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A.I.C.S. Bari: “In Italia non si investe nello sport”

Intervistamo il Presidente A.I.C.S. di Bari e Bat Francesco Mallardi, parlando di sport e promozione sociale in Italia.

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: profilo Facebook

Innanzitutto benvenuto Francesco Mallardi, tu sei il Presidente dell’A.I.C.S. Bari e Bat. Cos’è l’A.I.C.S?

L’A.I.C.S. è un ente di promozione riconosciuto dal Coni. Abbiamo riconoscimenti anche dal Ministero degli Interni, degli Esteri, delle politiche sociali e quello della Giustizia. Come ente di promozione siamo presenti su tutto il territorio nazionale, suddivisi in comitati regionali e provinciali. Quelli provinciali sono quelli che lavorano effettivamente sul territorio.

Concretamente di cosa vi occupate?

Ci sono tante attività. Noi siamo la chiave per far sì che un’Associazione possa definirsi tale. Noi certifichiamo l’attività di promozione delle associazioni, che è un mondo vastissimo perchè tra queste rientrano quelle che si occupano di sport dilettantistico (in pratica le palestre, quelle che si occupano di calcio, basket etc.) e poi ci sono quelle che si occupano di promozione sociale, che può essere anche sportiva ma in questo caso non fanno gare ma fanno promozione. Ti faccio un esempio: a Turi c’è l’Associazione Dario Danese, che porta avanti la cultura del dialetto turese e le sue origini. Oppure le associazioni che si occupano di turismo. A Conversano c’è un’associazione che si occupa di accogliere le persone dall’estero e di far visitare il territorio, ma insegnano anche a cucinare i nostri piatti tipici.

Quali sono i progetti che avete nel cassetto o che state portando avanti?

Il nostro primo scopo è di essere più inclusivi possibili ma cerchiamo di operare nei settori più disagiati. L ‘A.I.C.S. ha creato un sistema di accoglienza per gli extracomunitari (qui a Bari il progetto si chiamava “Comunità inclusiva”) che non si limitava alla semplice sussistenza ma li abbiamo avviati a conoscere la nostra cultura, facendoli vivere e lavorare con i residenti locali e abbiamo imparato tanto gli uni dagli altri. Ad esempio, abbiamo scoperto che molti africani non sanno nuotare. Ecco perchè molto muoiono affogati nell’attraversamento del mare. Ovviamente, una parte importante dello scambio culturale è cercare di far capire loro l’importanza del rispetto della donna. Loro non sono maschilisti, sono semplicemente nati e hanno vissuto con questa impostazione. Anche noi in Italia non ne siamo ancora usciti da questa situazione, basta vedere il numero dei femminicidi. Noi cerchiamo di far capire loro questo concetto ma è ovvio che i cambiamenti culturali non si fanno da un giorno all’altro. Da qui il mio fermo no ai vari populismi e ai tanti decantati slogan “prima gli italiani”.

Ci siamo anche occupati di persone che si trovano socialmente ai margini come persone agli arresti domiciliari, figli di affiliati alle cosche. Grazie alla collaborazione di una Cooperativa del settore abbiamo cercato di far capire loro che c’è un futuro al di là della delinquenza, attraverso percorsi sportivi ma anche di scrittura creativa, di teatro e tanto altro.

I ragazzi di oggi fanno meno sport, sono meno socievoli e più social, sono sempre più soggetti all’obesità.

I social permettono loro di conoscere realtà che noi non potevamo neanche immaginare e questo permette loro di ampliare le loro conoscenze. Il problema è che non sono seguiti perchè i genitori non hanno percepito il cambiamento e non sono riusciti a porre dei limiti verso i pericoli del web e garantire loro anche una buona fetta di socialità in presenza. Lo sport può essere uno strumento per questo ma non può essere l’unico. Ci sono tanti ragazzi negati per lo sport ma in compenso sono molto bravi a suonare, cantare, recitare. L’ente che presiedo serve anche a questo, a lavorare a 360 gradi.

L‘A.I.C.S. come hai detto tu poc’anzi non è solo sport ma è anche inclusione. Lo stesso discorso vale per i diversamente abili?

Stiamo sviluppando tanti progetti che in linea con il nostro modus operandi, varia dallo sport a tutti gli altri settori. Abbiamo fatto un progetto che abbinava lo sport in piscina e la recitazione. I ragazzi il pomeriggio recitavano e poi andavano in piscina a fare riabilitazione. L’Associazione con cui collaboriamo è un classico esempio di associazione di promozione sociale. Nel 2022, covid permettendo, noi porteremo in scena il settecentenario di Dante, una lettura di Dante sia sotto forma di fumetti da presentare in diverse scuole sia in forma scenografica. Quindi creeremo un corpo di ballo e attraverso la danza esprimeremo quello che Dante voleva esprimere con la sua opera, in contesti caratteristici come ad esempio le gravine. Poi ci sarà la lettura di Dante a fumetti in inglese.

Tornando allo sport, in Italia e soprattutto al Sud mancano gli impianti e le attrezzature sportive.

Il problema dell’accesso allo sport professionistico riguarda la cultura ed è un discorso prettamente politico. L’educazione fisica è sempre stata vista come un’attività di rifinitura. Non si è mai investito su di essa. Dalla fine degli anni 90 si è cominciato a guardarla in un’altra prospettiva perchè si è notato che lo sport è fondamentale per la prevenzione di alcune malattie; ma di qui a dire che le cose stanno cambiando è un’altra storia. Lo dimostra il fatto che nelle scuole elementari, dove lo sport è importantissimo in un’età dove i ragazzi cominciano a svilupparsi, viene affidato a dei maestri aventi una formazione che nulla a che fare con l’educazione fisica. Anche se ci mettono tutta la buona volontà non sanno, tanto per fare un esempio, la differenza tra un allenamento aerobico ed uno anaerobico. Oppure quando fare un allenamento ipertrofico e quando basarsi di più sul gesto atletico. Questo cosa significa? Che se un’associazione sportiva individua dei potenziali campioni, li può portare avanti solo fino ad un certo punto. Per trasformarli in campioni, ci vogliono dei fisioterapisti, dei nutrizionisti, degli allenatori competenti. Marcel Jacobs per fare quei tempi si è allenato in camere iperbariche con i sensori attaccati. Servono anche dei psicologi perchè devono essere in grado di poter sostenere situazioni difficili come l’essere in svantaggio a pochi secondi dalla fine ma anche l’essere in vantaggio e saper gestire la gara. Per tirare fuori altri Jacobs, Tamberi o Busà bisogna investire nelle scuole. Noi come ente di promozione possiamo solo dare delle opportunità a chi nelle Federazioni trova le porte chiuse, organizzando le nostre gare. Ad esempio l’anno prossimo faremo un torneo di calcio tra i diversi Istituti superiori della Bari-Bat. La squadra vincitrice parteciperà al campionato nazionale. In questo modo cerchiamo di sopperire alle lacune del sistema.

Grazie di tutto Francesco

Grazie a voi