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Oasi Culturale

Licenza di mentire

Benvenuti su “Oasi Culturale”, rubrica de ilsudest.it a cura di Alessandro Andrea Argeri e Sara D’Angelo. Oggi proponiamo una riflessione sullo scandalo Fox News verificatosi negli Stati Uniti. Se vi va, scriveteci: redazione@ilsudest.it/alexargeriwork@gmail.com

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di Alessandro Andrea Argeri

La statunitense Fox News, principale televisione repubblicana, è stata condannata a pagare 787 milioni dopo un maxi-patteggiamento con Dominion Voting Systems, grazie al quale l’emittente è riuscita a evitare un iter giudiziario in cui lo stesso Rupert Murdoch avrebbe potuto essere condannato penalmente. Lo scandalo è enorme, sia sotto il profilo etico sia dal punto di vista mediatico, poiché, come giustamente scrive Michele Serra nella sua Amaca su Repubblica, “vale come rovesciamento speculare del Watergate: lì i media smascherarono il potere, qui sono essi stessi, i media, il santuario della menzogna”.

Ma di cosa si tratta esattamente? Sebbene consapevole di diffondere disinformazione, Fox News denunciò l’attuale presidente americano Joe Biden di brogli elettorali dopo il risultato delle elezioni del 2021, scelta influenzata non solo dall’adesione allo schieramento trumpiano, ma anche da una campagna commerciale rivolta all’attenzione della più larga fetta di ascoltatori possibili, cioè quelli attirati dall’ipotesi del “complotto”. Insomma quella del “furto democratico” era la versione più facilmente vendibile per giustificare una sconfitta elettorale persa per pochi punti. Il colpo per Fox è stato duro anche al di là della “semplice” sanzione pecuniaria in quanto Tucker Carlson, il conduttore di punta di Fox, ha dovuto lasciare l’emittente televisiva secondo un “divorzio consensuale” dal sapore di compromesso con la vecchia linea editoriale, oltre che di capro espiatorio, perché in verità un po’ tutto lo staff della tv repubblicana ha calcato la mano sulla vicenda delle presunte “elezioni rubate”.

A colpire maggiormente in tutta la vicenda è la naturalezza da parte di Murdoch nell’ammettere pubblicamente la colpevolezza della propria rete, addirittura quasi fosse un vanto disinformare per denaro, infatti è stato chiaramente ammesso di voler volutamente proporre agli ascoltatori notizie false semplicemente perché “sono quelle che vendono di più”. Negli ultimi cinque anni tuttavia la disinformazione ha portato con sé una carica di odio nei confronti delle vittime capace veramente di spostare i sondaggi alle prossime elezioni attraverso una barbare strumentalizzazione dell’opinione pubblica.

Sicuramente voi lettori avrete trovato in questo scandalo alcune analogie con altri casi verificatisi anche da noi in Italia negli ultimi anni: gogne mediatiche montate ad arte da certi padroni delle televisioni, conduttori saltati, programmi cancellati, anche se da noi nessuno ha mai pagato. Forse alle nostre parti manca una vera lezione, oppure la questione Fox News potrebbe essere d’esempio un po’ a tutti per fornire un’informazione più consapevole. Mi spingo oltre: magari oltre alle patenti di legittimità assegnate arbitrariamente potremmo ritirare a qualcuno la “licenza di mentire”.

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