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Oasi Culturale

A cento anni dalla nascita di José Saramago

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Questa settimana parleremo del centenario della nascita di José Saramago.
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Di Sara D’Angelo

Nel piccolo villaggio di Azinhaga a nord di Lisbona, nel distretto di Santarém, il 16 novembre 1922 nasceva José de Sousa Saramago, scrittore, poeta, critico letterario, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1998.
Di umili origini appesantite dalle difficoltà economiche familiari, fu costretto ad interrompere gli studi universitari. Scheggiato dalla vita presentò la sua giovane età ai lavori manuali, fautori del pensiero che in futuro sarebbe stato una vera e propria lezione stilistica. Le ore impegnate nei lavori più umili, spesso a stretto contatto con il pubblico, furono scuola di formazione di un intellettuale. Non fu percorso scorrevole spostarsi nel mondo dell’editoria, accettò i primi incarichi di correttore di bozze e traduttore, prima di essere assorbito pienamente con la pubblicazione del suo primo romanzo “La terra del peccato”.
Per Saramago cultura e politica furono elementi imprescindibili al punto che coinvolsero l’intera produzione letteraria, articolata tra brevi scritture quali articoli sui quotidiani nazionali e la pubblicazione di opere il cui elevato spessore culturale lo portò al Nobel. ” Storia dell’assedio di Lisbona”, Il vangelo secondo Gesù Cristo” , “L’uomo duplicato”, Memoriale del convento”, “Caino”, ” La caverna” sono solo alcuni dei capolavori degli anni prolifici della sua immensa produzione letteraria.
Un menzione a parte merita il romanzo “Cecità” ( dal titolo originale Ensaio sobre a cegueira) consegnato alle stampe nel 1995. Non è difficile comprendere che la scrittura si presta ad essere espressione metaforica del rapporto dell’uomo con il mondo condiviso.
“Penso che non siamo diventati ciechi. Penso che siamo ciechi. Ciechi che vedendo non vedono”.
La trama del romanzo illustra l’improvvisa perdita della vista degli abitanti di una città.
“Come essere immersi in un mare di latte a occhi aperti”.
Il vento contrario di questa lesione distrugge tutti i sani equilibri della civile convivenza. L’unico sguardo che non si abbandona alla follia del contagio è quello di una donna, due occhi in missione per il prossimo. Da lei, figura simbolica di un nuovo giorno possibile, nasce la speranza di un’umanità perduta tra gli eccessi cui si affida la propria sorte. Fino a quando il sentimento resterà malato, sarà impossibile trattenere l’indole vorace della ragione. Cosa importa di uno sguardo indifferente alle ferite dell’altro?
“Grazie ai tuoi occhi riusciamo a essere un po’ meno ciechi”.
Nel 1998 José Saramago vinse il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: “perché con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà illusoria”.
L’intellettuale eretico dai progetti riversati nelle scelte poetiche, piuttosto che nella rivisitazione della parabola cristiana accusata di blasfemia dalla Chiesa cattolica, fu un comunista rivoluzionario in pena per la croce che non è stata risparmiata nemmeno al Figlio del Padre.
“La storia degli uomini è la storia dei loro fraintendimenti con dio, nè lui capisce noi, nè noi capiamo lui”.
José Saramago ci ha lasciato il 18 giugno 2010 all’età di 87 anni, a causa di un malore nella sua casa di Tías, nelle Isole Canarie.
A cento anni dalla nascita dello scrittore portoghese esce in libreria “La vedova”, il suo primo romanzo pubblicato per la prima volta nel 1947 con il titolo ” Terra del peccato”. Nel centenario della nascita dello scrittore, Feltrinelli lo pubblica con il titolo che l’autore, all’età di ventiquattro anni, non ebbe la facoltà di poter scegliere.

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