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Dalle Regioni

Le marocchinate e il rischio di strumentalizzazioni

La guerra è scontro di popoli. Di Nazioni. Distruzione. Migliaia, milioni di morti. Già descritta così la guerra è una immane tragedia. A tutto ciò si sommano i reati “comuni“ commessi durante una guerra. Furti, rapine, omicidi, stupri. Tutti reati che restano, molto spesso, impuniti. Perché dove arriva la guerra si eclissa la giustizia.

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Credit foto frattaglia licenza CC BY-NC-SA 2.0

Credit foto frattaglia licenza CC BY-NC-SA 2.0

Di Pierdomenico Corte Ruggiero

La guerra è scontro di popoli. Di Nazioni. Distruzione. Migliaia, milioni di morti. Già descritta così la guerra è una immane tragedia. A tutto ciò si sommano i reati “comuni” commessi durante una guerra. Furti, rapine, omicidi, stupri. Tutti reati che restano, molto spesso, impuniti. Perché dove arriva la guerra, si eclissa la giustizia. Come viene ben descritto nel film “La notte dei Generali”. Accade così che il più grande femminicidio commesso in Italia sia vergognosamente rimasto impunito e dimenticato.

Sono gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 gli alleati sbarcano in Sicilia. Inizia la campagna d’Italia. Tra le truppe alleate vi erano le truppe coloniali francesi. I goumiers. Appena sbarcati in Sicilia diventano tristemente noti. Per le atroci violenze su donne e bambine. Violenze che provocano la reazione della popolazione locale. Le truppe alleate lasciano la Sicilia. Sbarcano a Salerno e in Calabria per continuare la loro avanzata. Che agli inizi del 1944 si blocca davanti alla linea Gustav. Una linea fortificata costruita dai tedeschi, che si estendeva dalla foce del fiume Garigliano fino ad Ortona. I tedeschi, sfruttando le fortificazioni e le montagne, vogliono bloccare  l’avanzata alleata. Ci riescono. Il punto strategico della linea Gustav è Cassino. Se gli alleati vogliono raggiungere Roma devono sfondare la linea Gustav e conquistare Cassino. Impresa molto difficile. Sono zone montuose. Ottime per la difesa ma non per l’attacco. Gli alleati provano con diversi attacchi. Tutti stroncati nel sangue. Nel maggio 1944 gli alleati decidono di cambiare tattica. Decidono di attaccare nella zona dei Monti Aurunci. L’operazione Diadem. Si decide di impiegare le truppe coloniali francesi. I goumiers. L’operazione Diadem riesce. Le truppe coloniali francesi riescono ad aprire un varco nelle difese tedesche sui Monti Aurunci. I tedeschi si devono ritirare. Le popolazioni locali festeggiano la liberazione. Arriva invece il loro incubo peggiore. Ai goumiers viene data, forse come premio, completa libertà su cose e persone. Il diritto di preda. Iniziano così le marocchinate. La furia dei goumiers si scatena in molti comuni delle provincie di Frosinone e Latina. Migliaia di donne e bambine vengono violentate ed uccise. Vengono violentate anche donne anziane e suore. Nel solo Comune di Esperia vengono violentate 700 donne. Vengono violentati anche bambini e vecchi. Se qualcuno prova a difendere le donne, viene torturato ed ucciso. Violenze che hanno segnato per sempre le donne sopravvissute anche a causa delle gravidanze indesiderate e delle malattie contratte. I goumiers continueranno le loro violenze anche in Toscana, prima di essere inviati in Germania. Le marocchinate sono state presto dimenticate a livello nazionale. Sono ancora ferite aperte nei territori teatro delle violenze. Come dimostra ciò che è accaduto nell’ultimo mese. A Cassino un’associazione è stata duramente criticata per aver reso omaggio alla bandiera francese nell’ambito delle iniziative per commemorare la battaglia di Montecassino. Stessa sorte è toccata al Sindaco di Coreno Ausonio per l’esposizione della bandiera del Marocco presso il monumento per la Pace. Secondo alcuni rendere omaggio ai combattenti francesi e marocchini è una grave offesa alle vittime delle marocchinate. In realtà la questione è più complessa. Ricordare le vittime delle marocchinate e pretendere giustizia per loro è doveroso. Abbiamo un debito con loro. Non possiamo, però, cancellare o alterare la Storia. I soldati del contingente francese, gli Alleati, sono sbarcati in Italia per liberare il paese da una dittatura che ha portato lutti e  distruzione. Esiste il rischio che la drammatica vicenda delle marocchinate venga usata per mettere in discussione l’antifascismo e la Liberazione . La Storia bisogna raccontarla tutta. Le marocchinate, ma anche tutti i crimini della dittatura fascista; le atrocità tedesche; le atrocità compiute dai soldati italiani che non sempre erano “brava gente”; le atrocità compiute dai soldati alleati in Italia; le Foibe; l’eroismo degli italiani che hanno combattuto per la Libertà. Non dobbiamo avere paura di raccontare la Storia. Senza nascondere pagine. Gli italiani sono stati devastati dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale perché Mussolini ha trascinato la Nazione in una guerra che non poteva vincere. E di questo era cosciente. Usare le vittime  delle marocchinate a fini politici è sacrilego. Diverse forze politiche e gruppi estremistici guardano con fastidio all’antifascismo.  In ogni luogo d’Italia ci sono lapidi che ricordano il sacrificio dei tanti morti per la  follia criminale di  due dittatori. Sono pagine di Storia scritte con il sangue. Che nessuno potrà cambiare. Che tutti abbiamo l’obbligo di ricordare. Siano di monito le parole di Primo Levi: “ Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore…”