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EVA CECCATELLI: “Sì, siamo campionesse d’Europa…e ancora non ci credo!!”

Parla l’allenatrice-giocatrice della Dream Volley Pisa, vincitrice della Champions Cup, nonchè vicecampionessa europea con la Nazionale

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: per gentile concessione di Eva Ceccatelli

La tua squadra, il Dream Volley Pisa, ha vinto la prima storica edizione della Champions Cup femminile di sitting volley contro le slovene del Robust. Prima di tutto complimenti. Ci racconti come ti sei sentita a fine incontro?

Sì, siamo campionesse d’Europa…e ancora non ci credo!! A fine incontro le emozioni sono state tante. La prima è stata quella di aver chiuso la partita in un momento in cui il Robust stava recuperando punti e potevamo rischiare di andare al 5° set. Poi subito dopo il pensiero è stato “è successo davvero, siamo Campionesse d’Europa” e la gioia è stata enorme.

Tu partecipi in doppia veste: come giocatrice e come allenatrice: come hai preparato la finale con le ragazze?

Conosco bene la mia squadra e le mie compagne. Sapevo che la cosa più importante da fare era dar loro sicurezza, tranquillità e voglia di vincere. Dopo la vittoria della semifinale siamo rimaste tutte insieme  a fare un piccolo aperitivo in palestra perché stare insieme è uno dei nostri punti di forza. Scherzare, ridere e prenderci in giro per gli errori che si fanno in partita ci ha sempre aiutato a smorzare un po’ la tensione. L’ansia invece è un nostro punto debole, a volte ci blocca e non ci lascia giocare al nostro livello, come è successo un po’ nella parte finale del 3° set della finale.

Dal punto di vista tecnico conoscevamo le avversarie, le avevamo già affrontate nel girone. Ho solo adattato la nostra formazione alla loro, per evitare che la loro atleta più alta si trovasse davanti il mio muro più basso. La partita contro le slovene è stata dominata nettamente ma possiamo dire che in tutto il torneo non sembravano esserci avversari.

Non so che dire… che eravamo la squadra da battere lo abbiamo dimostrato con il primo posto nel girone però non era affatto scontato. A livello di nazionale (composte solo da persone disabili) siamo una delle più forti d’Europa e questo lo sapevamo; nelle competizioni per club, però, le squadre sono composte sia da persone normodotate e che da diversamente abili, per cui non avevamo nessuna idea del livello delle squadre che avremmo dovuto affrontare.

Tu hai cominciato a giocare a pallavolo quando avevi 10 anni. Sei arrivata a giocare in serie A poi hai dovuto smettere per colpa della sclerodermia. Tu però non ti sei arresa e hai cominciato la tua avventura con il sitting volley, prima come allenatrice e poi come giocatrice. Ci racconti come hai vissuto questo passaggio, sicuramente non facile?

Quando ho capito che a mia vita sarebbe cambiata per sempre ho passato uno dei momenti più brutti della mia vita. Facevo l’atleta, vivevo da sola in Puglia ad Andria, allenavo squadre giovanili…ma con i problemi che la sclerodermia mi stava dando alle mani pensavo di non poter più stare in palestra. Sono passata in qualche settimana da giocare in serie B a essere ricoverata bloccata a letto. Ho dovuto lasciare la Puglia per tornare a Pisa dove la mia famiglia avrebbe potuto aiutarmi.

Per fortuna le cose piano piano sono migliorate e appena ho potuto sono tornata ad allenare in palestra, finché un giorno ho conosciuto il sitting volley. Mi ci sono avvicinata per caso come allenatrice, le ragazze che stavo allenando mi hanno convinta a fare dei tutori che mi proteggessero le mani ma che mi permettessero di giocare. Da lì la mia vita è cambiata di nuovo e sono tornata ad essere un’atleta, dopo un pausa di circa 17 anni.

Con la società pisana dal 2016 a oggi hai centrato per quattro volte consecutive il titolo di campione d’Italia e con la nazionale azzurra ti sei laureata anche vicecampione europea. Ti sei abituata alle vittorie oppure ogni vittoria ti fa venire più “fame”?

Ogni volta che scendiamo in campo abbiamo ancora l’ansia e la voglia di vincere che avevamo nel 2017 alla nostra prima finale del Campionato Italiano. Forse il nostro merito è proprio questo, restare a testa bassa a lavorare in palestra. Non ci si abitua mai alle vittorie, si gioca per vincere ogni singola partita come nella pallavolo e in qualsiasi altro sport.

Il Dream Volley Pisa, tra l’altro è la squadra che ha più diversamente abili in squadra (il sitting volley prevede squadre miste con la partecipazione sia di diversamente abili che normodotati) e costituisce il blocco della Nazionale con ben 5 atlete. Anche quest’anno lottate per lo scudetto. Come si fa a costruire una squadra così vincente?

Lavorando tanto in palestra, con voglia e volontà. Ho la fortuna di avere tutti atleti a cui piace stare in palestra, durante gli allenamenti ci divertiamo, ci sfottiamo, ci stimoliamo a vicenda. Anche i ragazzi che si allenano con noi e fanno parte della squadra maschile sono dei gran lavoratori… ti dico solo che lo scorso anno anno si sono allenati con noi fino al 30 di luglio perché dovevano aiutarci a preparare le Paralimpiadi, non sono molti gli atleti che lo avrebbero fatto!

L’unica nota negativa è nel palmares azzurro. Le olimpiadi di Tokyo, con le sconfitte ricevute da Canada, Brasile e Russia non sono andate benissimo. So che ci tenevi tanto a queste Olimpiadi. Cosa è andato storto?

Tokyo era la nostra prima Paralimpiade e purtroppo per il covid abbiamo dovuta prepararla per ben 2 volte, nel 2020 e poi ricominciare da capo nel 2021. Purtroppo l’ansia non ci ha fatte giocare al nostro meglio, permettendo così a Canada e Brasile di andare in semifinale. Emotivamente è stata una Paralimpiade molto dura per tutti gli atleti, perché le restrizioni Giapponesi sono state veramente tante e stare chiusi per tanto tempo ha influito molto sul nostro stato emotivo. Ma tra 2 anni ci sarà Parigi, se riusciremo a qualificarci sono sicura che i risultati saranno diversi.

Cosa ti sentiresti di dire ad un ragazzo disabile che vuole avvicinarsi al sitting volley?

Gli direi di buttarsi e provare a giocare. Il sitting è uno sport molto divertente e veloce ma anche molto inclusivo. Uno dei motti del sitting è “ Seduti a terra siamo tutti uguali”.  So che sembra impossibile…

Alla fine della finale di Champions mi si è avvicinata un’amica che non aveva mai visto una mia partita dal vivo, con cui avevo parlato tanto di sitting.

Alla mia domanda: secondo te quanti erano i disabili in campo, la risposta è stata 2, detto con un tono un po’ risentito. I disabili in campo nella mia squadra erano 6. Di 4 non se ne era nemmeno accorta.

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