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I bambini e il virus: come spiegarlo, come lo vedono

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di BARBARA MESSINA

Certo non è la peste, certo ha una mortalità molto bassa, certo ne usciremo bene e sapremo riprendere la nostra vita tranquillamente ma come spiegare ai bambini perchè sono a casa?

Si può spiegare ai più piccoli questo virus che anche gli adulti non riescono a capire? Certo che sì, si può fare, anzi bisogna farlo, essere chiari è utile per combattere le paure e aiutare i bambini ad affrontare il coronavirus. E’ infatti importante spiegare, nei limiti di quella che può essere la loro comprensione, cos’è un virus, tranquillizzarli e parlare con loro di quelle che sono le regole per proteggersi. E’ necessario spiegare loro quanto sia importante lavare, usare il fazzoletto, non scambiarsi i giochi. Nei limiti dell’età è importante responsabilizzarli nelle azioni quotidiane, devono imparare a farlo anche autonomamente, non solo su richiesta di mamma e papà, senza ingenerare ansia e preoccupazione. Come ha spiegato il dottor Russo, della Società Italiana di Pediatria: “I più piccoli, non soffrono nel dover stare in casa, quello che crea in loro difficoltà e’ percepire nervosismo. Occorre mantenere i nervi saldi e vivere in maniera chiara e consapevole la problematica, mettendo in atto tutte le strategie finalizzate ad essere protetti”. L’esperto, intervistato sulla condizione psicologica dei bambini delle zone rosse e gialle che dal 24 febbraio sono a casa,  ha spiegato che ” il bimbo non affronta la situazione come un problema dal punto di vista psicologico, infatti può vivere il periodo come le comuni vacanze scolastiche trovando strumenti per potersi organizzare, gioca e fa quello che ha sempre fatto. L’unica cosa che può far male è il clima di ansia e ‘terrorismo’ nel nucleo familiare: questo è senz’altro più dannoso. L’ambiente familiare è importantissimo, in casa vanno rispettate le norme igieniche è essenziale che il bimbo capisca il perché deve fare attenzione, perché non deve baciare il fratellino più piccolo se e’ raffreddato, perché è meglio evitare di scambiarsi i giochi”. In generale, sempre secondo il Dott. Russo, “e’ importante, nelle zone non direttamente colpite dalle restrizioni, non negare ai piccoli il gioco all’aperto e relativamente alla scuola, oltre al ricambio dell’aria, tenere presente che occorre cautela nel contatto con soggetti raffreddati ed e’ meglio non andarci se non si sta bene”. Ma come si vivono questi giorni? Come vedono i bambini il virus? Si vive in un tempo “sospeso”, in cui anche non essendo in quarantena, in pratica lo si è, la vita sociale è limitata, le vite restano in stand by, le palestre sono chiuse, i teatri e i cinema sono  “sono contingentati”, ristoranti e  pizzerie sono vuoti, i mezzi pubblici sono deserti e le città malgrado le parziali rassicurazioni vedono sempre meno persone per le strade. La cosa bella, però, è che in un epoca molto “social”, si riscopre il piacere della comunità, dei piccoli centri, della provincia, si riscoprono gli aspetti positivi del saper vivere insieme. I lombardi, i veneti, gli italiani si riscoprono “solidali” con gli abitanti della red zone, nei confronti dei quali si registrano piccoli e grandi gesti di solidarietà. Si scopre così un nuovo modo di stare in casa,  chi può lavora da “remoto”, c’è chi cucina, chi approfitta per leggere, chi per fare i mestieri. E’ una “vita in stand by”, surreale. I bambini, in tutto questo, restano puri, candidi,  vivono questa situazione a casa con le loro famiglie, in tranquillità anche se comprendono benissimo quello che sta succedendo intorno. Nei disegni della battaglia contro il virus non ci sono immagini di morte, colori di paura o nuvole scure. I loro sono colori vivaci, nei disegni c’è la primavera, c’è un futuro dove il sole splende, gli alberi fioriscono e il virus scappa. Ci sono le case, la chiesa, la scuola. C’è l’espressione di chi fino a due settimane fa non aveva mai sentito il nome del proprio paese in televisione. C’è lo stupore di chi ha chiesto ai genitori il significato delle parole virus, contagio, epidemia. C’è quello che gli adulti non hanno capito è già ben chiaro nella mente dei più piccoli, la vita non si è fermata. Certo, è sospesa, in stand by, ma non si è fermata si esce il meno possibile, si cerca di evitare assembramenti, di evitare i contatti, è importante. Si cerca il più possibile di vivere una vita “normale”. Anche se di normale non c’è niente. In attesa che passi.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo