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Il centro di “Italia Viva”

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di LAVINIA ORLANDO

Chiarezza è finalmente fatta: Italia Viva, forza politica fondata da Matteo Renzi, lascia il Partito Socialista Europeo (di cui fa parte anche il Partito Democratico) per aderire a Renew Europe, gruppo liberale centrista a cui fa riferimento, tra gli altri, anche “La République En Marche” del Presidente francese Macron.


“Non c’è mai stato un più grosso gruppo parlamentare centrista nel Parlamento europeo”, si legge sul sito ufficiale di Renew Europe, le cui pagine web sono incentrate su concetti chiave, quali “investire sui talenti dei nostri cittadini”, “sbloccare il potenziale del mercato interno europeo”, “crescita economica” e “libera concorrenza”.

Si tratta di una netta scelta di campo, che si sarebbe dovuta realizzare, ad onor del vero, già da molto tempo e che avrebbe, forse, risparmiato una parte della pur sempre ampia dose di grattacapi caratterizzanti il frastagliatissimo mondo della “sinistra rosso sbiadito” italiana.

Si rammenti che nel Parlamento europeo esiste pur sempre, con un più chiaro posizionamento, il gruppo della Sinistra europea che “unisce tutte quelle forze che si battono per un modello di società differente da quello neoliberista…e che sono impegnate per la costruzione di un’Europa sociale”. Tali elementi contraddistinguono chiaramente la Sinistra europea dalla famiglia dei Socialisti di cui fa parte, appunto, il Partito Democratico, che non ha per nulla brillato, soprattutto nel corso degli ultimi anni, per aver garantito la giusta attenzione a tematiche storicamente importanti per il socialismo – basti pensare alle politiche estremamente rigorose di cui si è fatto portatore nei lunghi anni della crisi economica. Ciononostante, Matteo Renzi ha giustamente ritenuto doversi spostare ancora più al centro o a destra – dipende dai punti di vista – dando una chiara risposta ai tanti che, in seguito alla sua ascesa alla Segreteria dei Democratici, ritenevano davvero l’ex Sindaco di Firenze potesse rappresentare la svolta.

Al di là di anni ed anni di litigi, discussioni, tirate di giacca e sgambetti, sovente sfociati in contrasti più personali che politici, il sogno o l’incubo – dipende sempre dai punti di vista – di un Partito Democratico in grado di tenere insieme anime fin troppo eterogenee è venuto meno – in realtà, quasi sin dall’inizio.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, non ha assolutamente senso meravigliarsi del posizionamento europeo di Matteo Renzi, che dovrebbe essere valutato, al contrario, come la necessaria scelta di campo di una forza politica che ha deciso, finalmente, di fare chiarezza.

Altro rispetto alla collocazione europea è, invece, l’atteggiamento che Italia Viva sta portando innanzi con riferimento al sostegno del partito di Renzi al secondo esecutivo Conte. Il continuo tira e molla, l’incessante smarcarsi, i repentini mutamenti di idea – basti pensare, da ultimo, alle barricate levate sulla tematica della prescrizione – sembrano in tutto e per tutto degli autentici pretesti volti ad acquisire un minimo di visibilità politica e mediatica, evidentemente necessaria, per Renzi e sodali, al fine di risollevare sondaggi assolutamente negativi.

Se così non fosse, ad esempio, non si spiegherebbe la scelta di osteggiare quella stessa riforma sulla prescrizione targata Bonafede, il cui contenuto, fino a poco tempo prima, era stato, al contrario, sponsorizzato da alcuni parlamentari che sarebbero poi divenuti componenti di Italia Viva.

È abbastanza chiaro a tutti che difficilmente le bizze dell’ex Presidente del Consiglio condurranno alla fine immediata dell’attuale governo – anche perché a nessuno dei partiti della maggioranza, Italia Viva compresa, converrebbe in questo momento recarsi alle urne, onde evitare di venire fagocitati dallo schieramento opposto.

Resta, invece, un’incognita quanto l’atteggiamento inutilmente polemico del già Presidente del Consiglio, lungi dal favorire la crescita elettorale del suo nuovo partito, possa, al contrario, determinarne il definitivo affossamento.