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Politica

Decreto “Cura Italia”

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di LAVINIA ORLANDO

Potenziamento del Servizio sanitario nazionale


Con decreto legge, il Governo ha approvato, il 16 marzo, un maxi provvedimento necessario per iniziare a fare fronte all’autentica buriana che, a causa del coronavirus, si sta abbattendo nel nostro Paese. Il decreto vale 25 miliardi di euro, una cifra che può essere descritta come una quasi finanziaria e che dovrebbe rappresentare solo il primo passo di una lunga serie di provvedimenti che Parlamento e Governo – ciascuno nell’ambito delle proprie competenze – non potranno che approvare, affinché nessuno resti indietro.

Dal punto di vista costituzionale, il “Cura Italia” è un decreto legge, ossia un atto avente forza di legge che può essere adottato dal Governo in casi straordinari di necessità ed urgenza e che deve essere convertito in legge, con le eventuali modifiche del caso, entro 60 giorni, dal Parlamento, pena la perdita di efficacia delle misure in esso contenute. È, dunque, auspicabile che ciascuno si renda edotto dei provvedimenti previsti, di modo da suggerire gli eventuali aggiustamenti necessari al fine di assicurare a tutte le categorie bisognevoli di attenzione la giusta cura.

Il provvedimento è suddiviso in titoli, il primo dei quali ha ad oggetto le misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale, tra cui spiccano:

  • lo stanziamento di 350 milioni di euro per incrementare le risorse destinate alla remunerazione delle prestazioni di lavoro straordinario del personale sanitario;
  • la previsione di quasi 12 milioni di euro per il triennio 2020 – 2022 per nuove assunzioni, con contratti di lavoro a tempo determinato della durata non superiore a tre anni, di dirigenti sanitari medici (40 unità), dirigenti sanitari veterinari (18 unità) e personale non dirigenziale con profilo di tecnico della prevenzione (29 unità);
  • lo stanziamento di 400 milioni di euro per il 2020 per il potenziamento dell’assistenza medica, sia in termini di incremento dei posti letto in terapia intensiva e delle unità di pneumologia e di malattie infettive, sia per la messa a disposizione, da parte delle strutture private, di personale sanitario, locali ed apparecchiature presenti nelle rispettive strutture;
  • la previsione di 50 milioni di euro per l’attivazione di aree sanitarie finalizzate alla gestione dell’emergenza Covid-19, anche in deroga a requisiti autorizzativi e di accreditamento, alle leggi regionali, ai piani regolatori ed ai regolamenti edilizi locali;
  • l’autorizzazione di spesa per 50 milioni di euro da utilizzarsi come contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati a beneficio delle imprese produttrici di dispositivi medici e di protezione individuali (quasi totalmente introvabili sin dall’inizio dell’emergenza), da consegnarsi prioritariamente a medici ed operatori sanitari;
  • la previsione di una spesa massima di 150 milioni di euro per la requisizione in uso o in proprietà (con la previsione della relativa indennità) di presidi sanitari, beni mobili ed immobili occorrenti per fronteggiare l’emergenza in corso;
  • la previsione di oltre 19 milioni di euro (per il 2020 ed il 2021) per l’arruolamento eccezionale di militari dell’Esercito italiano – nello specifico, 120 ufficiali medici e 200 sottufficiali infermieri;
  • l’autorizzazione alla spesa di oltre 230 mila euro  per conferire incarichi individuali a tempo determinato ad un massimo di sei unità di personale col profilo professione di funzionario tecnico per la biologia, la chimica e la fisica presso le strutture sanitarie militari;
  • la previsione di 34,6 milioni di euro per il potenziamento dei servizi sanitari militari e per l’acquisto di dispositivi medici e presidi sanitari;
  • la previsione di spesa di oltre 700 mila euro a beneficio dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze per la produzione e la distribuzione di disinfettanti e sostanze germicide o battericide;
  • lo stanziamento di 15 milioni di euro per il conferimento, da parte dell’INAIL, di incarichi di lavoro autonomo di durata non superiore a sei mesi, eventualmente prorogabili, a favore di 200 medici specialisti e di 1000 infermieri;
  • la previsione di 4 milioni di euro, per ciascuna delle annualità 2020, 2021 e 2022, affinché l’Istituto Superiore di Sanità faccia fronte alle esigenze di sorveglianza epidemiologica e di coordinamento connesse alla gestione dell’emergenza, ivi compreso il reclutamento di 50 unità di personale (20 dirigenti medici, 25 ricercatori e 5 collaboratori tecnici);
  • deroghe alle norme relative al collocamento in quiescenza di dirigenti medici e sanitari e del personale sanitario, che potranno essere trattenuti in servizio verificata l’impossibilità di procedere al reclutamento di personale secondo le altre modalità previste;
  • la possibilità di esercitare temporaneamente le qualifiche professionali sanitarie per coloro che intendano esercitare sul territorio nazionale una professione sanitaria conseguita all’estero regolata da specifiche direttive dell’UE;
  • deroga dall’applicazione della misura della quarantena con sorveglianza attiva per gli individui che hanno avuto contatti stretti con casi confermati di corona virus con riferimento ai dipendenti delle imprese che operano nel campo della produzione e dispensazione dei farmaci e dei dispositivi medici e diagnostici nonché delle relative attività di ricerca e della filiera integrata. In questi casi, l’attività lavorativa dovrà essere sospesa solo in presenza di sintomatologia respiratoria o esito positivo al Covid-19;
  • la previsione di deroghe alle vigenti norme in materia di produzione, importazione e immissione in commercio di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale;
  • l’obbligo da parte dei datori di lavoro di dotare di mascherine chirurgiche i dipendenti che nello svolgimento dell’attività siano impossibilitati a mantenere la distanza interpersonale di un metro;
  • la previsione dell’incremento del Fondo per le emergenze nazionali, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, di 1650 milioni di euro;
  • l’abilitazione per coloro che abbiano conseguito la laurea magistrale in medicina e chirurgia all’esercizio della professione di medico – chirurgo previa acquisizione del giudizio di idoneità con riguardo al tirocinio pratico svolto all’interno del corso di studi.

Alla luce di cotanta carne al fuoco non sono mancate le prime polemiche che attengono essenzialmente a:

  • carattere assolutamente provvisorio delle migliorie in campo medico (sia sotto il profilo strutturale che nell’ambito del personale). Le nuove assunzioni, ad esempio, sono a tempo determinato, lasciando intendere che l’esecutivo nulla avrebbe compreso circa una delle principali concause della tragedia che stiamo vivendo, ossia i tagli al sistema sanitario perpetuati negli anni, che hanno fatto sì che il nostro Paese risultasse del tutto impreparato nell’affrontare la crisi sanitaria;
  • introduzione del valore abilitante della laurea in medicina, che da un lato semplifica ed anticipa – con la cancellazione dell’esame di Stato – l’immissione in servizio di nuovi medici, ma dall’altro lascia del tutto irrisolto il grosso problema della carenza di borse per la specializzazione in medicina, altro fattore che porta a considerare il “Cura Italia” come un provvedimento inidoneo a risolvere deficit strutturali del nostro Paese;
  • deroghe alla normativa, necessarie ad assicurare lo snellimento e la velocizzazione delle procedure, ma altamente a rischio, visti i numerosi precedenti, alla luce della forte spinta corruttiva che da sempre caratterizza il nostro Paese, e sulle quali, pur nella straordinarietà del momento, le autorità competenti non possono che prestare attenzione.