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Se i ghiacciai si sciolgono è colpa del reddito di cittadinanza, la neve non vuole lavorare

Invidia sociale, odio verso i poveri. Questa la sintesi del dibattito politico italiano.

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Copertina realizzata da Paolo Lombardi, omaggio a Gasparazzo di Zamarin.

di Alessandro Andrea Argeri

Mentre i costi delle materie prime continuano ad aumentare, il reddito di cittadinanza viene dimezzato per i nuclei familiari con disabili a carico: le grandi battaglie della nostra politica per salvare il Paese! Un tempo la sinistra scendeva in piazza perché il proletariato moriva di fame. Ora invece si parla di diritti senza specificare quali. Eppure non si vive di asterischi o post su Instagram politicamente corretti. È colpa del reddito di cittadinanza anche se i ghiacciai si sciolgono. La neve, questa giovane scansafatiche, non vuole lavorare. Le montagne preferiscono rimanere a casa a percepire il reddito. Le battaglie ideologiche erano molto più concrete vent’anni fa.

È stato facile sgretolare il reddito di cittadinanza. Si incarica il solito sicario di montare il suo show con annessa raccolta firme inesistente. Da lì parte lo squallore mainstream con attacchi quotidiani da parte di imprenditori, famigerati o meno, rigorosamente pescati tra noti evasori fiscali. Nel contempo si moltiplicano titoloni su truffe vere o presunte. Si attacca frontalmente il percettore, lo si definisce parassita, come se si cercasse volutamente di essere poveri, eppure la povertà non è un vanto da ostentare. Secondo il vecchio vocabolario, dovrebbe essere il contrario di “ricchezza”. Verrebbe allora da esclamare “sfortunati ricchi!”.

Ma nel belpaese delle contraddizioni il dibattito arriva oltre la sovversione di realtà. Si comincia: prima si puniscono i disabili 100% con le loro famiglie, alle quali si taglia quasi totalmente il sussidio, poi si passa a rendere la misura impossibile da percepire. Infine si continuerà a ridurla fino a disintegrarla totalmente, o a renderla uno strumento perfettibile, inadeguato, discriminatorio, un’elemosina elargita assai poco generosamente ad un pugno di sfortunati dallo Stato, declassato a dama di carità. Tutto questo nel silenzio generale, senza una voce in difesa di chi è maggiormente in difficoltà, disabili compresi. In fin dei conti, chi vorrà mai provare empatia per i poveri? Non sono né chic né una minoranza stereotipata! È molto più facile credere nulla ci riguardi perché “tanto io c’ho il diesel”, anche se è aumentato se pure quello.

“I soldi non ci sono”. Poi vedi bonus monopattino, infissi, facciate, l’aumento della spesa in armi. “Le persone vanno reinserite nel mondo del lavoro, non spinte a rimanere a casa”. Certamente il reddito di cittadinanza non è perfetto, va rivisto in quanto non dà i risultati attesi. Tuttavia cancellarlo significa colpire pesantemente i cittadini meno abbienti, con ripercussioni anche sui salari. I lavoratori non si trovano perché in Italia non vuole lavorare più nessuno, i giovani del settore della ristorazione preferiscono andare all’estero, dove ci sono contratti a regola anche per gli stranieri, stipendi adeguati, giorno libero, orari decenti.

Chi ha compiuto almeno un viaggio in nord Europa lo sa bene: a Londra alle 22 i pub cominciano a pulire, alle 23 i locali notturni chiudono, in Danimarca addirittura alle 21. In Italia invece c’è ostruzionismo sui diritti dei lavoratori. Il reddito di cittadinanza non va bene, il salario minimo neanche, la quattordicesima per tutti nemmeno a parlarne. Non va bene nulla di tutto ciò che possa rendere la vita un po’ meno dura a chi sopravvive con pochi mezzi, non con dodicimila euro al mese più rimborso spese.

“Troppi sprechi”. Bene, allora guardiamo i numeri. Le truffe per il reddito di cittadinanza valgono 82 milioni di euro, quelle delle aziende, invece, 3 miliardi. Eppure la politica dà priorità solo alle prime. In tutto questo l’evasione fiscale supera i 100 miliardi, ma di questo i capi partito non parlano. Serve solidarietà, cioè pagare le tasse, come dice la Costituzione, altrimenti i soldi mai basteranno. Tutti registrano un “malessere tra i cittadini”. In Parlamento le hanno elencate tutte le misure per ridurre la povertà, il disagio, l’indigenza, senza però mai ricordare né tantomeno citare la lotta all’evasione fiscale.

Adesso il nuovo mantra è “via il cuneo fiscale”, perché gli evasori sono tanti, tutti votano, dunque meglio condonare. Per fortuna i nostri parlamentari sono tutti onesti! Mai preso un centesimo dalla cassa pubblica né evaso cifre assurde, tipo quarantanove milioni di euro. Assolutamente! Il problema di questa Nazione è chi arranca con un sussidio da seicento euro. In compenso però hanno blindato l’immunità parlamentare, non si sa mai… Ma ci avete mai pensato se, con un po’ di sfortuna, qualcuno un giorno possa improvvisamente ritrovarsi dall’altra parte?

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).