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Calciomercato invernale: ma la crisi è per tutti?

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di MICHELE DE GREGORIO

Debito pubblico alle stelle, disoccupazione giovanile record, crescita economica nulla, tutti fattori che farebbero pensare ad un paese sull’orlo del fallimento ma se si guarda al mondo del pallone nostrano e in particolare ad alcune società, tutti gli indicatori economici sembrerebbero non rispondere esattamente alla realtà. Da qualche giorno si è conclusa la sessione invernale del calciomercato, definito anche “di riparazione” perché offre la possibilità di aggiustare in corso d’opera alcune lacune che le varie formazioni hanno evidenziato nel corso di questi primi mesi di campionato. Dalle cifre rese note non sembra che tutti subiscano allo stesso modo la crisi economica e questo mercato non è stato solo riparatorio.





A spendere sono sempre e solo le stesse società, le più importanti, quelle che ancora hanno una certa disponibilità economica mentre le altre si arrabattano tra scambi a costo zero o acquisti di perfetti sconosciuti a prezzi irrisori nella speranza di aver scoperto qualche giovane talento. Tutto questo sembra essere lo specchio fedele del nostro paese, dove non ci sono più mezze misure, o si è ricchi oppure ci si arrangia per andare avanti decorosamente con lo stipendio da impiegato…ma questo è un altro discorso…

Juve, Inter e Milan hanno messo a segno i loro colpi per puntellare una rosa che, a loro avviso, andava integrata in qualche maniera per lottare sui fronti sportivi ancora aperti. Matri, Pazzini, Cassano, wsono questi i nomi noti che si sono spostati verso queste regine di mercato, ai quali si sono aggiunti anche alcuni giovani interessanti in una prospettiva futura, uno su tutti Andrea Ranocchia. Quest’ultimo, insieme a Bonucci (altro giovane di belle speranze), formava una coppia di difesa impenetrabile l’anno scorso a Bari. La squadra che ha speso di più è l’Inter con ventiquattro milioni per Pazzini e Ranocchia a gennaio, più altri undici da versare a Genoa e Cesena a fine stagione per i riscatti sicuri di Kharja e Nagatomo. La Juve in un sol colpo (Matri) ha spedito quindici milioni di euro e l’altra metà del difensore Ariaudo verso Cagliari, il Milan ha speso meno di tutti, “solo” dieci milioni di euro circa per Cassano e qualche giovane straniero di belle speranze ma c’è da dire che l’estate scorsa aveva condotto una campagna acquisti ben più importante con un esborso di circa quaranta milioni di euro. In ultima analisi potremmo anche inserire il Napoli tra le società in grado di spendere ancora qualche milione di euro per rafforzarsi e, grazie agli incassi del suo ultimo cinepanettone, il presidente De Laurentiis ha potuto acquistare il difensore ventunenne Victor Ruiz dall’Espanyol e Giuseppe Mascara dal Catania per complessivi 7,2 milioni di euro.

Al di fuori di queste poche società della massima serie, troviamo solo difficoltà per tutti a riuscire a far quadrare i conti anno per anno. La Roma, che ha solo venduto e non acquistato, attende ormai da mesi qualche compratore in seguito alle difficoltà finanziarie della società controllante che ne ha già ceduto il 40% ad Unicredit per saldare i debiti pregressi; Fiorentina e la Lazio da anni seguono una politica di austerity con acquisti di basso profilo e tetti salariali per i loro atleti, con gli occhi puntati esclusivamente al bilancio e via via tutte le altre società. I casi limite li troviamo, ovviamente, nella parte bassa della classifica attuale, segno che i soldi contano, con il Bologna che da qualche mese ha nuovi proprietari, tanti, perché uno solo non bastava più anche solo per pagare gli stipendi ai suoi tesserati e, ahimè, il nostro Bari. Il presidente Matarrese, in uno sfogo pubblico a seguito dell’esplosione di una bomba carta sotto la sua abitazione durante la notte, ha ammesso di non avere più risorse economiche che possano consentire una gestione della squadra ad un buon livello. Solo un anno fa la squadra si classificava al decimo posto in serie A con il record storico di cinquanta punti ed era l’orgoglio della città; attualmente la permanenza nella massima serie sembra un’impresa disperata.

Anche i soldi derivanti dai diritti televisivi non bastano per sistemare tutte le situazioni critiche, forse a malapena fanno galleggiare le società che riescono a gestirsi al meglio attraverso un’organizzazione che presta cura anche ai minimi dettagli e di questo sono un modello Chievo Verona (rappresenta un quartiere di quattromilacinquecento anime) ed Udinese. E’ per tutti questi motivi che ormai le sessioni di calciomercato, che siano estive o invernali, assomigliano sempre di più agli scambi di figurine che ognuno di noi ha fatto nella propria infanzia. Infatti si assiste allo “smembramento” dei calciatori per cui un quarto di uno vale mezzo di un altro, due giovani per un veterano, prestiti con e senza diritto di riscatto e, in ultimo, le comproprietà: calciatori in condominio i quali, se le società proprietarie del cartellino non si accordano sul prezzo a scadenza, finiscono in un’asta a buste chiuse.

Guai a parlare di contropartite economiche quindi, di questi tempi una vera bestemmia, segno che la crisi ha intaccato anche quelle che sembravano delle isole felici e dove il denaro appariva sempre come un’entità virtuale smaterializzata. All’improvviso questa entità si è manifestata in tutta la sua crudele concretezza con un bel segno meno all’ultima riga del bilancio della maggiorparte delle società di calcio e da quel momento in poi si è cominciato a parlare di fair play finanziario, di debiti da ripianare, di costi non più sostenibili. Questo ha fatto sì che alcune società legate ancora al mecenatismo dei loro presidenti sopravvivessero a malapena o fossero drasticamente ridimensionate a seconda delle alterne fortune dei loro proprietari,e che altre più organizzate raggiungessero la loro dimensione di media classifica in cui riescono a sopravvivere anno dopo anno senza grandi squilli, e le grandi…sono rimaste sempre le stesse, anche se un po’ meno grandi di prima rispetto alle loro corrispondenti europee ma si sa, l’Italia viaggia sempre e comunque ad una velocità più bassa degli altri paesi…ed il calcio non fa eccezione!

Foto presa dal sito www.nicorevo.it

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo