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Sanità

Si abbassa l’età del contagio…

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di BARBARA MESSINA

...Ma il nostro welfare regge meglio di quanto si possa pensare


Cade un’altra certezza dei primi giorni di pandemia… ebbene sì, muoiono anche i giovani…giovanissimi in tutto il mondo l’età dei contagiati si abbassa sempre di più e se possibile questo morbo fa ancora più paura. Se avevamo appena iniziato ad accettare di perdere i nostri ricordi, non siamo pronti a perdere anche il nostro futuro. Arrivano notizie sempre più tristi, terribili, preoccupanti che svelano le nostre carenze, le nostre iniquità, e il mondo intero è costretto a fare i conti con tutte le lacune che nella quotidianità facciamo finta di non vedere o che semplicemente nascondiamo dietro una “colpevole” indifferenza. Il Covit19 o per meglio dire Sars – Cov2 con tutta la sua virulenza ci ha però costretto a guardarci intorno e ad osservare tutto ciò che diamo, o meglio davamo, per scontato e alla fine così scontato non è…anzi sono beni preziosi che dovremmo sostenere e preservare.

In questi giorni si moltiplicano gli attestati di stima nei confronti dei nostri scienziati, dei nostri medici, dei nostri infermieri, del nostro sistema sanitario che il Ministro Speranza prima e il Premier Conte poi si sono affrettati a riconoscere come il migliore del mondo, forse  (almeno nei primi momenti) senza neanche crederci veramente. Peccato che questa eccellenza del made in Italy è stata depredata per anni, inchieste, sperperi, sanità regionali commissariate, ospedali chiusi, mancanza di tournover, la verità è che il tanto applaudito sistema sanitario nazionale è stato per anni il “salvadanaio” da dove reperire fondi per far quadrare i conti sempre più “rossi” dei bilanci italiani. Ed eccoci allora alla prova del nove, alla prova di un sistema totalmente pubblico, di un sistema ottimo o malandato a seconda da dove lo si guardi, da quale latitudine o da quale regione lo si testi o si è costretti ad osservarlo. Siamo qui a leggere di morti sempre più giovani, una 16enne in Francia, un 13enne in Belgio, una bambina di 12 anni a Londra.  Eccoci a leggere di tragedie nella tragedia. Eccoci a commemorare la vita di un ragazzo di 17 anni morto in California di coronavirus per essere stato rifiutato dall’ospedale solo perché non aveva l’assicurazione sanitaria. Secondo il racconto di R. Rex Parris, il sindaco di Lancaster, la cittadina della California dove il teenager è morto, “Il venerdì prima di morire era in salute, il mercoledì è morto…. non aveva l’assicurazione sanitaria e non lo hanno curato”, racconta Parris, riferendosi al pronto soccorso dell’ospedale dove si era inizialmente recato il giovane, per essere respinto con il suggerimento di recarsi a un ospedale pubblico dove è arrivato, quando ormai era troppo tardi. Eccoci di colpo disorientati, se da un lato ci sentiamo invincibili e protetti da quel sistema sanitario italiano, tanto sgangherato, che fino a un mese fa criticavamo e volevamo privatizzare dall’altro siamo a chiederci…. ma da noi non può succedere? Tranquillizziamo subito, da noi no… da noi non può succedere, magari ci sono altri disservizi ma da noi  tutti, e ripeto tutti, hanno lo stesso diritto all’assistenza, alla stessa assistenza sia tu ricco che povero, almeno in questo….in questa sgangherata ma GRANDISSIMA Italia siamo tutti uguali. Questo povero ragazzo abitava in un Paese dove non è prevista l’assicurazione sanitaria pubblica, dove senza l’assicurazione puoi morire…anche a soli 17 anni. Abitava in un paese, seppur civilissimo, dove ancora oggi i servizi ai cittadini sono garantiti secondo il reddito, dove solo se puoi permettertelo hai garantito le migliori cure o la migliore istruzione. Abitava in un paese dove alcuni servizi che noi diamo per scontati sono, per una grande fetta della popolazione, ancora dei privilegi. Siamo qui dunque inorriditi per ciò che avviene all’estero ad interrogarci dei danni che stiamo facendo alla nostra bella Italia… qui a pensare di ciò che abbiamo e di quanto negli anni stiamo perdendo. Quando si parla di privatizzare la scuola, la sanità, parte del nostro welfare, quando si dice che privatizzare potrebbe alleggerire la spesa, ricordiamoci di questo ragazzo che potrebbe essere uno di noi, uno dei nostri cari, dei nostri figli, ricordiamoci di lui, dei suoi sogni infranti ma ragioniamo senza ideologie, con la mente aperta, senza partigianerie né dall’una che dall’altra parte. Si è detto che la Sanità Lombarda sia in larga parte in mano ai privati ed è per questo che andata in crisi molto facilmente…ma anche no, il sistema ha retto, anzi no ha collassato, ha fallito o meglio ha vinto. In questo marasma di voci, l’unica certezza è che il sistema sanitario italiano ha delle eccellenze e delle lacune sia in Lombardia che in Veneto, sia in Toscana che Emilia Romagna, e ha delle grosse criticità in Calabria come in Campania, in Sicilia come in Sardegna… ma quale è la verità????

In primis forse è meglio chiarire come funziona il sistema lombardo e analizzare qualche dato per chiarire meglio come è andata e se è o meno collassato un sistema, fino a questo momento considerato un’eccellenza italiana.

La sanità lombarda comprende otto Aziende di tutela della Salute e ventisette Aziende Socio Sanitarie Territoriali regolate dalla legge regionale n.23 dell’11 agosto 2015, nonchè diversi altri tipi di strutture soggette alla programmazione socio-sanitaria regionale. Tali strutture si occupano dell’attuazione del programma socio-sanitario regionale e dell’erogazione dei servizi sanitari tramite soggetti pubblici e privati, nonché del controllo della salute e della prevenzione. E’ così che nella stessa città, Milano, convivono e collaborano strutture ospedaliere di eccellenza come il Fatebenefratelli-Sacco (pubblico) con il San Raffaele (privato), il Niguarda (pubblico) con l’Humanitas (privato), il Policlinico di Milano (che gestirà anche il Nuovo Ospedale presso la Fiera Milano) e lo IEO (privato). Il sistema Lombardia è andato vicino al collasso ma non è collassato anzi, malgrado l’enorme sollecitazione, è stato in grado, utilizzando la sinergia pubblico/privato, di arginare “ l’onda di piena”. Nei momenti più bui infatti è stato proprio l’apporto fornito dalle strutture private a permettere agli ospedali lombardi di sopperire alle mancanze di medici e infermieri che con un protocollo d’intesa hanno potuto operare nelle strutture pubbliche permettendo alle stesse di lavorare h24 su turni divenuti massacranti. Sono inoltre più di 300 inoltre i posti di terapia intensiva gestiti in strutture private….ma allora se non ha ceduto il sistema sanitario cosa non ha funzionato? Come si è passati nel giro di poche settimane, dalla scoperta del primo caso di Covid 19 (31 gennaio) a un decreto che sancisce il Lockdown totale (22 marzo), cosa ha provocato una pandemia tanto grande, con ospedali sotto stress e migliaia di morti? Nella prima fase dell’epidemia di Covid 19, non si è dato peso al propagarsi del virus. Le dichiarazioni di allarme, lanciate tra i primi dai Governatori di Lombardia e Veneto, sono state accolte con scetticismo sia da parte dell’opinione pubblica, che dalla politica cercando per giorni di minimizzare. E’ proprio in quei giorni che sia il Sindaco Sala che il Segretario del PD Zingaretti si fanno promotori della campagna #milanononsiferma, supportata anche dall’opposizione che si fa portavoce di chi ha paura di bloccare l’economia. E’ in quei giorni confusi in cui il Governo perde tempo che il virus inizia a propagarsi in libertà fra la popolazione e le strutture sanitarie non allertate e preparate per fronteggiare un’ondata di ricoveri così alta. L’incapacità di dare ascolto agli esperti ha messo in luce la debolezza di un esecutivo debole che ha fatto fatica a prendere una decisione netta. Il Governo ha tentennato, ha dimostrato incertezza, non è stato in grado di raccogliere e processare le informazioni giuste che gli permettessero, fin da subito di prendere le decisioni migliori per il Paese. Il non essere in grado di prendere immediatamente una posizione netta, estendendo a poco a poco le “zone rosse” ha fatto sì che l’Italia si trovasse a inseguire il virus invece di precederlo. E’ così che mentre la Lombardia, scegliendo di seguire il sistema più blando proposto dal governo, si trova a dover fronteggiare situazioni quasi fuori controllo, il Veneto con un approccio decisamente più rigoroso è riuscita, a condizioni di partenza simili, a contenere e combattere il virus con risultati decisamente migliori. Ecco il perché dei tanti cambiamenti,  del cambio di passo nell’approccio al virus, ecco perché si è iniziato di parlare di “guerra” al virus, dopo un iniziale sbandamento si è infatti, finalmente, capito che per vincere il Covit19 non è possibile perdere tempo, l’approccio a questo virus maledetto richiede una mobilitazione “di guerra” sia per quanto riguarda le risorse umane ed economiche da dispiegare che nel coordinamento delle forze messe in campo che devono essere in grado di collaborare all’unisono contro l’invisibile “nemico” comune. E’ infatti solo con approccio decisionale netto e forte che si può produrre la necessaria combinazione tra azione immediata e mobilitazione generale, l’unica sinergia che può davvero sconfiggere il mostro che si sta “mangiando” le nostre libertà, i nostri sogni e il nostro futuro. Quello che questa pandemia ci insegna è che l’Italia, malgrado le proprie debolezze è un paese che tutela le nostre libertà, la nostra salute, le nostre vite, è per questo che, forse, è necessario trovare un percorso condiviso fra le forze politiche che ci governano, una vera “pax” utile a preservare e far ripartire il Paese. Oggi, quando i medici di tutto il mondo ci dicono che l’età dei conteggiati si abbassa sempre di più, che anche i neonati e i bambini in età prescolare, possono essere contagiati e che una parte, seppur piccola, può ammalarsi gravemente, dobbiamo riconoscere che il nostro sistema sanitario nazionale, pubblico è solido e ben coordinato con il privato. Oggi, in piena pandemia, dobbiamo riconoscere che il sistema sanitario italiano, tanto criticato per le sue disfunzioni, sia un sistema che nonostante tutto funziona permettendo di non lasciare indietro nessuno, pertanto (fatte le opportune ristrutturazioni) sia un sistema da preservare e anzi implementare. Un sistema integrato, come quello lombardo, che solo in un’analisi superficiale può sembrare “collassato” ci ha insegnato e ci sta insegnando che se il coordinamento fra le istituzioni governative e le regioni funziona dettando al sistema sanitario pubblico le giuste direttive, le strutture private convenzionate (come la maggior parte delle strutture private lombarde) possono essere un utile supporto per snellire il carico delle strutture pubbliche. Il problema, almeno da qui, dall’occhio del ciclone, dalla provincia lombarda dove tutto ci scorre sulla pelle, non è di un mal funzionamento delle strutture ma piuttosto di un sistema paese che non ha saputo prendere le scelte giuste nel momento giusto e, che in un momento in cui l’Italia e gli italiani si aspettavano risposte e guida si è trovato a scaricare tutte le proprie paure sugli ospedali dove medici instancabili hanno cercato di sopperire alla tragedia, con protocolli non tarati sull’emergenza. Si è pertanto, specie nei primissimi giorni, ospedalizzato troppo, “rubando” posti a chi nel prosieguo del lockdown ne ha avuto più bisogno, mettendo sotto stress fin da subito il sistema che nel bene e nel male ha retto e sta reggendo. Eccoci dunque costretti a guardarci intorno sapendo che in fondo, almeno in Italia, si prova a curare tutti, cosa non scontata in altri paesi dove si è provato a sdrammatizzare per poi seppellire cittadini sempre più giovani. Eccoci a commossi nel leggere le parole del Sindaco di Nereto, “se fosse stato in Italia si sarebbe salvato” che nel commemorare la vittima italiana più giovane, un ragazzo di 18anni morto a Londra dove lavorava come cuoco, ci racconta la storia di una vita lasciata spegnersi a casa, nei sobborghi di Londra,  senza un’assistenza specifica, con l’invito di prendere solo del paracetamolo…. ecco, la prossima volta, prima di criticare l’Italia e il suo welfare pensiamo a questo…. pensiamo a queste vittime sempre più giovani e ringraziamo il fatto che nonostante i nostri problemi, i nostri ritardi, il sistema nel bene e nel male regge, e non lascia indietro nessuno.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo