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Editoriale

Una pantomima chiamata centrosinistra

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Credit foto https://www.nicolaporro.it/pd-dei-due-forni-mai-piu-alleati-la-faida-nel-centrosinistra/

di Lavinia Orlando

A poco meno di due mesi dalle elezioni politiche, un’unica prospettiva sembra essere chiara all’orizzonte: la quasi totale assenza nel Parlamento che verrà della sinistra.

Sulla falsariga del precedente appuntamento elettorale, anche per il 2022 il popolo di sinistra non avrà che da scegliere tra due alternative altrettanto deludenti: non recarsi affatto alle urne o votare turandosi naso, bocca ed orecchie.

Stante il venire meno dell’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle, quello che viene ora definito quale centrosinistra non è altro che un coacervo di partiti e singole personalità, solo in minima parte collocabili nel campo della sinistra. La circostanza che Partito Democratico sia oramai votato alla rincorsa dei ben noti Renzi – nonostante i precedenti di fuoco – e Calenda – quest’ultimo giubilante per i neo ingressi delle berlusconiane Gelmini e Carfagna – è più che eloquente.

A ciò si aggiunga il Presidente della Regione Liguria, Toti, altro forzista pentito, anche lui tra i papabili del nuovo c.d. centrosinistra a trazione fortemente centrista, senza dimenticare il Ministro degli Esteri, Di Maio, in ausilio del quale il Segretario del Pd avrebbe chiesto l’intervento del Sindaco di Milano, Sala, e dell’onnipresente Tabacci – che potrebbe mettere a disposizione dell’ex grillino il proprio simbolo, al fine di facilitare la vita a colui che, fino a qualche mese fa, veniva vergognosamente definito, da quelli stessi che ora lo tutelano, “il bibitaro”.

La parte più a sinistra di questa larga coalizione giustifica con le parole di Fratoianni la scelta di posizionarsi all’interno dell’ammucchiata sopra delineata: occorre “la più larga convergenza per impedire che questa destra avanzi”. Evidentemente poco memore di quanto capitato già in precedenza, con i tentativi di spostare la barra a sinistra sistematicamente naufragati già prima di avviare l’opera, il leader della forza più a sinistra dell’appena sciolto Parlamento fornisce ulteriori elementi per spingere gli elettori di area a non scegliere Sinistra Italiana.

A fronte di tale situazione, le alternative, come sopra precisato, non sono altro che un gioco al massacro. In prima analisi, anche come risposta di pancia, la scelta di molti sarebbe – come effettivamente sarà – quella di non esprimere alcuna preferenza, valutando di disertare i seggi e di godersi gli ultimi scampoli del caldo al mare o in campagna. Piuttosto che rendersi partecipi dell’ennesima sconfitta di una sinistra annacquata, che continua a svendere le proprie idee in funzione di pochi posti in Parlamento, con l’inevitabile prospettiva di non incidere minimamente con le proprie idee, sembrerebbe meglio tirarsi fuori da qualsivoglia corresponsabilità.

Purtuttavia, una differente opzione potrebbe essere quella di votare comunque scegliendo la meno peggiore tra le alternative possibili o, a volere considerare il bicchiere mezzo vuoto, optando per la forza politica che si faccia portatrice delle istanze più vicine ai propri valori e sensibilità.

Come elettrici ed elettori di sinistra possano sentirsi rappresentati da un raggruppamento che spazi da Fratoianni a Renzi, Calenda, Toti, Carfagna e Gelmini e possano, dunque, decidere di votare quello stesso Partito Democratico che continua da anni a sostenere politiche lontane anni luce da ciò di cui un raggruppamento autenticamente socialista dovrebbe farsi promotore è arcano di non facile soluzione.

Resta il Movimento Cinque Stelle, cui i Democratici stanno dimostrando di preferire centristi e transfughi da destra. Trattasi di scelta solo superficialmente inspiegabile, visti i tanti anni di sostegno a governi di austerity – con l’unica eccezione dell’esecutivo Conte secondo – ed a coalizioni molto larghe e composite. È chiaro ed evidente che, venuto meno qualsivoglia schema, laddove il programma meriti e volendo evitare di disertare le urne, potrebbe essere questa, per quanto assurdo possa sembrare, l’opzione meno indigeribile.

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