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Giorgio Minisini: tra pregiudizi e libertà civili

Intervista al campione di nuoto sincronizzato. Per molti anni unico uomo (in Italia) in un mondo prettamente femminile.

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: per gentile concessione di Giorgio Minisini

Giorgio benvenuto. I tuoi genitori sono l’ex sincronetta Susanna De Angelis e il giudice internazionale di nuoto sincronizzato Roberto Minisini. Si può dire che questa disciplina ce l’hai nel sangue. Quanto hanno influito i tuoi genitori sulle tue scelte?

Il fatto di avere una famiglia immersa in questa realtà è stata senza dubbio un’opportunità per affacciarmi al nuoto sincronizzato, sebbene non mi sia mai sentito pressato nel praticarlo: oltre a nuotare ho praticato per 10 anni Taekwondo e per qualche anno ho giocato a pallanuoto. Quello che posso dire è che la mia famiglia ha sempre dato molto valore allo sport e alla cultura sportiva, e che per me il nuoto sincronizzato è sempre stato una disciplina “normale” come un’altra.

Altre nazioni hanno una squadra maschile tu invece sei l’unico uomo a far parte della nazionale di nuoto sincronizzato. In Italia questa disciplina è sempre stata considerata “roba da donne”. Come hai vissuto in questo mondo in rosa e come hai fatto ad importi in questa disciplina?

Questo ad oggi non è più vero: nella squadra della nazionale oltre a me è ormai un membro fisso Nicolò Ogliari, che nel 2021 ha preso il mio posto nella partecipazione ai campionati europei in seguito alla mia positività al COVID, conquistando due medaglie di bronzo. Ad oggi l’Italia è all’avanguardia nel nuoto sincronizzato misto e maschile, e ai campionati italiani siamo sempre in più a rappresentare questa eccellenza. 
Per anni tuttavia sono stato l’unico a gareggiare a livello nazionale. Ma questo l’ho sempre vissuto come un privilegio: avere l’opportunità di fare qualcosa di unico, di poter tracciare una strada nuova che fosse solo mia nel modo che volevo io. Quesa è stata per molto tempo fonte di ispirazione.

Sei mai stato oggetto di scherno o pregiudizio?

A volte è capitato di dover difendere la mia scelta dagli attacchi di chi vedeva un uomo nel nuoto sincronizzato come “fuori posto”, o di chi mettesse in dubbio le mie capacità atletiche o ancora la mia sessualità. Con gli anni ho imparato a dare maggior peso alle opinioni delle persone importanti per me, e a sorvolare sui pregiudizi di chi vuole solo attaccare qualcosa che reputa troppo “strano” o diverso.

J.J. Bola ha scritto:”Agli uomini viene insegnato a indossare una maschera, una facciata dietro cui nascondere ciò che proviamo realmente e le questioni che dobbiamo affrontare fin da piccoli. E dal momento che la società in genere è patriarcale, cioè favorisce gli uomini che occupano posizioni privilegiate, crea l’illusione che gli uomini non abbiano nessun motivo per soffrire. È una specie di arma a doppio taglio, una panacea perfida: significa che il sistema che avvantaggia gli uomini nella società è essenzialmente lo stesso che pone loro dei limiti, inibisce la loro crescita e finisce per condurli all’esaurimento. l’illusione di una maschilità intransigente e limitata, che rende i ragazzi e gli uomini incapaci di affrontare le proprie emozioni e li trasforma in aggressori e prevaricatori, intenzionali o no”. Dalla sua esperienza personale si sente di approvare o smentire?

Nella mia vita ho avuto la fortuna di viaggiare molto grazie al mio sport e di conoscere un’ampia gamma di persone, anche molto diverse tra loro. Tuttavia per quanto variegata questa rappresentanza possa essere, risulta comunque un campione davvero troppo piccolo di umanità per poter avere risposte a riguardo. Quello che io ho visto, e vissuto, sono stati uomini portatori di una ingombrante mascolinità tossica, così come uomini dotati di una sensibilità invidiabile. Ho incontrato donne progressiste e donne estremamente conservatrici. Credo che ciascun individuo si costituisca di molte componenti diversi, e che il sesso alla nascita sia solo una di esse. Molti ragazzi sentono il peso della “responsabilità di essere uomini”, ma molti altri no. Credo che la possibilità di relazionarmi con il “diverso” mi abbia aiutato a non sentire questo peso. Per questo motivo penso che conoscere ciò che è diverso da loro sia una delle tante cose che può aiutare ragazzi e ragazze a crescere come individui sensibili e tolleranti.

Tu fai parte della Polizia di Stato (che ringraziamo per averci concesso questa intervista). Quanto è difficile per un ragazzo intraprendere questa disciplina? specie se non appartiene ad una forza armata.

È assolutamente impossibile praticare nuoto sincronizzato a livelli internazionali senza l’aiuto delle forze armate. I nostri allenamenti durano in media 8 ore al giorno, per 6 giorni la settimana. Il gruppo sportivo delle Fiamme Oro mi permette di allenarmi facendo del mio sport il mio lavoro, garantendomi così anche dei ritagli di tempo per studiare. 

Ai Mondiali di Budapest nel 2017 hai vinto l’oro insieme a Manila Flamini con una coreografia dal titolo “A scream from Lampedusa”, dedicata ai migranti che giungono nelle coste italiane. So che è un tema a te molto caro, tanto che hai persino vinto il Premio CILD per le libertà civili 2017.

Abbiamo scelto il tema insieme al musicista Michele Braga, che ci ha composto il brano sul quale abbiamo nuotato. Per me è stato un onore e fonte di grande responsabilità portare un tema così importante in acqua. Grazie a quell’esperienza ho avuto l’occasione di conoscere molto di più a riguardo, e il premio CILD è stata solo una delle tante forme di elogio per il quale sentirmi estremamente grato.

Il 2021 è stato un anno strano per te. Sei passato da vivere uno dei momenti più felici a un periodo di rimpianti…ma cominciamo dai momenti belli. Il 22 marzo 2021 sei stato il primo uomo italiano a vincere il titolo italiano nella specialità del singolo davanti a Marta Murro. Non contento, Minisini hai bissato con un altro oro nel doppio misto con Lucrezia Ruggiero..

Sono stato molto contento di quei risultati, specialmente della vittoria nel solo, sebbene c’è da dire che l’assenza delle ragazze della squadra olimpica nella competizione (per rischio COVID) mi abbia avvantaggiato non poco nel raggiungere questo traguardo. Ciò che mi ha fatto piacere è stata l’eco mediatica del risultato, grazie al quale per una settimana si è parlato molto del nostro sport e molti ragazzi sono venuti a conoscenza delle possibilità che oggi offre il nuoto sincronizzato.

Arriviamo ai rimpianti: il COI ha deciso di non aprire la disciplina agli uomini e quindi non hai potuto partecipare ai Giochi olimpici di Tokyo, perdendo un’occasione per dimostrare che lo sport sia al di sopra di qualsiasi pregiudizio. Perché continua ad esserci questo pregiudizio? Eppure il sincro è nato nel 1917 in Germania proprio nella versione maschile, solo più tardi è diventato uno sport prettamente femminile.

Purtroppo ad oggi il problema non è più legato ai pregiudizi ma a motivi di rappresentanza: l’obiettivo del CIO per Parigi 2024 è quello di raggiungere lo stesso numero di atleti uomini e donne, per cui aggiungere degli uomini in uno sport esclusivamente femminile è impensabile a questo scopo. La speranza è che raggiunto questo storico risultato il comitato possa cambiare rotta e puntare ad una vera inclusione per Los Angeles 2028, e non alla sola parità numerica dei rappresentanti.

A 25 anni hai già 6 medaglie mondiali e 4 europee. Quest’anno ci sono gli europei a Roma, a casa tua e poi resta aperto il sogno delle olimpiadi di Parigi 2024. Sei fiducioso?

Per ora mi godo il sogno degli europei in casa: quest’anno gareggeremo a Roma, davanti al nostro pubblico, dall’11 al 15 agosto, poco dopo i mondiali di Budapest che si terranno a giugno. Per noi è un’occasione per far parlare del nostro sport, ma soprattutto per me è l’occasione per nuotare in un contesto che da piccolo ho sempre guardato con occhi sognanti: quello dello stadio del nuoto del Foro Italico! Riguardo alle olimpiadi evito di pensarci troppo. I motivi per i quali non possiamo partecipare sono troppo lontani da ciò che è in nostro potere. La mia ambizione è quella di ottenere il massimo dalle esperienze che la vita sportiva possa regalarmi, e la mia speranza è quella di vedere i ragazzi che in futuro mi sostituiranno poter competere in su ogni palco, senza discriminazioni ne impedimenti.

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