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Anche quest’anno, per l’Italrugby, è cucchiaio di legno!

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di MICHELE DE GREGORIO

Si è conclusa da qualche giorno l’edizione numero centoventotto del torneo di rugby RBS Six Nations, il più antico e prestigioso torneo di rugby a 15 dell’emisfero settentrionale. La vincitrice di quest’anno è stata l’Inghilterra con quattro vittorie ed una sconfitta all’ultima giornata con l’Irlanda, che ha pregiudicato anche l’assegnazione dei seguenti premi alla compagine inglese: il Grande Slam, per aver vinto tutte le partite, e il Triple Crown, che si assegna alla nazionale delle isole britanniche che riesce a battere nello stesso anno le altre tre.


All’Italia è andata maluccio con una sola vittoria sulla Francia, campione uscente, alla penultima giornata. Vittoria di misura, 22-21, ottenuta con una grandissima prova collettiva che ha tramortito gli energumeni francesi e alla fine è stata festa allo stadio Flaminio di Roma. L’impresa, purtroppo, non è stata ripetuta sette giorni dopo ad Edinburgo con la Scozia; è arrivata una sconfitta abbastanza sonora nel risultato, 21-8, nonostante in campo non si sia visto un divario tecnico così evidente e ciò ha permesso alla Scozia il sorpasso in classifica proprio ai danni dell’Italia, in virtù della vittoria diretta e nonostante le due squadre fossero a pari punti. La sconfitta ha assegnato all’Italia, per il quarto anno consecutivo, il “prestigioso” premio del “cucchiaio di legno”, riservato in maniera scherzosa all’ultima classificata, com’era usanza fare, in segno di derisione e scherno, all’Università di Cambridge con gli studenti che conseguivano i voti più bassi. Una nota positiva per la nostra squadra è arrivata dai tifosi che hanno votato per Andrea Masi sul sito ufficiale del torneo, eleggendolo quiindi miglior giocatore del RBS Six Nations 2011. Il nostro “estremo” si è messo in evidenza in particolare in due partite, tra cui quella con la Francia, mettendo a segno qualche meta e regalando delle ottime prestazioni, frutto di un’esperienza internazionale che si va consolidando.

Sembrerebbe questo un premio di piccolo cabotaggio ma non è così se si considera che l’Italia è l’ultima arrivata in questo torneo che esiste da più di cento anni e come paese non può vantare la tradizione rugbystica degli altri partecipanti. Infatti il sei nazioni nacque nel lontano 1883 e si disputava soltanto tra i paesi delle isole britanniche, Galles, Scozia, Inghilterra ed Irlanda e, ovviamente, non aveva nemmeno la denominazione attuale. Nel 1910 venne ammessa la Francia e da allora è diventato il “Cinque Nazioni”. Tale è rimasto fino al 5 febbraio del 2000, giorno in cui l’Italia esordì con una vittoria contro la Scozia, all’epoca campione uscente, in quello che da allora è il “Sei Nazioni”. L’ammissione dell’Italia fu decisa dalle federazioni facenti parte del comitato organizzatore nel 1998, pur rimandando l’esordio all’anno 2000. Da qualche anno il torneo ha preso il nome di RBS Six Nations per esigenze di sponsorizzazione, RBS è infatti l’acronimo di Royal Bank of Scotland.

Il bilancio dell’Italia in questi primi undici anni di partecipazione non è affatto positivo in quanto solo in tre occasioni è riuscita ad evitare il cucchiaio di legno, nel 2003, 2004 e 2007, e per quattro anni ha realizzato un poco desiderabile “whitewash”, ossia ha perso tutte le partite del torneo. L’anno migliore per la nostra compagine è stato il 2007, anno in cui riuscì ad uscire vincitrice dagli scontri con Scozia, in trasferta per 37 a 17, e Galles allo stadio Flaminio di Roma, dove si disputano tutti gli incontri casalinghi per l’Italia, col punteggio di 23 a 30.

Oggi l’Italia è una nazionale che sta cercando ancora di emergere, non molto dotata tecnicamente e soprattutto tatticamente, e si affida anche all’esperienza e competenza di tecnici stranieri per colmare le proprie lacune. Oltre al tecnico, attualmente Nick Mallet, anche molti giocatori stranieri sono stati naturalizzati e giocano nella nostra squadra, sperando che diano anch’essi il loro apporto alla causa italiana e che questo sia in qualche modo determinante per qualche vittoria in più ed una crescita del movimento rugbystico. Tra questi ricordiamo Diego Dominguez, forse il più forte tiratore di calci piazzati della nostra storia recente, e Martin Castrogiovanni, attualmente in squadra, che è un vero e proprio muro insormontabile per gli attacchi avversari. Personalmente non condivido appieno la naturalizzazione di giocatori stranieri ma nel rugby questa sembra essere abbastanza una consuetudine. Ci sono anche tanti italiani che tanto hanno dato a questa nazionale e tanto continuano a dare, giovani di belle speranze e non, che combattono sul campo per difendere i nostri colori. Tra questi ci sono sicuramente Troncon, ritiratosi qualche anno fa e portato in trionfo dai suoi compagni al termine dell’ultima sua partita al Flaminio, un’immagine commovente che ricorderò sempre, i fratelli Bergamasco, Mauro e Mirko, il secondo ancora in attività, e il più giovane Andrea Masi, come già detto miglior giocatore dell’ultimo torneo, che ben ci fa sperare per un futuro con meno cucchiai di legno, sebbene siamo il paese della miglior cucina.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo