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Oasi Culturale

“Il pane perduto”, perché la memoria è pane quotidiano

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. In occasione della giornata della Memoria oggi consigliamo “Il Pane Perduto”, racconto autobiografico di Edith Bruck.
Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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Copertina de "Il Pane Perduto". Credit foto ibs.

di Alessandro Andrea Argeri

“Ci vorrebbero parole nuove, anche per raccontare Auschwitz, una lingua nuova, una lingua che ferisce meno della mia, natia. La lingua di chi canta con la voce e le corde che piangono la ignoravo del tutto”.
Nel 2021 Edith Bruck pubblicò per la Nave di Teseo “Il Pane Perduto”, una preziosa, intensa, fondamentale testimonianza della vita nei campi di concentramento. L’autrice è infatti una dei pochi sopravvissuti all’olocausto nazista. Da bambina viene deportata nei campi di sterminio di Auschwitz, Dachau, Bergen-Belsen, in cui perde la vita l’intera famiglia ad eccezione della sorella Judit. Dopo la liberazione, comincia per la protagonista una nuova vita nelle diverse capitali europee, fino alla stabilizzazione in Italia culminata col matrimonio con il regista Nelo Risi.

Il libro non contiene solo un racconto di vita, bensì anche molti interrogativi sulla vita nonché sul futuro, riflessioni su tematiche attuali quali l’indifferenza o la xenofobia. Vivere, ma come? Questa sembra essere la domanda principale della protagonista-autrice, scampata alla morte ma catapultata in un mondo estraneo tutto da ricostruire. I ricordi si avvicendano in un flusso inarrestabile, con passaggi tanto crudi quanto reali. Soprattutto è spiazzante la lettera finale a Dio, con il confronto del dito di Dio nella Cappella Sistina che indica Adamo con il dito di Mengele che punta a sinistra o a destra: “noi non abbiamo né il Purgatorio né il Paradiso ma l’Inferno l’ho conosciuto dove il dito di Mengele indicava la sinistra che era il fuoco e la destra l’agonia del lavoro, gli esperimenti e la morte per la fame e il freddo”. Il racconto si lascia leggere volentieri grazie a uno stile scorrevole, l’unica pecca è la brevità. La tematica infatti avrebbe richiesto una narrazione di più ampio respiro. Ricordare è uno dei motivi per leggere questo libro, quello principale è riflettere.

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