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Rugby

Matteo Rubinato: “siamo riusciti a dimostrare il nostro valore”

Matteo Rubinato ci racconta la vittoria azzurra rugby contro l’Inghilterra nella Six Nations U20 Summer Series che vale il terzo posto nella competizione.

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DI FABRIZIO RESTA

Credit foto: per gentile concessione di Matteo Rubinato

L’Italia Under 20 di rugby ripete l’impresa che a questo punto non può essere più considerata casuale e si piazza terza nella Six Nations U20 Summer Series. Un risultato che fino a pochi anni fa sembrava impossibile ma che ormai sancisce gli enormi progressi del movimento rugby in Italia. Ne parliamo con uno dei protagonisti: Matteo Rubinato, detto Ruby, flanker, terza centro azzurro classe 2003.

Ciao Matteo, è un onore poterti intervistare. Grazie per aver accettato.

Ciao, l’onore è mio è nostro compito riuscire a trasmettere quello che facciamo in campo a chiunque sia interessato.

E’ stato un incontro combattutissimo: sia l’Italia che gli Inglesi hanno dato tutto. Non era certamente considerata una finalina

Sicuramente più che una finale terzo-quarto posto era una vera e propria rivincita per loro dopo quello che è accaduto l’11 Febbraio scorso sempre a Treviso.
Si è visto da come hanno approcciato la partita il loro scopo era quello di dimostrare la loro superiorità e uscire dalla brutta situazione in cui li avevamo messi sia a livello di gruppo che mediatico.
A livello di combattimento credo sia stata la più dura a livello fisico visto che sia molti di loro che molti dei miei compagni giocavano la loro ultima partita con l’U20, quindi è stato dato il 120% da ognuno di loro e si è visto.

Italia aggressiva, Inghilterra molto fallosa. La differenza l’hanno fatta i calci piazzati di Teneggi?

Sicuramente all’ inizio il calcio di punizione poi trasformato da Teneggi ci ha dato quella motivazione per cercare di impostare come volevamo il match e qualche errore di troppo a livello di disciplina inglese può averci aiutato, come nella situazione della  meta tecnica. Credo che la differenza maggiore sia stata data da tutto il gruppo, siamo una vera e propria famiglia ogni nuovo giocatore si sentiva a casa, l’ambiente era fantastico ognuno di noi avrebbe dato tutto per chi aveva al proprio fianco e credo che questo sia stato il segreto di questa nostra serie vincente di partite, sta a noi 2003 trasportare tutte queste esperienze positive al gruppo del prossimo anno.

Analizziamo l’incontro: siete partiti davvero forte, vincendo la seconda mischia e trasformando il calcio a favore con Teneggi.

Si sapevamo che avrebbero sofferto la nostra mischia chiusa, come tutti i nostri avversari, a Febbraio li avevamo dominati e infatti così è stato, uno dei nostri focus era quello di uscire sempre con punti dalla loro metà campo e non poteva esserci miglior occasione che un calcio a favore in mischia chiusa, sia per il punteggio che per demolirli a livello mentale.

L’Inghilterra ad un certo punto vi concede la superiorità numerica ma non è stato facile lo stesso. Prima Fletcher e poi Stephens hanno riportato gli inglesi avanti sul 10-19. Qualche rimpianto sull’azione di Stephens, nata da un’incomprensione difensiva. Cos’è successo?

Purtroppo il rugby è uno sport molto complesso e crudele ogni piccolo errore può portare a gravi conseguenze ma la definirei proprio come l’hai definita tu un’ incomprensione e basta, può succedere.

Voi però non vi siete persi d’animo e avete reagito: prima Scramoncin e poi Vincent vi hanno riportato sul 22-19 dimostrando che sia in velocità che in potenza fisica non avete nulla da invidiare ai britannici anche se forse l’Italia per molto tempo ha sofferto un po’ la velocità dei trequarti britannici, concedendo troppi metri in avanzamento

Si siamo riusciti a dimostrare il nostro valore sia con Scramoncin da drive che con la velocità di Ross che quando prende questi buchi è imprendibile, questo sicuramente ha aiutato l’economia del match. Si i nostri trequarti delle volte hanno concesso spazio ma ogni situazione é a se non sempre si può aggredire delle volte bisogna anche concedere qualche metro per difendere collettivamente ma nel complesso il lavoro difensivo non è andato male molti dei nostri trequarti sono dei buoni placcatori, come per esempio Lazzarin.

Avete chiuso il primo tempo a 29-19. Quanto è stata importante per l’economia della gara l’azione di Lazzarin?

La definirei fondamentale, è stato un duro colpo per gli anglosassoni una marcatura allo scadere è dura e è stata una grande carica per tutti noi, sapevamo di poter portare a casa la partita e che avevamo tutti i mezzi a disposizione per farlo.

Cosa vi ha detto il coach Brunello durante l’intervallo?

Sinceramente ciò che ricordo maggiormente dell’ intervallo è che è stato gestito divisi a reparti, da Cuca (Agustin Cavalieri) per noi avanti e Mattia Dolcetto per i trequarti. Il fulcro del discorso verteva sul fatto che stavamo facendo la partita e che c’erano “solo” 40 minuti tra noi e il nostro obiettivo, c’era da dare tutto fino alla fine per 40 minuti e così è stato.

Nel secondo tempo Lazzarin dimostra di avere un’accelerazione incredibile. E’ stata una vera spina nel fianco degli inglesi.

Si ricordo molto bene quell’ azione ero affianco a lui pronto per ricevere il passaggio ma è letteralmente passato sopra all’ avversario, giocatore molto veloce e potente, sicuramente è stato molto scomodo per gli inglesi difendere e attaccare su di lui.

Momento di crisi nel secondo tempo: subito dopo il drop di Pani, proprio lui riceve un cartellino giallo. L’Inghilterra che guadagnava metri e Teneggi che sbagliava due occasioni. La stanchezza permette agli inglesi di rifarsi sotto sul 35-31. Anche gli inglesi sbagliano parecchio per fortuna,  con la mischia che viene rifatta fare più volte. Poi arriva il 38-31 con Sante

C’è stato un piccolo calo si ma non dimentichiamo che l’avversario era di un buonissimo livello e abituato a gestire situazioni di pressione come questa quindi siamo stati molto bravi a gestire quelle situazioni poi peccato per le trasformazioni che ci avrebbero dato sicuramente più tranquillità, considerando l’uomo in meno.
Il piazzato di Sante è stato una liberazione da questa continua pressione che ci attanagliava e poi ricordo molto bene l’ultima touche dove ho alzato da dietro Giulio Marini per formare il drive e il  calcio di Lapo Frangini in touche, emozioni uniche che non esistono parole per descrivere il momento…

Avete qualche rimpianto per la gara contro il Galles? si poteva fare qualcosa in più?

Rimpianto no, almeno per quanto mi riguarda abbiamo dato tutto, ovvio che analizzando il match qualche errore c’è stato qualche placcaggio si poteva fare meglio, le numerose mischie ripetute per furbizie gallesi e la nostra poca cinicità. A questi livelli si cerca ogni minimo dettaglio sul quale migliorare ma credo che nessuno di noi abbia dei rimpianti ma solo dei punti sui quali lavorare maggiormente.

Ora la palla passa ai voi ragazzi del 2003 e 2004. Un’eredità pesante

Sicuramente l’eredità è molto pesante le aspettative sono alte ma sono fiducioso dei ragazzi sia del 2003 come me che del 2004. Il nostro compito è quello di alzare ulteriormente l’asticella come è stato fatto quest’anno rispetto al Sei Nazioni U20 di Cardiff con i 2002 e 2001, i mezzi a disposizione per farlo ci sono e sicuramente le motivazioni pure. Sarà molto difficile ricreare un ambiente come quest’ultima U20 ma sarà compito di noi più grandi (2003) farlo e portare una mentalità vincente perché il nostro livello è molto alto e lo abbiamo dimostrato.

Ai 2002 invece il futuro della Nazionale Maggiore , che nel  Sei Nazioni ha totalizzato più di 100 sconfitte. Si può sperare in un cambiamento?

Sicuramente tra Nazionale Maggiore e Nazionale A ci sono moltissimi prospetti che sono promettenti basti pensare a Garbisi, Menoncello e Marin che non hanno disputato le Summer Series con noi per giocare per la Maggiore quindi sicuramente le prospettive sono molto buone sta a noi giovani cambiare questo trend come è stato fatto a livello U20 e portarlo nel mondo dei “grandi”.

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo