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Oasi Culturale

“Brian e Charles”: una commedia triste

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo di “Brian e Charles”, una fantastica commedia malinconica diretta da Jim Archer.
Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

“Brian e Charles” (UK 2022, 90′), diretto da Jim Archer, con David Earl e Chris Hayward.

“Un film geniale: per fortuna ne producono ancora di capolavori così!”, pensavo mentre guardavo la pellicola. Jim Archer si presenta bene al suo debutto con “Brian e Charles”, commedia “triste” in cui un depresso costruisce un robot, nel quale porrà tutte le sue speranze di riscatto umano.
Brian, uomo solo appassionato di invenzioni fallimentari, vive isolato nel suo cottage di una piccola, grigia, morta cittadina gallese, un luogo sperduto al limite della civilizzazione. Un giorno però da una vecchia lavatrice riesce a costruire un robot dotato di intelligenza artificiale, a cui darà il nome di Charles. La macchina inizierà subito a sperimentare le esperienze di vita, l’apprendimento, acquisterà consapevolezza del mondo circostante fino a diventare quasi autonoma, insomma crescerà. Il film si sviluppa quindi in una storia lineare, commovente, efficace, ben narrata, lontana dalle narrazioni tradizionali, sebbene il rapporto umano-macchina possa ricordare “Lei”, altro bellissimo film con Joaquin Phoenix, o “Humandroid”, altrettanto celebre prodotto dai toni molto più pop.

La storia sfrutta la fragilità del protagonista, la cui emotività oscilla tra ripidi alti e profondissimi bassi. Ne deriva così una sorta di flusso di coscienza da cui traspare un uomo semplice, impacciato, addirittura tenero. Non a caso Brian, vestito di vecchi, sporchi maglioni, introduce lo spettatore nella sua vita mentre parla verso una telecamera per raccontare le sue invenzioni, nelle quali non smette mai di credere. Nonostante sia depresso infatti, da buon inventore prende gli insuccessi con umorismo, continua a sbagliare ripetutamente finché non “nasce” il robot, le cui sembianze sono però quelle di un anziano altro due metri. Charles, nel quale si condensano i sogni del suo creatore, andrà a costituire proprio un alter ego di quest’ultimo. Entra dunque in gioco il tema dell’autonomia, il conflitto tra attaccamento e perdita nel rapporto genitore-figlio. In conclusione, Brian e Charles può essere considerato un Frankenstein moderno, col quale potersi lasciare sia trasportare sia strappare più di un’amara risata. Consigliato.

Trailer youtube di Brian e charles

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