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La metamorfosi delle piazze

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di Lavinia Orlando

Piazza San Giovanni a parte, riempita da CGIL, CISL e UIL per urlare un grande no al fascismo ed agli attacchi squadristi, le manifestazioni dei giorni nostri hanno composizioni molto differenti rispetto al passato.

La vulgata per cui le piazze fossero ad esclusivo appannaggio della sinistra è stata vera fino ad un certo momento della storia italiana. Negli ultimi anni, infatti, molto è cambiato – escludendo, per ovvie ragioni, la fase Covid-19. Correva il febbraio del 2013 quando il Movimento Cinque Stelle portava in quella stessa Piazza San Giovanni (feudo della sinistra) centinaia di migliaia di supporter, segnando la netta cesura tra due ere politiche, così come confermato dalle elezioni immediatamente successive che condussero in Parlamento, per la prima volta, numerosi esponenti del Movimento.

Complici sindacati – in particolare una CGIL troppo asservita al Partito Democratico di governo e bon ton – incapaci di rappresentare le istanze dei lavoratori, in molti, a sinistra, hanno evitato anche solo di indire manifestazioni, onde evitare flop difficilmente recuperabili, anche sotto il profilo mediatico. Così, anno dopo anno, le piazze hanno perso rilievo, peraltro malamente sostituite da arene virtuali, che non sono altro che surrogati poco in grado di assurgere al medesimo ruolo degli incontri de visu.

È di qualche giorno fa la notizia relativa alla studentessa di filosofia che, andata a lezione senza green pass, ha costretto la docente ad annullarla ed i suoi colleghi a ritornare a casa. La ragazza avrebbe potuto seguire le lezioni da casa e, invece, come atto di disobbedienza civile, ha deciso di presentarsi e di non uscire dall’aula una volta invitata dalla docente, per poi determinare la fine anticipata della lezione.

La denuncia verbale della ragazza non è tardata ad arrivare: “infame tessera verde”, “strumento di controllo e discriminazione”, “privata del diritto di seguire lezioni che la mia famiglia paga generosamente”, “emblema della divisione sociale” sono le definizioni utilizzate dalla studentessa per qualificare il green pass, oltre a lamentare l’atteggiamento “violento” ed il linciaggio proveniente da alcuni suoi colleghi “che si sentono protetti da queste normative illegittime”.

La piazza di Silvia – questo il nome della ragazza – è l’esempio tipo delle manifestazioni dei giorni nostri, tutte incentrate sulla difesa della Costituzione e sulla presunta antidemocraticità dello strumento del green pass, i cui partecipanti inneggiano alla libertà di scelta ed all’illegittimità delle decisioni nazionali in tema di politiche sanitarie, oltre che urlare contro l’asserita dittatura sanitaria a cui oramai saremmo tutti costretti.

Quanto tale rappresentazione strida con la realtà dei nostri giorni è evidente, basti solo pensare alla totale libertà riconosciuta a chiunque di riunirsi, manifestare ed esternare concetti di qualsivoglia tipologia, anche se totalmente disconosciuti dalla scienza e dalle manifestazioni empiriche.

Le piazze del 2021 non sono altro che la fotografia del mondo attuale, pregno di tuttologia, individualismo e totale assenza di attenzione al bene comune. Siamo lontani anni luce da obiettivi focali quali coscienza di classe, tutela del lavoro, rivendicazione di diritti sociali o civili. Ecco perché il concetto campale di chi oggi manifesta è l’esclusiva (presunta) tutela della propria persona, senza considerare l’altro e la collettività, così come chiaramente rappresentato addirittura da una giovane studentessa di filosofia.

Chissà cosa penserebbe e direbbe il povero Giuseppe Di Vittorio se si ritrovasse catapultato nell’Italia dei giorni attuali e chissà quanto tempo dovrà nuovamente trascorrere prima che si ritorni ad una visione della realtà che consideri l’uomo anche e soprattutto come membro di una collettività da cui non può assolutamente essere scisso.

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