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Djokovic : C’era una volta un campione

Continua la telenovela Djokovic. Lunedì il responso

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: Frédéric de Villamil license CC BY-SA 2.0

Negli ultimi giorni non si è parlato d’altro. Novak Djokovic parteciperà agli Australia open oppure no? Una storia al limite dell’inverosimile che è scandalosa già solo per il fatto che se ne continui a parlare.

Andiamo per ordine: Novak Djokovic, numero uno ed indiscusso sovrano del tennis internazionale, ha scritto tempo fa una lettera al New York Times dove esprime forti titubanze sul vaccino anti covid e sulla necessità del sottoporsi al vaccino per partecipare ai tornei. Dalle prime semplici titubanze, con il tempo, il serbo ha via via sconfinato nel campo dei no-vax, istillando persino il dubbio che i giocatori che si sono vaccinati prima degli altri ottenessero dei vantaggi per quanto riguarda gli alloggi.


Djokovic come persona è sempre stato un po’ “originale”: abbracciava gli alberi perché convinto che il bosco trasmettesse una qualche genere di energia rinvigorente. Ha sempre seguito una dieta al limite del fanatismo ed è convinto che il Parkinson sia causato dalla Coca Cola. Durante questa pandemia, tuttavia, ha dato il peggio di sé, parlando di tempi eccitanti riferendosi al covid e partecipando ad un esibizione in Serbia nel 2020, senza mascherina e senza controlli. Prima ancora si era dichiarato pubblicamente contrario alle vaccinazioni.

Come non bastasse, ora si aggiunge la vicenda legata alla partecipazione agli Australian Open che sta diventando sempre più una barzelletta. Per partecipare agli Open, i tennisti devono presentare le certificazioni vaccinali. Djokovic non ha mai voluto svelare il suo status fino al 5 gennaio, quando Novak ha annunciato su Instagram la sua partecipazione agli Australian open grazie ad un permesso medico. Una coincidenza? forse ma che sicuramente ha fatto molto comodo. Le autorità, tuttavia, hanno decretato che il certificato medico non è accompagnato da prove sufficienti a legittimarlo. Il direttore degli Australian Open e ad di Tennis Australia, Craig Tiley ha controbattuto che toccherà all’atleta spiegare il motivo per cui ha ricevuto l’esenzione. Il premier australiano Scott Morrison è stato sulla stessa linea e ha ribadito che se non ci saranno motivi clinici validi, sarà rispedito a casa. Nessuna regola speciale per Novak quindi….e ci mancherebbe! Tralasciando la questione medica (non che non sia fondamentale) è anche una questione di faccia e gli Australian Open non possono proprio perderla.
Perché l’esenzione sia valida il tennista dovrebbe soffrire di reazioni allergiche al vaccino, oppure di avere avuto dei gravi effetti collaterali al vaccino, oppure ancora di aver sofferto negli ultimi mesi di una malattia cardiaca. Difficile pensare ad una malattia cardiaca, così come è difficile togliere la sensazione che tutta questa storia sia un sotterfugio. Si vocifera che il certificato sia stato dato per via del contagio avvenuto meno di sei mesi fa ma per le autorità australiane questa ipotesi non è sufficiente e ha comunque infine negato il permesso a cui è seguito il ricorso da parte del serbo, su cui si deciderà Lunedì. Attualmente il n1 del mondo ha solo un modo per partecipare ai prossimi tornei: vaccinarsi …e in fretta!

Ancor più scoraggiante è notare la battaglia diplomatica in corso tra Serbia e Australia su cui stendiamo un velo pietoso. Le accuse di “tener prigioniero Djokovic” sono davvero infelici. Addirittura il padre del tennista ha delirato su suo figlio definendolo “un simbolo e un leader del mondo libero, lo Spartaco del nuovo mondo, che non tollera l’ingiustizia ma combatte per l’uguaglianza di tutte le persone del pianeta, indipendentemente dal colore della loro pelle e da quale Dio pregano e quanti soldi hanno”. Peccato che tutta questa manfrina sia stata fatta perché lui è il n1 del mondo; perché se al suo posto ci fosse stato un qualsiasi Mario Rossi, non sarebbe neanche atterrato.

Non è neanche una battaglia tra pro vaccini e no vax. Si tratta di rispettare le regole di uno Stato. Il n1 del mondo non sta entrando in Australia come rifugiato politico ma è sbarcato per il motivo più semplice: i soldi. Lo sport, qualunque sport, dovrebbe basarsi sul rispetto delle regole e sul rispetto del prossimo, altrimenti perde credibilità. Comunque si concluda questa telenovela, una cosa è certa: Djokovic ha fatto un epic fail clamoroso. In quanto campione indiscusso è anche un personaggio pubblico con le responsabilità del caso. Il suo comportamento ha enorme risonanza nell’universo sportivo ed è perfettamente comprensibile che si apra un dibattito a riguardo, nonostante critichi il modo in cui i media stanno affrontando l’argomento. In questa vicenda, il serbo ha dato davvero dato un pessimo esempio. Non sarà più ricordato come il tennista bravo e altruista (come dimenticare quando durante una pausa ha tirato fuori un succo di frutta e lo ha fatto bere al ragazzo che mantiene l’ombrello). Tutto questo non c’è più. Ora il serbo sarà ricordato come il miliardario potente e viziato che ha cercato di piegare le regole a suo uso e consumo. Non è rispettabile neanche come no vax, perché se lo fosse per davvero, avrebbe rinunciato alla manifestazione per rimanere coerente ai suoi principi. Evidentemente le sue convinzioni appaiono flessibili ad una variante: i soldi. Non solo: pensate in quale atmosfera dovrebbe giocare se un domani gli dessero il permesso. La pressione delle critiche e delle polemiche farebbe apparire in secondo piano una eventuale vittoria, figuriamoci se dovesse essere sconfitto. Attualmente, l’unica cosa decente che potrebbe fare Djokovic è far cessare questa insulsa telenovela e tornare a casa di sua iniziativa. Oggi abbiamo perso un grande campione e dio solo sa se riuscirà un giorno a tornare ad avere la stima che aveva prima.

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo