioggia ha fatto della cerimonia il coronamento di una serata indimenticabile. Foto e video dei tavoli abbandonati in un fuggi fuggi generale resteranno per sempre nelle teche della RAI, a memoria di un Premio Strega applaudito da un temporale in piena estate.


Questo il verdetto finale della votazione:
Mario Desiati, Spatriati (Einaudi) 166 voti
Claudio Piersanti, Quel maledetto Vronskij (Rizzoli) 90 voti
Alessandra Carati, E poi saremo salvi (Mondadori) 83 voti
Veronica Raimo, Niente di vero (Einaudi) 62 voti
Marco Amerighi, Randagi (Bollati Boringhieri) 61 voti
Fabio Bacà, Nova (Adelphi) 51 voti
Veronica Galletta, Nina sull’argine, 24 voti.


Vincitore della scorsa edizione del Premio con il romanzo “Due vite”, lo scrittore Emanuele Trevi ha presieduto lo spoglio che, voto dopo voto, ha condotto Mario Desiati alla vittoria dopo l’indicazione dello scrittore Alessandro Piperno che, con la seguente motivazione, lo ha presentato al Premio:
“Lasciatemi dire, anzitutto, che sono pochi gli scrittori italiani contemporanei che abbiano saputo imprimere al proprio itinerario letterario una coerenza così implacabile. Dai tempi lontani Desiati ha saputo restare fedele al suo mondo con un’ostinazione sorprendente. Ecco, a mio giudizio, Spatriati è il suo libro migliore, il fiore della maturità, quello in cui i temi, le atmosfere e lo stile raggiungono una sintonia incantevole”.


Il premio è stato consegnato da Giuseppe D’Avino, presidente di Strega Alberti, l’azienda di Benevento fondata nel 1860 da Giuseppe Alberti, creatore del famoso liquore a base di erbe.
Appresa la notizia della vittoria, Desiati si è rifiutato di bere il sorso dalla bottiglia del liquore come hanno sempre fatto tutti i suoi predecessori, riservandosi di adempiere alla tradizione in memoria della voce di Alessandro Leogrande, scomparso nel 2017, scrittore incisivo sui temi sociali in difesa degli ultimi.
Nel suo breve discorso Mario Desiati ha voluto omaggiare il ricordo di un’altra sua conterranea:
“Dedico questo riconoscimento a Mariateresa Di Lascia, che vinse qui nel 1995, pugliese come me, e a tutti i lavoratori dell’editoria italiana. Non basta la passione: ci vuole un contratto vero”.


“Spatriati” sono i dispersi senza fissa dimora di cuore, quelli che si fanno bastare un riparo sufficiente per una sola voce. “Spatriati” è un romanzo di formazione la cui storia s’intrattiene nell’amicizia tra due giovani in apnea nelle acque torbide del mondo.
Con la fretta di trovare il futuro nella sua diversità, appena può, Claudia si libera dalle catene mentali che considera trappole al suo sè oppresso. Intanto dalla sua sedia quieta, Francesco chiede risposte prima di darsi al vento ingannevole dell’incerto. Due corse accaldate nel prendersi e lasciarsi a sipario aperto sul panorama infestato di anni.
Si rimane “Spatriati” sotto le coperte sicure, dove ogni pensiero vano non ha mai trovato il giusto posto sotto cui seminare radici. A sottolineare il contagio delle mete disperse, la quarta di copertina recita così: “a volte si leggono romanzi solo per sapere che qualcuno ci è già passato”.

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