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Tokyo 2021 quante ombre dietro gli ori

Le Olimpiadi di Tokyo tra Covid, razzismo e qualche piccola gioia

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DI FABRIZIO RESTA

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Sono così cominciate le Olimpiadi di Tokyo, le prime destinate alle pay per view, quindi solo per gli abbonati Discovery mentre agli altri sono rimaste le 200 ore di approfondimenti sulla giornata, da parte della Rai. Un brutto colpo per chi, per anni, si guardava la maggior parte delle discipline, al chiaro. Le prime olimpiadi “private” non volute, almeno secondo i sondaggi, con i cittadini giapponesi che si sono chiaramente espressi contro l’opportunità di farle. Non che avessero tutti i torti: attualmente i positivi all’interno del Villaggio sono 19, di cui 3 atleti. Quello che sicuramente è già passato alla storia di Tokyo 2020 (o 2021) è l’effetto scenico: spalti vuoti in una cerimonia d’apertura non si sono mai visti. E’ l’effetto del Covid e  del “biglietto ad alta frequenza” per assistere a questo evento. Sia chiaro, sono stati provvedimento giusti per via della situazione sanitaria ma così come hanno più volte detto i giapponesi, non sarebbe stato male rinviare i giochi di un altro anno….e invece no, ci tocca vedere le olimpiadi che sembrano ambientati in un periodo post apocalittico, che bisogna anche pagare per poter vedere.

Non molto bella come premessa ma l’inizio dei Giochi è andata anche peggio. Ovviamente non dal punto di vista sportivo. Chi come me è nato negli anni ’70, è stato, più di ogni altra generazione, influenzato dalla cultura giapponese, attraverso i famosi anime. Ricordo una frase detta da Tommy Aku (l’Uomo Tigre II, n.d.r.) che per me è diventata principio fondamentale di vita: “Lo sport non è come un banco di prova sul quale si misurano le vostre capacità ma come alternativa alla competitività del mondo” o come diceva George Orwell “lo sport è una guerra senza gli spari”. Si, lo sport dovrebbe essere solo questo: un’occasione per confrontarsi con gli altri in modo leale e sano. Questo dovrebbe prevedere soprattutto il rispetto per l’avversario. La politica o le sue ideologie dovrebbero stare fuori dagli stadi. Mosca 1980 e Los Angeles 1984 sono stati i giochi dell’infamia, dove i rappresentanti degli schieramenti della guerra fredda si sono boicottati a vicenda. Con la fine della guerra fredda, si credeva che queste cose fossero un’eredità scomoda da nascondere nel cassetto. Non è stato così: il judoka algerino Fethi Nourine, categoria 73 kg, si è ritirato non per infortunio o per Covid ma perché, dopo i sorteggi, ha scoperto di dover affrontare potenzialmente al secondo turno (ammesso di battere prima il sudanese Abdalrasool ) la medaglia d’argento agli ultimi Europei Tohar Butbul, L’israeliano Butbul. L’Algeria non ha rapporti diplomatici con Israele, così come molti paesi musulmani per via del triste conflitto israelo-palestinese. Pensare che fin dall’antichità infatti, lo sport ha rappresentato al contrario un vero e proprio strumento capace di fermare le guerre e il dibattito politico. La gente usava distrarsi dagli affari di stato per godersi le prestazioni degli atleti ai Giochi Olimpici. Che peccato che questo scempio sia avvenuto proprio in Giappone.

Tornando allo sport, quello vero, l’Italia parte con il botto: oro per Vito Dell’Aquila nel taekwondo e argento per Luigi Samele nella sciabola maschile, medaglie sinceramente inattese, in attesa del dream team del nuoto e di altri campioni, di altre discipline che ci faranno sicuramente onore. Festeggiamo pure le vittorie olimpiche dell’Italia ma non dimentichiamo i problemi che Tokyo 2021 ha ribadito e su cui in futuro, non potremo esimerci dall’affrontare.

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo