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Politica

L’assenza della sinistra italiana

Di emergenza in emergenza, i partiti che, di volta in volta, hanno optato per la scelta governista si sono snaturati o, perlomeno, hanno perso anche quel poco di caratterizzazione che potevano vantare, lasciandosi dietro e di fianco il nulla. Ed il Partito Democratico, in particolare, è la forza che ha dato maggiore dimostrazione di tale teoria.
Stante tale situazione, non resta che prendere atto che ci vorranno decenni affinché il popolo della sinistra possa ritornare a trovare una seria rappresentanza, dapprima effettiva ed a seguire parlamentare.

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"Conferencia de Prensa - Primer Ministro de Italia Giuseppe Conte" by G20 Argentina is marked with CC BY 2.0.

di Lavinia Orlando

L’incoerenza mostrata dal Movimento Cinque Stelle con riferimento alla scelta di approvare il Decreto Legge Ucraina, salvo continuare a lamentare la scelta, propria della maggioranza di cui pure fa parte, di incrementare le spese militari del nostro Paese, fornisce la misura dello stato in cui versa ciò che dovrebbe rappresentare l’alternativa alle destre in Italia.

Da una parte, infatti, vi sono le criticità esplicitate dal neo rieletto Presidente del Movimento, Giuseppe Conte, con riferimento all’aumento – fino al 2% del PIL – delle spese militari, secondo quanto derivante dagli accordi NATO. Dall’altra, non può tacersi il voto favorevole che il Movimento medesimo ha reiterato rispetto al provvedimento che assicura cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina.

Sebbene le due misure debbano essere mantenute separate – avendo la prima una gittata nel medio periodo, al contrario della seconda, che è invece immediata – è inevitabile trovarne un’intersecazione, considerato che si parla pur sempre di guerre, l’una attuale, le altre future, e di distruzione che dall’uso delle armi inevitabilmente deriva.  

Ciò che deve evidenziarsi con riferimento al Movimento è la contradditoria volontà di tenere insieme le due anime che attualmente lo caratterizzano: quella più pacifista e quella più governista.

A ben guardare, trattasi della medesima dicotomia che ha, sin dall’origine, riguardato il Partito Democratico e che, al contempo, ne ha rappresentato il maggiore punto debole. Nel caso del Pd, parliamo di fusione tra Democratici di Sinistra e Margherita, due mondi lontani che si sono trovati a convivere in un’unica realtà, portando allo snaturamento dei valori di entrambi i partiti fondatori. Si è così generata una forza che negli ultimi anni si è dimostrata la più allineata al sistema, rappresentato dai governi tecnici che si sono succeduti, dalla crisi economica dei primi anni duemila in poi. Frutto della medesima fusione a freddo sono, altresì, le variegate vicende che hanno caratterizzato i Democratici, tra le quali il renzismo rappresenta l’esperienza più drammaticamente evidente sotto il profilo del discostamento dai valori tradizionali di sinistra.

Analogamente, il Movimento Cinque Stelle, nato sotto forma di forza antisistema né di destra né di sinistra, si trova nella difficoltà di conciliare tante anime differenti, alcune ben formate politicamente, seppure in fazioni contrapposte, altre del tutto a digiuno da pregresse esperienze partitiche. Se tale struttura composita poteva risultare una nota di merito, tanto sotto il profilo delle idee espresse, quanto sotto l’aspetto elettorale, una volta giunto al governo, le implosioni non sono inevitabilmente mancate e continuano a dispiegare i loro effetti.

La verità è che i vizi genetici si fanno inevitabilmente sentire, indipendentemente dalla realtà che colpiscano. Una differenza di fondo va, tuttavia, rimarcata. La destra dimostra da sempre una maggiore concretezza nella risoluzione di dissidi che potremmo definire ideali. A sinistra, al contrario, le discussioni si allungano inesorabilmente, conducendo a contrasti che, se da un lato rappresentano un importante momento di crescita, dall’altro, protraendosi oltre misura, finiscono per fiaccare tutti, in particolare i poveri militanti e simpatizzanti, senza, per giunta, arrivare ad una conclusione chiara e definita.

Il dato che ne deriva è la quasi totale assenza, da svariati anni, di una sinistra nel nostro Paese. Il Partito Democratico si è trasformato nel vassallo del Presidente del Consiglio di turno e continua a dimostrare lontananza anni luce dalle tematiche care al mondo della sinistra, dal pacifismo alle problematiche del lavoro. Le altre forze di sinistra sono parcellizzate in miriadi di corpuscoli impercettibili, tanto elettoralmente quanto sotto il profilo delle idee, grazie anche ai tanti che, nel corso degli anni, hanno preferito alleanze elettorali a seri percorsi ideali. Il Movimento Cinque Stelle, sebbene esprima alcune idee assolutamente compatibili con ciò che potrebbe definirsi una sinistra tradizionale, sotto tanti altri punti di vista è estremamente distante.

Il rischio è divenuto oramai realtà: di emergenza in emergenza, i partiti che, di volta in volta, hanno optato per la scelta governista si sono snaturati o, perlomeno, hanno perso anche quel poco di caratterizzazione che potevano vantare, lasciandosi dietro e di fianco il nulla. Ed il Partito Democratico, in particolare, è la forza che ha dato maggiore dimostrazione di tale teoria.

Stante tale situazione, non resta che prendere atto che ci vorranno decenni affinché il popolo della sinistra possa ritornare a trovare una seria rappresentanza, dapprima effettiva ed a seguire parlamentare.

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