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Politica

Vade retro, giudici

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di Lavinia Orlando

Puntuali come le feste comandate, le zanzare in estate e la neve in inverno, gli attacchi della politica alla magistratura rappresentano una delle costanti del nostro Paese.

Pensavamo di aver toccato il fondo con la lunga stagione berlusconiana, caratterizzata dalle continue bordate di Forza Italia e dell’ex Primo Ministro – Cavaliere, peraltro accompagnate da interventi legislativi ad personam nell’ottica di liberarlo dai numerosi processi.

Superato, almeno formalmente, il ventennio dell’uomo di Arcore, si è fatto strada il più simile tra i suoi seguaci, un giovane rampante fiorentino, Matteo Renzi, in grado di compiere il perfetto cursus honorum culminato nel raggiungimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Egli è sovente parso emulare il maestro Silvio Berlusconi, oltre che nel progressivo spostarsi a destra, nell’atteggiamento sbarazzino e sprezzante riservato a chiunque non la pensi come lui, nel rapporto problematico con i media e nelle polemiche con la magistratura che, a più riprese, si è occupata di vicende che lo vedevano coinvolto, in alcuni casi anche con i suoi cari.

In particolare, ora che l’ex Premier toscano si ritrova nuovamente nel mirino delle Procure, sottoposto ad indagini preliminari in ordine a differenti episodi che l’hanno riguardato – da ultima, una conferenza ad Abu Dhabi – ritorna quanto mai attuale la tematica del contrasto tra funzione politica e funzione giudiziaria.

Anche in occasione di queste ultime notizie di reato, l’atteggiamento del fondatore di Italia Viva è stato guascone ed alquanto allusivo: “qualcuno pensa che io mi possa fermare”, “io non ho paura di nessuno e di niente”, “noi siamo capaci di andare controcorrente in qualsiasi momento”, “mi amareggia che ci siano certi fenomeni in certi momenti così difficili nella vita delle persone”. Un po’ vittima, un po’ perseguitato, un po’ autoesaltato, perché convinto di poter determinare il destino del Paese, Renzi, in occasione delle indagini più recenti, ha mantenuto un profilo tutto sommato basso, lasciando pur sempre trapelare l’idea che i giudici cerchino, con procedimenti ad hoc, di intervenire a gamba tesa nell’agenda politica italiana.

Del resto, in passato e sempre con riferimento a vicende giudiziarie che lo vedevano coinvolto, il senatore di Scandicci fu molto più esplicito: i magistrati erano per lui “ossessionati”, affetti da “ansia di visibilità” ed amanti della “ribalta mediatica più che del giudizio di merito”, frasi queste ultime che avrebbero potuto essere tranquillamente attribuite al più noto Cavaliere.

Alla luce delle attuali vicende, nella mente di Renzi, dei suoi seguaci – pochi, per fortuna – e dei soliti detrattori della magistratura, l’attenzione dei giudici si sarebbe nuovamente incentrata sul leader di Italia Viva per bloccarlo nei tentativi di indirizzare sulla retta via la “maggioranza dei migliori”, la cui stessa esistenza, sempre secondo Renzi, dipenderebbe in toto dalle sue scelte: a partire dal DDL Zan, rispetto al quale è emerso l’andamento ondivago di Italia Viva con l’improvviso avvicinamento tra i due Matteo della politica italiana (Renzi e Salvini), fino a giungere alla posizione possibilista sui referendum sulla giustizia promossi dallo stesso Matteo Salvini (insieme ai Radicali), al suon di affermazioni – pronunciate, ancora una volta, da Renzi – del tipo che occorrerebbe “smetterla con le invasioni di campo” e che “il Parlamento fa le leggi e i giudici i processi”.

Inutile chiarire l’ovvio, ossia che i tanti odiatori seriali dei c.d. giudici politicizzati non hanno fatto altro che cogliere i numerosi ami lanciati da Renzi per esternare i noti anatemi contro la magistratura mossa da non si sa quali interessi pur di bloccare riforme e politici e di arrestare gli sviluppi democratici del nostro Paese e dare spallate al fine di introdurre controlli politici sul lavoro dei giudici.

Altro che autonomia ed indipendenza della magistratura ed altro che chiusura della stagione berlusconiana caratterizzata da liti tra poteri e tentativi di pericolose ingerenze. Renzi rappresenta davvero la brutta copia di Silvio Berlusconi ed anche solo per questo, a tacere di tutto il resto, andrebbe assolutamente emarginato politicamente ed incentivato a coltivare, in via del tutto esclusiva, la sua nuova passione: occuparsi di interviste a principi ricchi, lontani dalla democrazia e poco amanti di giornalisti ed intellettuali liberi.