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Domenico Fadda e i tanti volti della verità

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di PIERDOMENICO CORTE RUGGIERO

La verità. Vogliamo la verità, cerchiamo la verità, a volte fuggiamo dalla verità.

 

Ma la verità è realmente una sola? Si, o almeno così dovrebbe essere. Invece spesso, molto più di quanto pensiamo, abbiamo diverse verità. Verità parziali, incomplete. Il cammino verso la verità può essere lungo, faticoso, dispendioso, pericoloso. Per vari motivi, può accadere che si voglia o si debba accettare una mezza verità o l’unica verità che le circostanze permettono. Prendiamo il caso della verità giudiziaria. Non ha pretese di essere assoluta, in Tribunale si analizzano fatti e prove per arrivare ad un verdetto che sia, il più possibile, specchio della verità. Può accadere, però, che non si riesca a raccogliere le prove necessarie o non si riesca ad analizzarle nel modo corretto. Succede perché non siamo perfetti, perché esistono limiti umani. Quindi la nostra giustizia può essere imperfetta e incompleta. Come testimonia questa vicenda accaduta in Sardegna. Nel paese di Busachi. Il 15 ottobre 2011 muore Giovanni Cossu, non di morte naturale. Ad ucciderlo delle coltellate. In casa con lui la moglie Isabella Fadda e suo fratello Domenico Fadda. Isabella soffriva di una grave forma di depressione, che sfociava in frequenti e violente discussioni. Domenico era spesso a casa di sua sorella, per aiutarla e per proteggere le nipoti, le due figlie di Isabella. Ed era in buoni rapporti con il cognato. Il 15 ottobre una nuova lite, con esito drammatico. Giovanni Cossu viene ucciso, ma da chi? Isabella Fadda si suicida poche ore dopo la morte del marito, mentre Domenico Fadda scappa. Si costituisce il pomeriggio del 16, e per lungo tempo si rifiuta di rispondere alle domande. Per gli investigatori ha ucciso il cognato. I cittadini di Busachi, invece, sono convinti della sua innocenza. Le verità diventano quindi due. Poi anche Domenico Fadda racconta la sua di verità. Non ha ucciso lui il cognato, in un primo tempo aveva pensato di prendersi a responsabilità solo per salvare la memoria della sorella e proteggere le nipoti. In primo grado la verità giudiziaria e quella popolare coincidono, Fadda viene assolto. Però, poi, in appello e Cassazione viene condannato. Ha ucciso lui Giovanni Cossu e deve pagare con 18 anni di reclusione. La verità giudiziaria è scritta, ma gli abitanti di Busachi si schierano compatti con Domenico Fadda. Lui è innocente. Si mobilitano. Non solo loro. Antonella Cossu, figlia di Giovanni e Isabella Fadda e quindi tragicamente orfana, scrive a suo zio in carcere. Una lettera di sostegno assoluto, di affetto. La ragazza è convinta dell’innocenza di suo zio, l’uomo che per i tribunali ha ucciso suo padre. Una lettera in molti punti straziante. Perché una figlia dovrebbe difendere l’assassino di suo padre? Perché un paese intero dovrebbe difendere un assassino? Certo in tribunale sono state valutate prove di cui non abbiamo piena conoscenza. Ma è anche vero, che in primo grado Fadda è stato assolto. Del caso di Domenico Fadda si è parlato poco o nulla in “Continente”, come troppo spesso accade per le vicende della Sardegna. I restano due verità. Ovviamente dobbiamo attenerci a quella giudiziaria, ma è la vera verità? Un brutto gioco di parole, che nasconde una realtà ancora più brutta. Una realtà in cui degli innocenti sono condannati per errore. Forse non sarà il caso di Domenico Fadda, ma è successo e succederà ancora. Per molti sarà un prezzo statisticamente accettabile, quasi inevitabile. In un Paese civile, invece, il pensiero di un solo innocente in carcere deve far rabbrividire come il pensiero di un assassino in libertà. Invece protestiamo per un assassino in libertà perché abbiamo paura per la nostra sicurezza, mentre un innocente in carcere ci tocca poco perché pensiamo che a noi non succederà mai. Errori capiteranno ancora, ma sarebbe il caso di rendere più semplice e più automatico l’iter per ottenere un processo di revisione di una condanna passata in giudicato. I Domenico Fadda sono colpevoli e meritano la condanna o sono innocenti ? Un dilemma che dovrebbe pesare su ogni coscienza. Esiste, però, una domanda ancora più importante. Cosa faremmo noi se venissimo condannati ingiustamente ?

Credit foto www.corriere.it

Chi è malato terminale oltre ad assumere i farmaci salvavita, passati in esenzione, spesso deve assumere medicinali comuni per mitigare gli effetti collaterali delle cure e della malattia. Laura chiede che i malati terminali possano godere dell’esenzione non solo sui farmaci salvavita ma anche su tutti gli altri medicinali.

Petizione diretta a Giulia Grillo

Giulia Grillo: Esenzione non solo per farmaci salvavita per malati oncologici

Chi è malato di cancro assume medicinali specifici per la cura di questa malattia, chiamati farmaci salvavita e passati in esenzione dal sistema sanitario nazionale. Tuttavia molti sintomi collaterali sia della malattia, che di questi farmaci (es. Chemioterapici o altri) necessitano l’assunzione spesso massiccia di altri medicinali più comuni, come antidolorifici, antipiretici, ecc. che il malato paga a prezzo pieno, con spese notevoli.

Chiedo che chi è affetto da patologie tumorali o chi è malato terminale possa essere esentato dal pagamento di ogni medicinale, essendone l’uso comunque direttamente collegato alla malattia in corso.

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Informatico, sindacalista, appassionato di politica e sportivo