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Politica

È ancora bagarre sulla giustizia

Lo scontro tra politica e magistratura è questione che, periodicamente, infiamma gli animi di amministratori nazionali e locali, in particolare di coloro che siano sottoposti ad indagini e processi o che abbiano subito sentenze di condanna. Peccato che il semplice cittadino non teme che il magistrato che lo sottopone ad indagini sia mosso da risentimento personale o politico, bensì lamenta ben altre problematiche.

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"Matteo Renzi presents Italian Presidency's priorities to MEPs" by European Parliament is licensed under

di Lavinia Orlando

Lo scontro tra politica e magistratura è questione che, periodicamente, infiamma gli animi di amministratori nazionali e locali, in particolare di coloro che siano sottoposti ad indagini e processi o che abbiano subito sentenze di condanna.

Nelle stesse ore in cui il Consiglio dei Ministri licenziava all’unanimità la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e della legge sull’ordinamento giudiziario, si consumava l’ennesimo attacco sferrato da un politico di professione – Matteo Renzi – nei confronti degli stessi magistrati che l’hanno dapprima indagato e poi rinviato a giudizio – unitamente alla sua cerchia.

Nelle medesime ore, solo grazie all’importante impulso della Corte Costituzionale – decisione risalente al 2019 volta a depenalizzare parzialmente il suicidio assistito – si poneva la parola fine alla dolorosa vicenda di Mario (nome di fantasia), marchigiano rimasto tetraplegico in seguito ad incidente. Con l’individuazione da parte dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale del farmaco e delle modalità di utilizzo, l’uomo potrà finalmente dar corso al tanto agognato suicidio medicalmente assistito. Inutile precisare che tale risultato sarebbe stato inimmaginabile se si fosse continuato ad attendere un intervento legislativo attuativo della decisione della Consulta. Inutile precisare, altresì, che è solo grazie alla tenacia di donne e uomini affetti da sofferenze indicibili ed a magistrati illuminati che il nostro Paese ha iniziato a compiere passi in avanti su tematiche quali il fine vita e la procreazione medicalmente assistita.

È sotto gli occhi di tutti quanto le denunce, minacciate o effettive, che il Senatore di Italia Viva avrebbe sporto nei confronti di alcuni dei magistrati rei di averlo sottoposto a procedimento penale stridano con l’immagine di giudici in grado di sopperire alle vergognose carenze di una politica sorda e cieca.

Altrettanto chiara risulta la deriva berlusconiana che Renzi continua a solcare, ripercorrendo fedelmente le tante tappe già ampiamente sperimentate dal leader di Forza Italia, di cui sembra sempre di più fedele imitatore, senza, però, averne il medesimo seguito ed “appeal”.

Per non parlare di quanto la riforma licenziata dal Consiglio dei Ministri, che comunque, per entrare in vigore, dovrà essere approvata dal Parlamento, sia lontana anni luce dall’interesse dei cittadini, le cui problematiche, al momento, risultano vertere soprattutto sul caro prezzi e sul Covid, con annessi e connessi.

Il problema della giustizia, in Italia e per gli italiani comuni – cioè per coloro che non siedono in Parlamento – non ha minimamente a che vedere con le accuse che Silvio Berlusconi e Matteo Renzi muovono nei confronti di magistrati che, a detta loro, sarebbero politicizzati e le cui decisioni, dunque, verrebbero assunte sulla base della deliberata volontà di distruggere avversari politici, in teoria assolutamente innocenti.

Il semplice cittadino non teme che il magistrato che lo sottopone ad indagini sia mosso da risentimento personale o politico. Il cittadino, sempre quello comune, lamenta, al contrario, la lentezza della giustizia, che determina in primis problematiche sotto il profilo personale – chiunque abbia vissuto per anni un processo penale in qualità di imputato alla fine assolto nel merito sa di che cosa si parli. Oltre a ciò, occorre considerare le enormi conseguenze che si generano a livello professionale ed economico. Lo stesso dicasi, ovviamente, a parti inverse, considerando i soggetti lesi, costretti ad attendere, a volte invano a causa della prescrizione, anni ed anni prima di ottenere giustizia.

Ancora una volta, la politica mostra di essere lontana anni luce dalle esigenze quotidiane dei cittadini, come se vivesse su di un universo parallelo del tutto scollegato dalla profana terra. Nessuno nega il rilievo della scelta di impedire ai magistrati che ricoprano cariche politiche di ritornare in magistratura una volta terminato l’impegno politico – secondo quanto prevede una delle disposizioni contenute nella sopra citata riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e della legge sull’ordinamento giudiziario. Ciò che indigna è la scelta delle forze politiche di incentrare energie ed impegno quasi totalmente sulla predetta tematica, col particolare focus riservato ai presunti magistrati politicizzati da Matteo Renzi. E ciò che indigna ancora di più è la consapevolezza che, se non ci fossero stati i magistrati, il nostro Paese, su alcune tematiche, sarebbe ancora in pieno Medioevo.  

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