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Società

Strano destino delle donne italiane

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di ADELE DENTICE

Strano è il destino delle donne italiane ,martellate da una retorica demagogica sulla maternità e contemporaneamente guardate con sospetto se sul luogo di lavoro i scopre che sono incinte e fanno richiesta di congedi parentali, destino strano in un periodo in cui si sbandiera il dovere di manifestare in difesa della  dignità utilizzando donne già  oggetto di scambio come merce per far cadere il sultano e i suoi cortigiani.

Strano destino se in nome della semplificazione la legge n, 188 che aveva eliminato la piaga delle dimissioni in bianco  con l’art. 39 , comma 10 nel 2008 è stata modificata, procedendo alla cancellazione di una norma che difendeva le lavoratrici.


La realtà è che le lavoratrici madri lavorano al doppio dentro e fuori e sulle loro spalle pesa il gioco acrobatico della conciliazione tra lavoro e famiglia e del ruolo marginale della donna nella società. Al di là dell’idea comune del superamento delle disuguaglianze tra i sessi resta la concretezza degli indicatori che ci parlano d una scarsa presenza femminile nei luoghi decisionali, se è vero che lo stereotipo dell’angelo del focolare è stato superato ancora siamo lontani dalla diffusa presenza d brillanti donne imprenditrici o segretarie di partito, soprattutto nel sud Italia , dove alle condizioni d difficoltà e marginalità spalmate su tutta la penisola si aggiunge la radicalità di fattori culturali che relegano la donna ad una condizione d subalternità sociale e politica. Ancora oggi l’opinione pubblica è legata allo stereotipo dell’uomo protagonista principale della gestione della vita politica e, nonostante il riconoscimento formale della parità tra i sessi, ancora le donne non sono entrate n misura considerevole  nelle istituzioni.

Ma il ruolo marginale della donna , non è solo imputabile  a una arretratezza culturale che invade la nostra società, quando piuttosto a un processo d autoesclusione che nasce dalla Paura su cui si chiudono le vite dei giovani e delle donne, una paura esistenziale dettata dalla precarietà e dall’incertezza del futuro . Un fenomeno che trova ancor più riscontro nel Mezzogiorno d’Italia dove s avverte drammaticamente la sfiducia nelle istituzioni e la perdita della propria identità con lo scollamento con la propria storia e il proprio territorio un processo di sofferenza sociale che  definisce  la Questione femminile Meridionale.

Una questione che spacca in due l’Italia  basta leggere i dati della disoccupazione che fa precipitare il sud  al livelli del Bangladesh, ben lontani con il nostro 31% dall’obiettivo previsto dall’U.E del 60% entro il 2010 , ma il dato più allarmante ci è trasmesso dall’inoccupazione femminile , ben il 63,7 %, e dalle motivazioni    che le stesse donne hanno fornito: tanto il posto non  c‘è dicono, ma ancora più illuminante ,  è la seconda motivazione  “la Fatica”, affermano, la fatica di dover conciliare il lavoro con la famiglia, senza asili nido, con la scarsa propensione degli uomini a condividere la cura per i figli  e la cultura femminile che ancora considera lo status di casalinga come un lavoro a tutti gli effetti. Si parla tanto di donne e delle pari opportunità eppure da anni in Parlamento giacciono leggi per un welfare più moderno e per la parità di diritto di accesso e di retribuzione , ma le risposte governative sono quelle dei tagli alle politiche sociali e alle pari opportunità, mentre si continuano a finanziare  gli armamenti e le missioni di “pace”.

Si continua a parlare tanto di donne e di dignità, ma fino a quando i diritti delle donne non saranno riconosciuti , nessuna donna avrà dignità , fino a quando esisteranno disuguaglianze , fino a quando le donne saranno sottopagate ,violate e  governo non si assumeranno la effettiva responsabilità di promuovere e proteggere i diritti delle donne, non ci sarà nessun processo effettivo di crescita né sarà ma pensabile un mondo di pace.

Ma il riscatto deve nascere principalmente nel pensiero delle donne stesse , superando la paralisi introdotta dalla disillusone e dallo scetticismo che la Mala Politica ha  abilmente distribuito,  non si tratta oggi nel 2011 di lottare per i dritti negati come si è ben fatto degli anni 70 quanto piuttosto d procedere verso la modificazione dell’opinione pubblica ancora legata ad una visione della politica o dei luoghi di potere decisionale a misura d’uomo, si tratta di ripartire dagli esempi virtuosi del volontariato o dell’associazionismo , che possono diventare punto di riferimento per arginare il fenomeno dell’allontanamento delle donne dalla politica e procedere verso l’attuazione d politiche realmente alternative. Si tratta di rivendicare il principio della partecipazione paritaria delle donne e degli uomini ai processi decisionali sostanziale per il rispetto della democrazia e dei diritti umani.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo