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Oasi Culturale

I topi salveranno il mondo

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi vi parliamo di come in futuro potremmo rivalutare il nostro parere sui topi. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

Da portare la peste a portare salvezza: evidentemente il passo è breve. Ebbene sì! I topi salveranno il mondo. L’azienda no-profit belga Apopo, che però ha sede in Tanzania, utilizza dei ratti giganti africani per salvare le vittime dei terremoti. I topi, infatti, vengono addestrati a salvare i superstiti rimasti bloccati sotto le macerie e per farlo sono dotati di piccoli zainetti super tecnologici. L’ambiente delle simulazioni viene reso sempre più simile alla realtà dei contesti emergenziali e i ratti sembrano rispondere bene al crescente livello di difficoltà degli esercizi. Per prepararsi, gli animaletti si allenano in aree che simulano le zone colpite da disastri naturali… E qui ci facciamo tutti la stessa domanda: “Che esercizi fanno i topi?”

I ratti devono individuare una persona in una stanza vuota, premere un interruttore sul proprio giubbotto che attiva un segnale acustico che segnala la zona ai soccorritori. Insomma l’importante è che ci sia il wi-fi e una rete libera, ed è ciò che qualsiasi adolescente ha in comune con questi topi addestrati. Poi ovviamente devono tornare alla base, entrambi. E in cambio? Ottengono un piccolo premio! L’equipaggiamento consiste in uno zaino fornito di videocamera, microfono ricetrasmittente e ovviamente anche un localizzatore. Praticamente mancava l’M16 per trasformare minuscoli topini in una milizia paramilitare. Della serie: “zaino in spalla e lets go” . Che dire? Al di là dello scherzo speriamo che questa tecnologia venga implementata in quanto la maggior parte del territorio italiano è a rischio sismico, inoltre sarebbe un’esperienza venire salvati da Ratatouille. Insomma i benefici ci sono ma il problema si presenta soprattutto per i rapper, perché non potranno più dire al nemico immaginario nelle canzoni “sei un ratto”.

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