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Società

Donne, finalmente protagoniste

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di LAVINIA ORLANDO

La circostanza che, saltuariamente, possano essere poste in luce vicende positive in luogo di tutto quanto, nefasto e problematico, viene solitamente narrato sembra essere quasi un lusso donatoci in vista del periodo natalizio.


Ed è proprio questo il caso degli accadimenti che hanno avuto come protagoniste, tanto in Italia quanto nel mondo, alcune donne e che hanno fornito spunti di riflessione, soprattutto nel nostro Paese, circa la condizione femminile nel ventunesimo secolo – ma non solo.

Partendo dalle vicende internazionali, spicca la nomina di una giovane trentaquattrenne, Sanna Marin, alla Presidenza del Consiglio della Finlandia, dopo essere già stata al vertice del Ministero dei Trasporti. In più, la coalizione che l’ha scelta vede la presenza di altre quattro forze politiche capitanate da altrettante donne e, come se non bastasse, la nuova Premier, oltre ad essere già mamma, è stata cresciuta da due donne.

Si tratta di un mix che, se nell’evoluta Finlandia non rappresenta nulla di così inusuale, in Italia sarebbe considerato a tratti letale, a tratti impossibile a realizzarsi. Basti rammentare che il già vice Premier Salvini ebbe ad affermare che “se un bambino cresce con un genitore gay parte con handicap” per comprendere appieno come il nostro Paese sia ancora lontano anni luce dalla cultura nordica.

Ancora, sempre sul piano internazionale, viene in evidenza la figura di un’altra giovanissima donna, anch’essa proveniente da un nord Europa che continua a dare lezioni, almeno sotto il profilo della condizione femminile e della tutela dei diritti civili. Ci si riferisce a Greta Thunberg, adolescente svedese i cui meriti sono sotto gli occhi del mondo intero, se non altro con riferimento alla straordinaria capacità di porre al centro dell’attenzione mediatica le problematiche climatiche, fino a qualche mese prima quasi totalmente assenti dal dibattito pubblico, con ciò spingendo – ed è questo il punto fondamentale – i suoi coetanei ad interessarsene, in molti casi per la prima volta.

E non è un particolare di scarsa importanza la circostanza che la studentessa svedese sia stata insignita, direttamente dalla nota rivista statunitense “Times”, del titolo di persona più influente dell’anno, proprio per l’incisività dell’azione da lei posta in essere.

Se le vicende appena narrate potrebbero passare come ordinarie in Paesi sicuramente abituati alla concreta parità donna – uomo, lo stesso, purtroppo, non è rappresentabile con riferimento ai due esempi nostrani che, di più tra tutti, potrebbero essere affiancati: Liliana Segre e Marta Cartabia.

Circa la prima, sarebbe quasi poco rispettoso ribadire quanto già esplicitato ripetutamente con riferimento alla storia, alla prigionia nei campi di concentramento, a quei vergognosi atteggiamenti altalenanti che, soprattutto nell’ultimo periodo, le forze politiche di centro destra hanno mostrato nei confronti della signora Segre e, conseguentemente, a tutti i valori di cui essa si fa portatrice. Sotto questo punto di vista, un evento, in particolare, è risultato molto significativo: quella marcia che ha portato circa seicento Sindaci italiani a fare da scorta ideale alla Senatrice a vita in una Milano che ha voluto mostrare non solo la propria solidarietà, ma soprattutto un’orgogliosa alterità rispetto ai seminatori d’odio che hanno costretto la signora Segre sotto scorta.

Circa la seconda, Marta Cartabia, è giunta agli onori delle cronache per aver raggiunto, prima donna nella storia d’Italia, la Presidenza della Corte Costituzionale, scranno che, al pari della Presidenza della Repubblica e del Consiglio dei Ministri, era stato occupato da soli uomini, nella maggior parte dei casi, peraltro, aventi età più avanzata della professoressa Cartabia. La nuova presidente del Giudice delle Leggi è stata eletta dai suoi colleghi giudici praticamente all’unanimità – con un solo voto di astensione espresso dalla stessa Cartabia – e vanta il merito di aver contribuito a porre nuovamente al centro del dibattito il ruolo della donna, soprattutto nel nostro Paese, con le connesse difficoltà, rispetto agli uomini, a raggiungere posizioni di vertice.

Il problema dell’Italia è tutto in questo: le vicende della signora Segre e della giudice Cartabia, se relativizzate rispetto all’universo mondo, non rappresenterebbero altro che la normalità. La situazione è, tuttavia, totalmente differente, in un Paese come il nostro, dove la distanza tra donne e uomini è ancora drammaticamente evidente e dove alle mamme compete sempre e comunque, per vecchi retaggi culturali, la cura della casa e della famiglia, mentre ai papà spetta il compito di portare la pagnotta a casa e di riposarsi sul divano mentre la donna cucina e pulisce.

Ecco come la linea ideale che unisce le quattro donne citate ci riporta alla tematica principale, fungendo da demarcazione tra passato e futuro, con l’auspicio che il presente serva per lavorare concretamente affinché tutte le limitazioni, culturali ed economiche, che hanno, fino ad ora, rallentato, se non impedito, condizioni paritarie tra donne e uomini, possano via via essere eliminate, così consentendo al nostro Paese di non considerare più come notizia degna di nota il semplice fatto che una donna diventi Presidente di un organo costituzionale.