Mettiti in comunicazione con noi

Società

Il femminicidio, la strage continua

Pubblicato

su

di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

Sono giorni, settimane, che il luogo più sicuro è la nostra casa.

La nostra fortezza, contro gli attacchi del Coronavirus. Solo a casa ci sentiamo forti e invincibili. Ma non è per tutti così. Ci sono persone, donne, che da quella casa, dalla loro casa, vorrebbero fuggire. Vittime di violenze fisiche e psicologiche. Che con la convivenza forzata, peggiorano sicuramente. Senza nemmeno più quelle ore di separazione. La violenza domestica e il femminicidio, sono da sempre una vera emergenza nazionale. Anche se spesso, il problema non è affrontato nel modo efficace. E’ importante l’intervento rapido. La donna, e nel caso i suoi figli, vanno messi in sicurezza nel più breve tempo possibile. Ma spesso questo non succede. Mancanza di fondi, burocrazia. Troppe donne, sono morte dopo aver denunciato ripetutamente le violenze subite. In questo periodo, l’attenzione generale è rivolta all’emergenza Coronavirus. Ogni energia è spesa per contrastare il virus. Come ovvio e normale. I servizi per il contrasto della violenza contro le donne, sono attivi, ma il rischio è il calo delle segnalazioni. Può risultare materialmente difficile segnalare le violenze, avendo l’aguzzino sempre in casa. Esiste poi un aspetto totalmente nuovo. La convivenza forzata, può portare a violenze e conflittualità che non erano presenti prima della quarantena. L’equilibrio di molte coppie, si reggeva sull’assenza, sulla distanza fisica. Ciascuno faceva la sua vita, si mantenevano le apparenze per salvaguardare i figli e per il resto ci si ignorava. Ora tutto ciò è impossibile. Cosa succede ora? In alcuni casi la convivenza forzata, può portare al dialogo e alla riappacificazione, in altri casi, può aumentare il distacco e portare alla separazione, in altri casi può sfociare nella violenza. La quarantena è uno stress test sia a livello individuale, che di nucleo famigliare. E’ una situazione totalmente nuova, anche dal punto di vista psichiatrico. Dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Situazioni così estreme portano a reazioni estreme. Sia positive, con incredibili gesti di generosità. Sia negative, con depressione, suicidi e atti di violenza. Le donne sono tra le categorie più esposte, come prima e più di prima, unitamente ai loro figli. Affrontare i primi atti di violenza è la parte più difficile. Quando la persona che ami o hai amato, ti colpisce o ti umilia, la prima reazione è l\incredulità. I sentimenti non sono una qualcosa che si può spegnere facilmente. L’uomo che ti colpisce, che ti urla offese, è l’uomo che amavi, che ami, con il quale hai fatto dei figli. Dopo l’incredulità spesso arriva il senso di colpa, il timore di aver sbagliato qualcosa. E arriva la paura, paura per se stessa e per i figli. Arriva, troppo spesso, la vergogna. Buttare via anni d’amore, privare i figli del padre, è una decisione che una donna non vorrebbe mai prendere, per questo spesso crede alla promessa del “scusami, non lo farò più”. Promesse mai mantenute. Le donne vittime di violenza, hanno bisogno di una particolare ed efficiente assistenza. Loro non devono restare a casa. Per loro, la salvezza è lontano da casa.

Credit foto https://www.ilfattonisseno.it/2020/01/femminicidio-la-psicologia-di-un-delitto-tratti-personologici-di-vittima-e-carnefice/