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I farisei del 2022

Proviamo a capire chi sono i falsi predicatori nella nostra epoca, in un momento storico in cui sembrano prevalere gli estremismi politici.

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In copertina, Cristo e i farisei, disegno di Anthony van Dyck. (CC0, dominio pubblico).

di Alessandro Andrea Argeri

I farisei erano i cattivi maestri, predicatori talmente immersi nel loro ruolo terreno da discostarsi dalla loro vera funzione spirituale. Vengono per questo accusati da Gesù di non predicare la religione, oppure di predicarla male poiché troppo chiusi in un rigido fanatismo, ovvero in un estremismo lontano dal messaggio sia reale sia originale. Proprio il Cristo rimprovera ai farisei di insegnare Dio senza tuttavia amarlo, pertanto, non solo non sarebbero entrati nel regno dei cieli, ma avrebbero impedito l’ingresso pure ai loro ascoltatori, in quanto quest’ultimi sarebbero stati convertiti in religione morta. Di conseguenza, i discepoli sarebbero stati due volte più figli dell’inferno degli stessi cattivi maestri.

Solo Luca riporta esplicitamente le accuse mosse dalla casta ebraica nei confronti di Gesù a Pilato: sobillava il popolo, affermava di portare con sé il messaggio di Dio, quindi tentava di sostituirsi alle sacre inviolabili autorità religiose, impediva di dare i tributi a “Cesare”, titolo generico per indicare l’imperatore romano di turno. Nessun pretesto realmente religioso, i capi d’imputazioni sono tutti di ordine strettamente politico. Si può affermare dunque come Gesù sia stato ucciso “dalla politica”, dalla cattiva classe dirigente divenuta una setta chiusa distaccata dalla realtà, attenta solo ad estendere i propri privilegi. Ovviamente ad oggi il termine fariseo nel linguaggio parlato non denota più un membro della setta religiosa ebraica, bensì una persona falsa, cattedratica, un ipocrita attento più alla forma delle proprie azioni, nonché a quelle degli altri, quanto invece alla loro sostanza. Insomma, tanta retorica sul “Bene”, nessun argomento concreto.

Veniamo ai tempi nostri. Una certa classe intellettuale ha osteggiato in tutti i modi consentiti dalla civiltà una sorta di demoniaca “democrazia capitalista”. Nel 1970 negli Stati Uniti vennero identificati i “radical-chic”: ricchi borghesi sostenitori del marxismo-leninismo. Questi “rivoluzionari da salotto”, animatori della “sinistra al caviale”, sono oggi la più influente lobby ideologica dell’Occidente. Dominano i media, le Università, la Magistratura, i gangli dello Stato. Orientano il linguaggio, emettono sentenze, stilano i pressanti codici del discorso del “politicamente corretto”. Il loro credo, verbo laico del globalismo, è fondato sulla narrazione sradicante della “società aperta”, tesa a distruggere ogni forma di identità attraverso la furia iconoclasta della “cancel culture”. Lo scopo da raggiungere sarebbe quello di un “grande reset”, ovvero la pulizia, anche etnica, della cultura occidentale.

Il processo di sovversione coinvolge le frange militanti della sinistra radicale tanto quanto le grandi multinazionali, le quali hanno intuito come sfruttare le mode veicolate sui social per incrementare i guadagni delle proprie aziende. I “radical chic” sono quindi contro il capitalismo perché lo diceva Marx, tuttavia lo seguono senza accorgersene; non hanno un genere, però poi si identificano nel “gender fluid”; vogliono ampliare il vocabolario ma cancellano le parole, quando in ogni epoca se ne sono sempre create di nuove, chiamate “neologismi”; inneggiano alla libertà d’espressione mentre impongono un totalitarismo d’opinione da indurre i brividi persino a Stalin.

Dicono, predicano, sostengono, poi razzolano male. Sono questi i farisei del 2022. La loro opera riformatrice si è vista tutta nella rovinosa caduta del centrosinistra alle elezioni. Il fanatismo dell’animo falsamente casto, del cuore puro intriso di risentimento nei confronti della società, è riuscito nella difficile impresa di incentivare l’estremismo opposto, ovvero il conservatorismo, balzato “magicamente” dal 4% al 26% in appena quattro anni. Un’opera magistrale! Nelle prossime decadi i libri di scienze politiche prenderanno ad esempio le strategie radical per spiegare tutti i modi possibili per non vincere le elezioni.

Ma come hanno potuto perdere, se mentre i salari delle classi lavoratrici diminuivano, le bollette aumentavano, oltretutto durante una possibile guerra nucleare, parlavano di Orban, gender fluid, fascismo? La domanda si traduce quindi così: perché gli uomini, fondamentalmente creature intelligenti, adottano idee stupide? Il problema del PD è stato quello di avere troppe identità. Sarebbe potuto essere anche un punto di forza se tra le tante, non avesse scelto proprio quella meno di sinistra. In uno Stato in cui certi diritti fondamentali sono diventati un lusso, una sinistra occupata a parlare solo di diritti civili ma mai di sostegno materiale ai poveri non può considerarsi tale.

L’errore più grande è stato quindi quello dare troppo peso a queste frange estremiste per ottenere consenso tra i giovani. Si è puntato eccessivamente sui social, nulla nei territori. La campagna elettorale si sarebbe dovuta giocare nelle piazze, quelle fisiche, non negli smartphone a colpi di memi. Di conseguenza, il partito è diventato la succursale della destra. Ecco come alla fine gli elettori hanno scelto gli originali.

La maggioranza degli under 25 ha votato Fratelli d’Italia, oppure Movimento Cinque Stelle: attualmente l’unico partito di sinistra. È solo merito di Conte se la vittoria della destra non può considerarsi un totale trionfo. All’attuale classe dirigente del PD non interessano i poveri. alla sinistra invece sì. “Il PD deve ripartire dalle sue radici”. Qualcuno, intanto, cominci a “ripartire” dal catechismo.

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Giornalista regolarmente tesserato all'Albo dei Giornalisti di Puglia, Elenco Pubblicisti, tessera n. 183934. Pongo domande. No, non sono un filosofo (e nemmeno radical chic).