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Editoriale

Tutto cambia affinché nulla cambi

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Credit foto https://www.engage.it/campagne/elezioni-politiche-2022-la-campagna-elettorale-guida-al-marketing-dei-partiti.aspx

di Lavinia Orlando

Un po’ come una partita di cui si conosce già l’esito, la prima campagna elettorale estiva che il nostro Paese abbia mai vissuto sta procedendo, finora, senza infamia e senza lode.

Poche idee per nulla innovative, volti e nomi nuovi pari a zero, alleanze tenute insieme dall’esigenza di mantenere o guadagnare il posto in Parlamento, e per questo colme di contraddizioni, sono i principali ingredienti del piatto che noi poveri elettori stiamo mangiando, con pochissimo gusto, da qualche settimana a questa parte.

Verrebbe quasi da implorare, a chi può decidere, di anticipare la data delle elezioni, in modo da liberarci dalle prossime settimane di vuote chiacchiere che s’infittiranno sempre di più man mano che ci si avvicinerà al 25 settembre.

Siamo ben lontani dai tempi in cui destra e sinistra avevano ancora un senso ben definito e si contrapponevano, anche duramente, rendendo il periodo elettorale estremamente affascinante ed interessante.

Allo stato attuale, vista la fluidità che caratterizza il mondo politico e le frequenti commistioni che hanno dato vita ai numerosi governi tecnici di cui l’esecutivo Draghi non è solo che l’ultimo esempio, il massimo di cui possiamo beneficiare è un finto contrasto tra i leader dei partiti che si presume raggiungano i risultati migliori.

Come altrimenti definire, ad esempio, la contrapposizione dialettica tra una Giorgia Meloni che, con riferimento alla tematica “migranti”, promette accordi con la Libia ed un Enrico Letta che, sull’argomento, accusa gli avversari di fare mera “propaganda”, evidentemente dimenticando l’allora Ministro Pd Minniti, noto soprattutto per le intese con la guardia costiera libica – correva l’anno 2017, in pieno governo Gentiloni – e le connesse prigionie di migliaia di migranti in Libia.

I due leader, anch’essi estremamente datati, nonostante la giovane età della Presidente di Fratelli d’Italia, si ripropongono sempre uguali a se stessi.

La prima sta ora capitalizzando la scelta di non entrare negli ultimi governi, in particolare nell’esecutivo Draghi, circostanza che paga sempre, dal momento che gli scontenti del governi in carica non mancano mai. Non va, tuttavia, dimenticato che Giorgia Meloni ha ricoperto la carica di Ministra per la gioventù, dal 2008 al 2011, in uno dei tanti governi Berlusconi e siede nel Parlamento da tempo immemore. Per quanto questo significhi esperienza da vendere, ci si chiede come possano essere compatibili alcune delle sue anche recenti dichiarazioni, oltre che auspici, con i tanti anni di maggioranza di governo in cui avrebbe potuto essere molto più incisiva.

Circa Enrico Letta, non sta facendo altro che riproporre lo stesso slogan dei suoi predecessori durante le scorse elezioni: votare il Partito Democratico equivale ad esercitare il solo e vero voto utile. Prima ancora di precisare quali siano programma ed obiettivi della forza di cui è leader, l’ex Presidente del Consiglio, a suo tempo spodestato da un rampante Matteo Renzi, spinge per il voto alla coalizione di centrosinistra come unico antidoto alla destra. Il problema, tuttavia, continua ad essere a monte, ossia come sia possibile definire di sinistra un partito con il pregresso del Pd – e di cui i decreti Minniti non sono altro che un minimo esempio.

A tacere dei vari Berlusconi, Salvini, Renzi, sulla storia dei quali tanto ci sarebbe da disquisire, l’auspicio che la fine della campagna elettorale arrivi al più presto possibile è l’unico elemento degno di nota in un Paese che, con evidenza, proprio a partire dalla politica, tarda a svecchiarsi.

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