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Mino Pecorelli, la cartolina e via Gradoli

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

Stiamo vivendo i giorni del quarantennale del rapimento e uccisione di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta. Un tributo fatto di cerimonie, manifestazioni, libri, trasmissioni. Giustamente, essendo una delle ferite più profonde nella nostra storia. Tra qualche mese, ci sarà un quarantennale di cui probabilmente si parlerà molto meno. Nel marzo 1979, viene ucciso Mino Pecorelli. Avvocato e giornalista d’inchiesta. Pecorelli viene spesso dipinto come un ricattatore, senza scrupoli. Una descrizione superficiale ed errata. Pecorelli ha le sue idee e conduce una sua battaglia, muovendosi negli angoli più bui della Repubblica. Pecorelli sfrutta lo scontro tra fazioni, per ottenere informazioni e finanziamenti per OP, la rivista da lui diretta e creata. Non ha accumulato ricchezze personali. Pecorelli può essere oggetto di discussione e critica, ma con la necessaria obiettività. Pecorelli svela molti dei segreti e delle malefatte del sistema politico ed economico. Lo scandalo della fornitura di armi alla Libia, lo scandalo del petrolio. Le ruberie piccole e grandi. E’ Pecorelli a dire esplicitamente che la Nato, non era finalizzata al contrasto di una invasione dell’Armata Rossa, ma aveva il compito di assicurare la fedeltà dei paesi membri agli Stati Uniti. Pecorelli rivela l’esistenza del “noto servizio “e di un Sid ( il servizio segreto militare ) parallelo controllato direttamente dalla Nato. Pecorelli anticipa il ruolo di primo piano che Craxi avrà nella vita politica italiana. Pecorelli vede con ostilità la politica di Moro di apertura al PCI. Per Mino Pecorelli, la fedeltà agli Stati Uniti e alla Nato deve essere assoluta. Il PCI deve rimanere all’opposizione. Tante sono le critiche di Pecorelli a Moro, molti anche i messaggi criptici che ne evocano la morte, come ad esempio “Moro… bondo “. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, sconvolgono l’Italia. La cronaca di Pecorelli dei 55 giorni, è piena di anticipazioni e rivelazioni, a volte clamorose. Sarà OP a pubblicare lettere inedite di Moro. Ad ipotizzare l’esistenza di un memoriale Moro, occultato e contenente rivelazioni esplosive sui segreti di Stato e della DC. Sarà Pecorelli ad affermare che l’azione di via Fani è stata condotta da operatori addestrati nelle migliori scuole di guerra. Sarà Pecorelli a dire che Moro è stato tenuto prigioniero nel ghetto ebraico a Roma. Sarà Pecorelli a parlare di un garage compiacente, dove sono state custodite le auto delle BR. Sarà Pecorelli a collegare il falso comunicato numero 7, con la scoperta del covo delle BR in via Gradoli. In riferimento al covo delle BR, accade un fatto particolare. Il 22 aprile 1978, viene inviata da Fidenza, città natale della segretaria di Pecorelli, una cartolina indirizzata a Vincenzo Borghi via Gradoli 96 Roma. In via Gradoli 96, si trovava il covo BR scoperto il 18 aprile 1978. L’appartamento era stato affittato, nel 1975, da Mario Moretti, capo delle BR, con il falso nome di Mario Borghi. La cartolina riproduce una cartina dei dintorni di Piacenza. A penna viene tracciata una x sulla località di Cortemaggiore, dove l’Eni di Enrico Mattei aveva trovato un giacimento di petrolio. Nel libro foto-grafie, edito da Associazione Artisti & Autori Italiani ed Europei, l’autrice e grafologa forense Sara Cordella, analizza questa cartolina. La cartolina è indirizzata a Vincenzo Borghi e non a Mario. Errore o messaggio? Il nominativo Vincenzo Borghi si trova in un rapporto di un colonnello dei Carabinieri, iscritto alla P2. Il riferimento a Mattei e al petrolio, è evidente. Forse le dinamiche che portano alla morte di Moro, sono identiche a quelle della morte di Mattei. La Dottoressa Cordella, evidenzia un particolare ed una ipotesi molto interessante. Ad una analisi più attenta, non sembra scritto sulla cartolina Via Gradoli 96, ma Via Gladioli 96. Se è così, perché? Viene alla mente l’assonanza tra Gladioli e Gladio, l’organizzazione segreta della Nato. Gladioli potrebbe essere l’anagramma di li Gladio, quindi ad indicare la presenza di Gladio via Gradoli. Ipotesi ovviamente da dimostrare ma certamente non da scartare. Nel caso fosse confermata, Pecorelli non solo sapeva di Gladio, ma sapeva anche della sua presenza in via Gradoli. Nel 1978 Gladio, era uno dei segreti più custoditi. Pecorelli è una figura che merita di essere studiata e rivalutata, sia perché utile per capire molti dei misteri della nostra storia recente. Sia perché è stato capace di critica feroce della classe politica. Emblematico un suo titolo, molto attuale anche oggi.

“Vergogna Buffoni “.


Credit foto www.fasaleaks.it

 

Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo